martedì 8 maggio 2018

Roadburn 2018 - Day 3


Roadburn 2018 - Day 3

[Earthless & Kikagaku Moyo + Godspeed You! Black Emperor + Boris with Stephen O'Malley + Damo Suzuki & Minami Deutsch + Hugsjá + Bell Witch]

Anche oggi fa un caldo anomalo per la stagione. Ma alle 14:00 di questa assolata giornata c'è chi è capace di gettarti all'improvviso nel più tetro e buio autunno. Bell Witch al Koepelhal, per l'esecuzione integrale di Mirror Reaper. Un'ora e mezza di funeral doom apocalittico e lentissimo che annichilisce il numerosissimo pubblico (e a fine concerto scopriamo anche che in molti non ce l'hanno fatta ad entrare...sold out in apertura!). Il duo americano ci stordisce con i suoi quasi statici, ma evocativi, fraseggi di basso e batteria. Una ventata di "leggerezza" la portano la comparsa di Erik Moggridge (Aerial Ruin) e la sua voce fragile e melanconica. Atmosfere che richiamano grandi spazi desolati e solitari, nei quali è splendido perdersi e sentirsi minuscoli. Un concerto da sala di teatro, da gustare seduti su comode poltroncine, e che invece ci sentiamo in piedi, spossati dal caldo e dalla pesantezza di questa musica obnubilante.

Un po' di luce e di aria, per riprendere contatto con la vita e spostarci allo 013 dove gli Hugsjá stanno eseguendo tutta la loro omonima opera. E' come essere trasportati da una nave vichinga in un luogo ed in un tempo lontani, totalmente distanti dal presente in cui viviamo. Il lavoro di Ivar Bjørnson (Enslaved) e Einar Selvik (Wardruna) è frutto di una ricerca sulla Norvegia, la sua storia e la sua cultura, ed è la prima volta che viene proposto al di fuori dei confini della madre patria. Attraverso l'uso di strumenti musicali antichi e attraverso l'approfondimento di tradizioni che possono essere definite ancestrali, Hugsjá è un'opera acustica che colpisce per la sua potenza e la sua capacità evocativa e narratrice. Le voci, spesso anche corali, immergono l'ascoltatore in qualcosa di antico che pure parla ancora a chi gli tende l'orecchio.

Nella Green Room, poi, ci aspetta un’astronave guidata da un equipaggio nipponico. A trasportarci in un'altra dimensione sono i Minami Deutsch eccezionalmente capitanati da Damo Suzuki, per una jam liquida a scorrimento continuo. Il veterano guru del krautrock è una vera e propria forza della natura e - nonostante l'età e la lunga carriera artistica - ha ancora una freschezza ed una giovinezza difficilmente eguagliabili. Che si lanci in sperimentazioni vocali, o segua percorsi più tradizionali, la sua voce crea immagini che si innestano alla perfezione sulle tracce sonore create dai bravissimi Minami Deutsch, degni eredi nipponici di Can e Neu! Un'esperienza davvero imperdibile che esalta tanto nei passaggi più morbidi e avvolgenti, quanto in quelli più ossessivi e labirintici.

Dalla Green Room al Main Stage il passo è davvero breve. Quello che ci aspetta è un'altra collaborazione di altissimo livello e che riesce a superare le nostre alte aspettative. I Boris, con Stephen O'Malley, per l'esecuzione di tutto Absolutego. Il muro di amplificatori sul palco è davvero imponente, e per metà è appannaggio di O'Malley. Ci aspettiamo di essere travolti da droni impenetrabili, stordenti ed assordanti. In realtà quello che ci attende è un viaggio cosmico. Dal vivo, l'album di esordio del trio di Tokyo acquista un'atmosfera psichedelica davvero intensa, trasformandosi in una sorta di Zeit (Tangerine Dream) con le chitarre al posto dei sintetizzatori. A disorientare il pubblico non sono soltanto le saturazioni dei suoni e la stratificazione delle distorsioni, bensì anche le onde dissonanti e le armonie rarefatte che emergono possenti dal magma sonoro. Quando Atsuo fa scomparire il mastodontico flusso sonico dentro due piatti in collisione è come se una galassia fosse implosa davanti ai nostri occhi e dentro ai nostri orecchi. Estasi pura. Di gran lunga il miglior concerto dei Boris fra i tre sentiti nell'ultimo anno e mezzo.

Il fascino dell'analogico e il potere evocativo della colonna sonora sono ciò che contraddistingue i Godspeed You! Black Emperor e il loro lungo set. La band canadese è un vero e proprio ensemble e sta sul palco come un'orchestra. I suoni sono calibrati e armonizzati a perfezione. Ogni brano è una suite di musica ed emozioni. Ad accentuare ed accrescere queste sensazioni, le proiezioni tutte analogiche e montate a mano con grande perizia e gusto (con tanto di pellicola avvicinata al una lampadina incandescente per essere deformata). Quasi come assistere ad un film muto il cui commento sonoro è eseguito dal vivo da una piccola orchestrina, ma a ruoli invertiti. Un concerto di grande suggestione in cui la band canadese fornisce la propria personale interpretazione della musica cosmica tedesca dei '70, riletta come colonna sonora di un film immaginario che, nel climax finale, ci fa uscire dal cinema con le lacrime agli occhi.

Uno speciale incontro fra Oriente ed Occidente conclude questa giornata contraddistinta da un alto livello di psichedelia cosmica. L’ultima collaborazione della giornata è una super jam di Earthless e Kikagaku Moyo. Sostanzialmente due mega improvvisazioni di mezz'ora l'una, in cui i membri delle rispettive formazioni si inseriscono quasi a canoni l'uno sull'altro, innescando un dialogo a molte voci, che segue percorsi contorti e onirici, per poi convergere in un'onda d'urto sonora di incredibile impatto. Splendidamente armonico ed evocativo l'intreccio tra la meditazione orientale (morbida, fluida e guidata dal sitar), e l'espansione della coscienza occidentale (elettrica, viscerale ed esplosiva). Il flusso musicale creato dagli otto musicisti sembra vivere di vita propria e pare inarrestabile. Ma così come è apparso all'improvviso, altrettanto improvvisamente giunge al suo termine e ci lascia come sospesi e desiderosi di intraprendere un nuovo viaggio.
[E.R.+R.T.]

 

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Roadburn 2018 - Day 3

[Earthless & Kikagaku Moyo + Godspeed You! Black Emperor + Boris with Stephen O'Malley + Damo Suzuki & Minami Deutsch + Hugsjá + Bell Witch]

Even today it is abnormal warm for the season. But at 2:00 pm of this sunny day there are those who are able to throw you suddenly into the darkest gloomy autumn. Bell Witch at the Koepelhal, for the performance of the whole Mirror Reaper. An hour and a half of apocalyptic and very slow funeral doom that annihilates the numerous audience (and at the end of the concert we also discover that many did not manage to attend their show ... sold out at the opening!). The American duo stuns us with his almost static, yet evocative, phrasings of bass and drums. A breath of "lightness" is brought thanks to the appearance of Erik Moggridge (Aerial Ruin) and his fragile and melancholic voice. Atmospheres that recall large desolate and solitary spaces, in which it is wonderful to get lost and feel tiny. A theater hall concert, to be enjoyed sitting on comfortable armchairs, that - instead - we attend standing, exhausted by the heat and the heaviness of this obnubilating music.

A little bit of sunlight and air, to regain contact with life and move to 013 where Hugsjá are performing their whole work. It is like being transported by a Viking ship in a distant place and time, far from the present in which we move. Ivar Bjørnson (Enslaved) and Einar Selvik (Wardruna) work is the result of a research on Norway, its history and culture, and it is the first time that it has been proposed outside the borders of their mother country. Through the use of ancient musical instruments and through the deepening of traditions that can be described as ancestral, Hugsjá is an acoustic work that is striking for its power and its evocative narrative capacity. Often choral, voices immerse the listener in something ancient that still speaks to those who stretch their ears towards them.

In the Green Room, then, a spaceship headed by a Japanese crew awaits us. Transporting us to another dimension are Minami Deutsch, exceptionally led by Damo Suzuki, for a continuous flowing liquid jam. The veteran guru of krautrock is a true force of nature and - despite his age and long artistic career - he still has got a freshness and a youth beyond compare. Whether he launches himself into vocal experiments, or he follows more traditional paths, his voice creates images that are perfectly grafted to on the sound tracks created by the talented Minami Deutsch, worthy Japanese heirs of Can and Neu! A truly unmissable experience that exalts so much in the softer and more enveloping passages, as well as in the most obsessive and labyrinthine ones.

It is really a short step from the Green Room to the Main Stage. What awaits us is another collaboration of the highest level and that manages to exceed our high expectations. Boris, with Stephen O'Malley, for the performance of the whole Absolutego. The wall of amplifiers on stage is really impressive, and half of it is O'Malley prerogative. We expect to be overwhelmed by impenetrable stunning deafening drones. Actually what awaits us is a cosmic journey. Live, Tokyo trio's debut album acquires a very intense psychedelic atmosphere, turning into a sort of Zeit (Tangerine Dream) with guitars instead of synthesizers. Not only saturation of sounds and stratification of distortions, but also dissonant waves and rarefied harmonies emerging powerful from the sound magma bewilder the audience. When Atsuo makes the mammoth sound flux disappear within two cymbals in collision, it is as if a galaxy imploded before our eyes and inside our ears. Pure ecstasy. By far Boris best concert among the three we attended in the last year and a half.

The charm of the analog and the evocative power of soundtrack are what distinguishes Godspeed You! Black Emperor and their long set. The Canadian band is a real ensemble, standing on stage like an orchestra. Sounds are calibrated and harmonized to perfection. Each song is a suite of music and emotions. To accentuate and increase these feelings, videoprojections are all analog and hand-assembled with great skill and taste (sometimes the film is placed near to a glowing light bulb to be deformed). Almost like watching a silent film whose sound commentary is performed live by a small orchestra, but with reversed roles. A really suggestive concert in which the Canadian band provides its own personal interpretation of 70s German cosmic music, read as a soundtrack to an imaginary film that, in the final climax, makes us leave the cinema with tears in our eyes.

A special meeting between East and West concludes this day marked by a high level of cosmic psychedelia. The last collaboration of the day is a super jam by Earthless and Kikagaku Moyo. Basically two mega improvisations of half an hour each, in which the members of the respective bands overlap each other almost as in a canon, triggering a dialogue with many voices, which follows twisted dreamlike paths and then converges in a sonic shock wave of incredible impact. Beautifully harmonious and evocative is the intertwining of oriental meditation (soft, fluid and guided by the sitar) and the expansion of western consciousness (electric, visceral and explosive). The musical flow created by the eight musicians seems to live on its own life and it seems unstoppable. But just as suddenly it appeared, just as suddenly it comes to its end and leaves us as suspended and eager to undertake a new journey.
[E.R.+R.T.]
 

 


 

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