Desertfest Antwerp 2017 - Day 1
[Radio Moscow + Lowrider + All Them Witches + Caronte + Kaleidobolt]
E' bello tornare dopo un anno esatto ad un festival che si è tanto amato. Ancora di più se si pensa che il bill di quest'anno supera forse anche quello già incredibile dell'anno scorso. Non parliamo poi del fatto che è stata quasi un'impresa riuscire ad arrivare, e che infatti il primo giorno me lo vedo sostanzialmente da sola, ad eccezione dei Radio Moscow.
Sarà che si chiama Desertfest e forse questo ha la sua influenza, ma c'è da dire che il tempo è bellissimo, fa caldo e a metà ottobre mi ritrovo a camminare verso il Trix con la sola t-shirt ed il sole che mi abbaglia. Mi impossesso del braccialetto prima dell'orario d'ingresso e sono fra i primi ad entrare, con tanto di scoppio di coriandoli ad inaugurare quella che si rivelerà esser una 3 giorni clamorosa.
Mi accaparro subito la t-shirt dell'evento e, birra in mano, mi dirigo verso il giardino ancora semi-vuoto, ma che presto inizia ad affollarsi di appassionati da tutte le parti del mondo. Passaggio radente dal Vulture Stage dove i Kaleidobolt inaugurano il festival con la loro psichedelia progheggiante, con forti tinte anni settanta e l'andamento di una jam, e mi dirigo verso il piano superiore.
La prima band su cui mi concentro sono gli italiani Caronte, che "battezzano" il Canyon Stage con il loro rituale doom, completo anche di "benedizione" con incenso. Con il loro nuovo album - YONI - in uscita imminente, il quartetto parmense mi fa entrare in questo festival nel modo più buio e occulto, attraverso potenti bordate di doom wizardeggiante, da cui si stacca in maniera distintiva la voce potente e ricca di enfasi di Dorian Bones.
Sono gli All Them Witches, però, a farmi entrare nel cuore di questo festival con le loro vibrazioni ed un tiro incredibile! Psichedelia, space rock, blues ed un tiro da paura. L'ora di concerto della band di Nashville scorre via in un attimo, trascinata dalle ritmiche serrate e - a tratti - frammentate, in cui si inseriscono aperture lisergiche che "stonano" l'ascoltatore anche senza l'ausilio di "additivi". Si è di fronte ad una band capace di fondere insieme le sue molteplici influenze in un'ottica sperimentale, il cui risultato non è la semplice stratificazione delle sue molte anime, bensì un qualcosa di personale e pulsante, che nella dimensione live, ancor più che su disco, rapisce l'ascoltatore. Per me, band del giorno!
Il tempo di una pausa cibo-birra-sigaretta nell'animata area all'aperto, e torno nel buio del Desert Stage per gli svedesi Lowrider. Con un solo album all'attivo (Ode to Io, registrato nel 1999 e rimasterizzato e mandato in stampa proprio quest'anno), il quartetto di Karlstad ha la capacità di surriscaldare il main stage del Trix con il suo stoner rock potente, di diretta discendenza kyussiana, fatto di riff catchy e strofe che si imprimono subito nella mente.
Infine, sempre sul Desert Stage (a cui evidentemente mi sono subito affezionata!), è il turno dei Radio Moscow. Tutta l'energia di una infinita jam session, fatta dei suoni degli anni '60/'70, animata da blues e hard rock da un lato, e da psichedelia - con virate prog - dall'altro. E con una voce calda e potente, ricca di personalità. L'origine californiana di questo power trio si sente tutta, e non manca una strizzatina d'occhio ai suoni del deserto, in quello che in definitiva è un concerto senza pause di riflessione, che corre a rotta di collo attraverso inseguimenti di riffs e improvvisazioni ai limiti dell'assolo. Un gran finale per questa prima giornata!
[E.R.]
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Desertfest Antwerp 2017 - Day 1
[Radio Moscow + Lowrider + All Them Witches + Caronte + Kaleidobolt]
It's great to be back after an exact year at a festival that you loved so much. Even more if you think that this bill surpasses even the incredible one of last year. Without mentioning the fact that it was almost a trouble to be able to arrive, and in fact I attend the first day basically alone, with the exception of Radio Moscow.
Maybe because it is called Desertfest and perhaps this has its influence, but the weather is beautiful, it's hot and in mid-October I find myself walking to the Trix with the t-shirt and the sun dazzling me. I took the wristband before the opening hour and I am among the first to enter, with confetti to inaugurate what will turn out to be a glorious 3 days.
I immediately grab up the t-shirt of the event and, beer in my hand, I head toward the still semi-empty garden, that soon begins to get crowded with enthusiasts from all over the world. A passage from the Vulture Stage where Kaleidobolt are inaugurating the festival with their proggy psychedelia, with strong seventies flavours and the taste of a jam, and then I head to the top floor.
The first band I focus on is the Italian Caronte who "baptize" the Canyon Stage with its doom ritual, complete with a "blessing" with incense. With their new album - YONI - in upcoming release, the quartet from Parma makes me enter this festival in the darkest and most occult way, through powerful riffs of Electric Wizard inspired doom, from which Dorian Bones powerful emphatic voice distinctively stands out.
However All Them Witches are the ones to get me into the heart of this festival with their vibrations and their incredible groove! Psychedelia, space rock, blues and amazing riffs. The one hour of concert of the Nashville band runs away in a moment, dragged by the quick compact and - sometimes - fragmented rhythmics, with lysergic openings that "dope" the listener even without the help of "additives". A band able to blend together its many influences with an experimental attitude, the result of which is not the simple stratification of its many souls, but a personal and pushing thing, which in the live dimension, even more than on recordings, bewitches the listener. For me, band of the day!
The time of a food-beer-cigarette break in the lively outdoor area, and back in the Desert Stage for the Swedish Lowrider. With only one album in their career (Ode to Io, recorded in 1999 and remastered and reissued this year), the Karlstad quartet has the ability to overheat Trix main stage with its powerful, direct rock stoner of Kyuss descent, made of catchy riffs and refrains that get immediately imprinted into the mind.
Finally, always on the Desert Stage (which I has become immediately fond of!), is the turn of Radio Moscow. All the energy of an infinite jam session, made of the sounds of the 60s/70s, animated by blues and hard rock on the one hand, and psychedelic - with prog hints - on the other. And with a warm powerful voice, rich in personality. Californian origins of this power trio shows themselves clearly, and there is also a wink at the sounds of the desert, in what is ultimately a concert with no pauses of reflection, which runs at breakneck speed through chases of riffs and improvisations on the edge of solos. A great final for this first day!
[E.R.]
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