lunedì 28 agosto 2017

Disintegrate Your Ignorance Fest – Day 2

 

Disintegrate Your Ignorance Fest – Day 2
Crowbar + Cough + ['selvǝ] + Hungry Like Rakovitz + Die Abete
05.08.2017 - Giavera del Montello (TV)

La seconda giornata di festival si preannuncia decisamente più intensa della prima, con inizio previsto per le ore 18:00. Nell’estate più calda a memoria d’uomo, l’unica salvezza è l’ombra offerta dagli stand delle distro e dalla birra fresca.

Il primo gruppo, i Die Abete, lo ascolto infatti all’ombra di uno stand. Baciati dal Sole cocente, il gruppo con due batterie (una delle quali suonata solo in certi brani), si lancia in uno screamo/post hardcore bruciante e passionale, preferendo addentrarsi sul versante delle ritmiche spezzate e delle dissonanze noise piuttosto che sul versante emotivo. Non manca la visceralità e il sudore (non solo per la temperatura da altoforno) nella musica di questa band ternana. La cover di “Ragazzo di strada” in salsa post hardcore è una sorpresa davvero divertente e perfettamente a suo agio nel contesto punk del loro concerto. Da approfondire!

Sul main stage, all’ombra dei pochi alberi rimasti in piedi dopo la tempesta dello scorso anno, è il turno dei bergamaschi Hungry Like Rakovitz. Il loro è un assalto brutale e devastante. Un tritacarne inferocito in cui vengono mischiate le sfuriate dell’hardcore e quelle del metal estremo. Suoni possenti e carichi di bassi rimbombanti (testata Sunn) trasformano anche i passaggi più tendenti al black metal in una specie di sludge velocissimo. Il cantante scende in mezzo al pubblico a condividere la sua furia, mentre sul palco gli altri musicisti creano una personale visione dell’Apocalisse.

Il Sole continua ad abbattersi infernale nella zona del palco piccolo, dove salgono i ['selvǝ]. La band lombarda cerca di trasportarci nelle selve autunnali con un post black metal emotivo e coinvolgente, sempre estremamente serrato (evidente la componente post hardcore) e mai esageratamente melodico. Dopo aver settato i suoni della batteria (inizialmente un po’ soffocati dal muro di distorsione generato dalla chitarra) la musica inizia a decollare e vengo letteralmente rapito da questa band, al tempo stesso grandiosa e introspettiva.

Dopo la classica cena vegana mi piazzo nelle prime file, davanti al palco piccolo, per il concerto dei Cough. Il Sole inizia a tramontare, e la band americana (dopo aver recuperato l’assurdo tastierista che era andato a far scorta di birre) lo fa inabissare sotto l’orizzonte con una colata lavica di doom cosmico a dir poco spaventosa. Rimango stupito dai suoni mastodontici. Definirli immensi è riduttivo, da tanto riescono a riempire l’aria delle colline venete con un range di frequenze equilibratissimo, che gonfia lo stomaco e rizza i capelli. Mi perdo dentro le ritmiche iper-rallentate, pesantissime ed ipnotiche, oltre che dentro ai droni di tastiera fusi con quelli di chitarra e basso, e alla fine rimango invischiato nel fango maleodorante prodotto dalla band. Riff dopo riff, feedback dopo feedback, arriva la notte e la band finisce il concerto al buio, senza un riflettore. Strepitosi! Su disco non rendono l’idea delle loro potenzialità (e della loro potenza!). Provare per credere!

Sull’altro palco iniziano a ruota i Crowbar. Barbe lunghe, panzone sudate, riff massicci e atmosfere alcoliche. Il gruppo di Kirk Windstein è un camion con rimorchio che avanza inesorabile, lasciando dietro di sé puzza di diesel. Il pilota ha una voce sporca e potente, tenuta sempre al massimo dei giri. Kirk libera le corde vocali con continui scatarri, e riparte ogni volta verso nuove canzoni, sempre in puro e genuino stile sludge metal made in New Orleans. Musica grossa e grassa, valorizzata da suoni possenti ma al tempo stesso caldi (decisamente più rotondi e meno compressi di quando li vidi al Desertfest londinese). Per me questo è il gran finale di serata. Headbanging e birra, what else?!
[R.T.]

 

 

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Disintegrate Your Ignorance Fest – Day 2
Crowbar + Cough + ['selvǝ] + Hungry Like Rakovitz + Die Abete
08.05.2017 - Giavera del Montello (TV)

The second day of the festival promises to be much more intense than the first, with beginning scheduled for 6 p.m.. In the hottest summer in memory of man, the only salvation is the shade offered by distro booths and cool beer.

Indeed I listen to the first band, Die Abete, in the shade of a stand. Kissed by the burning Sun, the band with two drums (one of which is played only in certain songs) launches itself into a passionate screamo/post hardcore, focusing on broken rhythms and noise dissonances rather than on its emotional side. There is no lack of viscerality and sweat (not just for blast furnace temperature) in the music of this band from Terni. The cover of “Ragazzo di strada” in post-hardcore style is a really funny and perfectly comfortable surprise in the punk context of their concert. To delve deeper!

On main stage, in the shadow of the few trees survived to the storm of last year, is the time for Hungry Like Rakovitz, from Bergamo. Their one is a brutal and devastating assault. An enraged mincer in which hardcore and extreme metal are mixed together. Powerful sounds - full of thundering bassess (Sunn head) - transform also those more black metal passages in a sort of ultra-speedy sludge. The singer down among the audience to share his fury, while on stage the rest of the band create a personal vision of the Apocalypse.

The Sun continues to make red-hot the small stage area, where ['selvǝ] are ready to play. The Lombard band wants to carry us in the autumn woods with its emotional and engaging post black metal, always extremely tight (outstanding the hardcore component) and never exaggeratedly melodic. Once the drum sounds are set (initially someway suffocated by the distortion wall of the guitar), music starts to take off and I feel literally enraptured by this band, both majestic and introspective.

After the classic vegan dinner I place myself in the first rows in front of the small stage, for Cough concert. The Sun begins to set, and the American band (after retrieving their keyboard player who had gone out to get beer) makes it fall into the horizon with a terrific lavish flow of cosmic doom. I am astonished by their mastodontic sounds. Defining them immense is reductive, considering how they can fill the air of the Montello hills with a balanced range of frequencies, swelling your stomach and rising up your hair. I lose myself in the hyper-slowed, extremely heavy and hypnotic rhythms, as well as inside the drones of keyboard fused with those of guitar and bass, and in the end I remain entangled in the smelly mud produced by the band. Riff after riff, feedback after feedback, the night arrives and the band ends the concert in the dark without a reflector. Amazing! On album they do not show the real value of their potential (and their power!). Seeing is believing!

On the other stage is already time for Crowbar. Long beards, sweaty potbellies, massive riffs and alcoholic atmospheres. Kirk Windstein band is a trailer truck inexorably advancing, leaving behind a stench of diesel. The pilot has a dirty and powerful voice, always at full speed. Kirk frees his vocal chords continuously spitting out, and he restarts each time singing new songs, always in pure and genuine sludge metal style made in New Orleans. Big fat music, enhanced by powerful warm sounds (much richer and less compressed than when I saw them at Desertfest London). For me this is the grand finale of the evening. Headbanging and beer, what else?!
[R.T.]
 
 

 


sabato 26 agosto 2017

Disintegrate Your Ignorance Fest 2017 – Day 1


Disintegrate Your Ignorance Fest 2017 – Day 1
Ufomammut + Doom + The Mild
04.08.2017 - Giavera del Montello (TV)

Sono un cliente affezionato. Quando un festival mi piace - sia per la musica, sia per l’atmosfera - è sempre un piacere tornarci. Ad un anno di distanza dalla tromba d’aria che costrinse i Converge a suonare 2 set nella stessa serata per poter garantire a tutti gli spettatori di assistere al loro concerto trasferito al chiuso dopo che il crollo di diversi alberi aveva distrutto il palco, eccomi nuovamente qui, tra le bellissime colline del Montello.

La prima giornata inizia dal palco piccolo (e chi si ricorda il palco di emergenza allestito l’anno scorso, se lo dimentichi: quest’anno anche quello piccolo è un palco vero e proprio!), e dalla musica dei The Mild. Ogni festival che si rispetti deve aprirsi con il botto. E la giovane band veneziana è il botto giusto. La loro musica è sludge cattivo e malato di scuola Eyehategod, che alterna fucilate hardcore a tutta velocità a macigni post metal che colpiscono la nuca, senza disdegnare feedback e dissonanze. Grande scoperta! Non poteva esserci inizio migliore!

Cena vegana e poi di nuovo di fronte al palco piccolo, dove iniziano i Doom. Nome storico del crust punk più grezzo e fangoso, con i loro assalti tipicamente hardcore scatenano subito un pogo violento. Se la band precedente aveva stupito per la devastante forza giovanile della sua musica, i veterani inglesi suonano invece ingolfati e soffocati. Nonostante la velocità, tutto suona vischioso e impantanato. Per chi (come me) viene dalla violenza precisa e calibrata del metal, suona strano sentire un batterista che, pur andando veloce, non distrugge i tamburi ad ogni colpo - o un chitarrista che non ha l’attacco in grado di staccarti i timpani ad ogni riff. Eppure il fascino dei Doom sta proprio in quella orripilante sensazione di ritrovarsi ubriaco in mezzo ad una rissa con la polizia, con i conati in bocca. Merito della voce gutturale, dei suoni sudici e dei ritmi d-beat che inducono a spintonarsi con il vicino che tranquillamente si beve una birra facendosi i cazzi suoi. Anarchia pura.

E dopo il doom di nome, ecco quello di fatto. Sul main stage salgono gli Ufomammut. Il pubblico, numeroso e appassionato, è la dimostrazione che la band di Tortona sta iniziando a raccogliere anche in Italia ciò che all’estero è ormai, giustamente, un dato di fatto. Con suoni inizialmente non perfettamente calibrati, il doom cosmico della band piemontese impiega alcuni minuti a svelarsi in tutta la sua potenza psichedelica. Ma nella seconda parte dello show veniamo rapiti dalle mazzate interstellari del trio. E si conferma la mia teoria astrofisica secondo la quale quando la componente “mammut” (riff) è più in evidenza di quella “ufo” (visioni psichedeliche), si gode di più! All’apice del trip spaziale, l’astronave cade di colpo. Saltata la luce. Sembra di essersi svegliati di soprassalto. Intontiti attendiamo il ritorno dell’energia. Si riparte. Gran finale con pioggia di meteoriti, fulmini cosmici e tempeste di distorsioni. Heavy psychedelic music, made in Italy. DOCG.
[R.T.]

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Disintegrate Your Ignorance Fest 2017 – Day 1
Ufomammut + Doom + The Mild
08.04.2017 - Giavera del Montello (TV)

I am a loyal customer. When I like a festival - both for the music and the atmosphere - it's always a pleasure to come back. One year after the whirlwind that forced Converge to play 2 sets in the same evening to guarantee all the participants to attend their concert (moved indoor after the collapse of several trees had destroyed the stage) here I am again, among the gorgeous Montello hills.

The first day starts from the small stage (and who remembers the emergency stage set up last year, forget about it: this year also this one is a proper stage!) and the music of The Mild. Every festival you respect must open with the bang. And the young Venetian band is the right bang. Their music is a evil sick sludge of Eyehategod school, alternating hardcore at full-speed and post-metal boulders, without disdaining feedbacks and dissonances. Great discovery! There could be no better start!

Vegan dinner and then again in front of the small stage for Doom. With its typically hardcore assaults, the historical name of the roughest and muddiest crust punk immediately triggers a violent mosh. If the first band was astonishing for the devastating youthful strength of its music, the British veterans sounds engulfed and suffocated instead. Despite the speed, everything sounds gunky and bogged. For those who (like me) come from the sharp and calibrated metal violence, it sounds weird to hear a drummer who, while going fast, does not destroy the drums at every turn - or a guitarist who does not have the attack that can break eardrums at every riff. Yet the charm of Doom lies in that horrible feeling of being drunk in the midst of a fight with the police, with retchings in the mouth. Thanks to the guttural voice, the nasty sounds and the d-beat rhythms that induce to push with the neighbor who quietly drinks a beer giving a fuck of the rest. Pure anarchy.

And after doom as a name, doom in fact. Ufomammut on the main stage. The audience, numerous and passionate,is the proof that the band from Tortona has finally gained in Italy the success reached abroad years ago. With sounds initially not perfectly calibrated, the cosmic doom of the trio takes a few minutes to reveal itself throughout its psychedelic power. But in the second part of the show we are abducted by their interstellar blows. And my astrophysical theory gets confirmed: when the "mammoth" component (riffs) is more prominent than the "ufo"  one (psychedelic visions), pleasure increases! At the top of the space trip, the spaceship collapses. The power goes out. It's like waking up with a start. Stunned we all wait for the rest of the show. Grand finale with rain of meteorites, cosmic lightnings and storms of distortions. Heavy psychedelic music, made in Italy. DOCG.
[R.T.]

mercoledì 23 agosto 2017

Dark Buddha Rising - Inversum


Dark Buddha Rising - Inversum
(Neurot Recordings, 2015)

Il rimedio per i postumi del sabato sera viene dalla Finlandia e si chiama Inversum. Medicina naturale creata nelle infinite notti invernali del Nord Europa, è un infuso a base di doom cosmico e space rock oscuro. Musica da lasciar sciogliere lentamente per favorirne l'assorbimento. Due lunghi brani in cui droni sintetici e mura di distorsione valvolare convivono, massaggiando le tempie grazie a ipnotici ritmi da rituale pagano, riequilibrando lo stomaco grazie a onde costanti di basse frequenze. I contorni delle melodie sono sfocati dal fumo psichedelico che si innalza al rallentatore in una foresta di echi, e che talvolta si trasforma in pesanti riff di scuola Ufomammut o in canti mistici eseguiti da monaci strafatti. Commercializzata dalla casa farmaceutica Neurot Recordings e prodotta dalla prolifica scena musicale di Tampere (nel collettivo Dark Buddha Rising rientrano membri di Hexvessel, Mr. Peter Hayden, Atomikylä), Inversum è un medicinale che può indurre perdita dell'orientamento, dilatazione della percezione del tempo, disintegrazione del concetto di finitudine del corpo, visioni mistiche. Se per voi queste sono controindicazioni state lontano da questo disco, altrimenti assumete Inversum a volontà.
[R.T.]

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Dark Buddha Rising - Inversum
(Neurot Recordings, 2015)

The cure to hangovers comes from Finland and is called Inversum. Natural medicine created during the infinite winter nights of Northern Europe, it is an infusion of cosmic doom and dark space rock. Music to be slowly dissolved to facilitate its absorption. Two long tracks where synthetic drones and walls of valve distortion coexist, massaging the temples with hypnotic rhythms reminiscent of pagan rituals, balancing the stomach with constant low frequency waves. The contours of the melodies are blurred by psychedelic smokes rising in slow motion in a forest of echoes, and which sometimes turns into heavy Ufomammutic riffs or mystic songs performed by ultradoped monks. Commercialized by the Neurot Recordings pharmaceutical company and produced by the prolific Tampere music scene (in the collective Dark Buddha Rising there are members of Hexvessel, Mr. Peter Hayden, Atomikylä), Inversum is a medicine that can lead to loss of orientation, dilation of time perception, disintegration of the concept of body finitude, mystical visions. If for you these are contraindications, please stay away from this album. On the contrary, take Inversum at will.
[R.T.]

lunedì 14 agosto 2017

Death - Spiritual Healing


Death - Spiritual Healing
(Combat, 1990)

Solitamente nell'heavy metal l'evoluzione non viene compresa. Spesso viene considerata come un tradimento. L'abbandono della ribellione adolescenziale è un peccato mortale, ed il diventare adulti è considerato come un modo per essere identici alla società prima criticata. Spiritual Healing - uno degli album più importanti nell'evoluzione dei Death - è ovviamente il più sottovalutato. Non così grezzo come Leprosy, abbandona la tematica horror e la violenza viscerale in favore di una ricerca melodica più sottile, con crescente complessità nella struttura delle canzoni. Gli assoli oscuri di James Murphy arricchiscono canzoni funeree caratterizzate dai cambi di tempo e da una moltitudine di riff, come una versione death metal di ...And Justice for All. Il risultato non è ancora così fluente, originale e "progressivo" come sarà in seguito Human, e così Spiritual Healing non viene compreso neppure dai fan dei Death, incapaci di comprendere il valore storico di un grande album come questo: una pietra miliare nella crescita musicale dei Death, nonostante qualche piccola imperfezione.
[R.T.]
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Death - Spiritual Healing
(Combat, 1990)

In heavy metal, evolution is usually misunderstood. It is often considered as a betrayal. Abandoning teenage rebellion is a mortal sin, and becoming adult is considered as a way to be identical to the society once criticized. Spiritual Healing - one of the most important album in Death evolution - is obviously the most underrated. Not so rough as Leprosy, it abandons horror thematic and visceral violence for a more subtle melodic research, with increasing complexity in songs structure. James Murphy murky solos enrich funereal songs characterized by tempo changes and a lot of riffs, as a death metal version of …And Justice for All. The result is not yet so fluent, original and “progressive” as Human will then be, and so Spiritual Healing is not understood even by Death fans who don’t realize the historical value of a great album such this: a milestone in Death musical growth, despite some minor imperfections.
[R.T.]

venerdì 11 agosto 2017

Moon Duo – Occult Architecture Vol. 2


Moon Duo – Occult Architecture Vol. 2
(Sacred Bones Records, 2017)

La seconda parte del viaggio lungo il quale ci accompagnano i Moon Duo è un volo leggero nella calda luce primaverile. Dall’oscurità invernale che ha annebbiato i contorni in gradazioni di ombre nel Vol. 1 di Occult Architecture, ai raggi di Sole che annebbiano i contorni attraverso tenui riflessi in questo Vol. 2. Il percorso si snoda in un labirinto di specchi in cui la luce giunge da infinite angolazioni, stordendo e regalando una delicata sensazione di pace dei sensi. Si fluttua in un liquido amniotico di suoni sintetici e fraseggi di chitarra che lascia sospesi a mezz'aria. Insensibili alla forza di gravità, levitiamo. Svuotati dai pensieri negativi, ci lasciamo cullare da ritmi ipnotici e da melodie appena sussurrate. Lo Yang dell'esperienza Occult Architecture è pura neo-psichedelia sognante, dallo spirito esplicitamente hippie. Serenità evanescente. Forse a tratti fin troppo evanescente, soprattutto se confrontata con la concretezza di alcuni brani del primo volume. Il viaggio si conclude con la lunga e ossessiva Crystal World, sorta di autostrada di kraftwerkiana memoria, infinita cavalcata che - anziché svilupparsi sull’asfalto di Autobahn - si libra in aria come una navicella fantascientifica. Krautrock che diventa krautpop.
[R.T.]

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Moon Duo – Occult Architecture Vol. 2
(Sacred Bones Records, 2017)

The second part of our trip together with Moon Duo is a light flight in the hot spring light. From the darkness of winter that has clouded the contours in shades of shadows in Vol. 1 of Occult Architecture, to the rays of the Sun that dim the contours through tenuous reflections in this Vol. 2. The path winds through a labyrinth of mirrors where light comes from infinite angles, stunning and giving a delicate sensation of peace of mind. We float in an amniotic fluid of synthetic sounds and guitar phrasings that leaves us suspended in the middle of the air. Insensitive to the force of gravity, we levitate. Emptied from negative thoughts, we let ourselves be lulled by hypnotic rhythms and barely whispered melodies. The Yang of Occult Architecture is pure dreamy neo-psychedelia, with an explicitly hippie spirit. Evanescent serenity. Perhaps at times even too evanescent, especially if compared to the concreteness of some tracks of the first volume. The journey ends with the long and obscure Crystal World, a sort of kraftwerkish highway, infinite ride that - instead of developing on the asphalt of Autobahn - soars in the air as a sci-fi starship. Krautrock becoming krautpop.
[R.T.]

mercoledì 9 agosto 2017

Moon Duo – Occult Architecture Vol. 1


Moon Duo – Occult Architecture Vol. 1
(Sacred Bones Records, 2017)

Esperti viaggiatori (mentali), i Moon Duo. Stavolta ci accompagnano in un trip che inizia dopo il tramonto per concludersi quando il Sole sarà ben alto sopra le nostre teste. Dal buio profondo della notte, illuminato solo dai neon della metropoli, alla luce accecante del giorno. Il percorso di maturazione e trasformazione compiuto dalla band è un viaggio di pop psichedelico alchemico diviso in due volumi: Occult Architecture Vol. 1 e 2. Un viaggio che inizia dalle nebbie darkwave e si conclude nel cielo azzurro della neo-psichedelia. Lo Yin è il primo volume, registrato nella più dark delle città (Berlino) e pubblicato nel più freddo dei mesi (Febbraio). La droga (sintetica) generata dal gruppo è una musica caratterizzata da distorsioni fuzzose (disciolte in flanger liquidi) e da un labirinto di ritmi ossessivi che si inseguono, ipnotici, senza fine. In questa atmosfera claustrofobica tipicamente berlinese ci sono degli splendidi raggi di luce lunare: le melodie. Sono loro a rendere canzoni come Cold Fear e Will of the Devil delle autentiche perle di pop lisergico. Dream pop che diventa nightmare pop.
[R.T.]

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Moon Duo – Occult Architecture Vol. 1
(Sacred Bones Records, 2017)

Moon Duo: expert (mental) travellers. This time they take us on a trip that begins after the sunset to end when the Sun will be high above our heads. From the deep dark of the night, illuminated only by the neons of the metropolis, to the blinding light of the day. The path of growth and transformation carried out by the band is a journey of alchemic psychedelic pop divided into two volumes: Occult Architecture Vol. 1 and 2. A journey that begins with the darkwave fog and ends in the neo-psychedelic blue sky. Yin is the first volume, recorded in the darkest of the cities (Berlin) and published in the coldest of the months (February). The (synthetic) drug generated by the band is a music characterized by fuzzy distortions (dissolved in liquid flanger) and a labyrinth of obsessive, hypnotic, rhythms chasing one another endlessly. In this typically Berlin claustrophobic atmosphere, there are beautiful rays of lunar light: their melodies. They makes songs as Cold Fear and Will of the Devil authentic pearls of lysergic pop. Dream pop that becomes nightmare pop.
[R.T.]

lunedì 7 agosto 2017

Obituary - Cause of Death


Obituary - Cause of Death
(Roadrunner Records, 1990)

Il gorgoglio inumano di John Tardy è l’essenza del death metal primordiale. Grezzo, bestiale, scioccante e divertente come un film splatter degli anni 80. Cristallina, fluida, melodica, tecnicamente ineccepibile e capace di disegnare atmosfere lugubri con fantasia, la chitarra solista di James Murphy è invece l’anima dell'evoluzione del genere nell’immediato futuro. Con l’innesto di Murphy (appena uscito dai Death) gli Obituary arricchiscono la mostruosa pesantezza delle loro canzoni con una profondità atmosferica ed una capacità evocativa che renderà Cause of Death (loro secondo album) un capitolo fondamentale nel libro di storia del metal.  Aiutata dal lavoro di Scott Burns in studio, la band di Tampa, gonfia le proprie distorsioni fino ad inghiottire ogni spazio, dimostrando quanto la musica estrema possa ancora esser definita tale pur rallentando il metronomo. Non che manchino gli uragani a tutta velocità, ma spesso i riff - asfissianti e oppressivi - si schiantano lentissimi a terra, impattando in una doppia cassa tonante. Le chitarre, appiccicose, sono come sabbie mobili (di melma), e i rantoli di Tardy sembrano provenire dalle profondità di una grotta umida e buia. La cover di Cyrcle of the Tyrants dei Celtic Frost è la ciliegina sulla torta. Una torta vomitata da un gruppo di ventenni che aveva fatto indigestione di film gore. Meravigliosamente orripilante.
[R.T.]
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Obituary - Cause of Death
(Roadrunner Records, 1990)

John Tardy's inhuman gurgling is the essence of primordial death metal. Crude, bestial, shocking and funny as a 80s splatter film. Crystalline, fluent, melodic, technically exemplary and capable of drawing misty atmospheres, James Murphy's solo guitar is the soul of the evolution of the genre in the immediate future. With Murphy's insertion (he had just left Death), Obituary enriches the monstrous heaviness of their songs with an atmospheric depth and evocative ability that will make Cause of Death (their second album) a key chapter in the book of the history of metal. Helped by the work of Scott Burns in the studio, the Tampa band swells up its distortion until it swallows up every space, proving how extreme music can still be defined as such while slowing down the metronome. There is no shortage of hurricanes at full speed, but often riffs - asphyxiating and oppressive - crash down on the ground, impacting on a thundering double bass drum. Sticky guitars are like moving sands (of mud), and Tardy rattles seem to come from the depths of a damp dark cave. The cover of Celtic Frost Circle of the Tyrants is the icing on the cake. A cake barfed by a bunch of guys who had indigestion of gore movies. Wonderfully spine-chilling.
[R.T.]

mercoledì 2 agosto 2017

Elav Stoner Open Air Fest - 08.07.2017 - Birrificio Elav (Comun Nuovo, BG)


Elav Stoner Open Air Fest - 08.07.2017 - Birrificio Elav (Comun Nuovo, BG)
[Karma to Burn + My Sleeping Karma + Toner Low + Monte Nero + Ride Paranoia]

Estate torrida e afosa. Una piana sconfinata che sa di letame e smog. Ci vuole birra fresca e stoner rock. Questi due ingredienti li trovo al Birrificio Elav, nei dintorni di Bergamo, dove (ad ingresso gratuito) è stato organizzato un festival di 2 giorni dedicato ai suoni sabbiosi e valvolari. Ci sono per la seconda giornata, che inizia intorno alle 18:00, con il Sole ancora alto.

I primi ad abbronzarsi sul palco sono i Ride Paranoia. Il loro rock alternativo è un ottimo aperitivo per iniziare la serata. Freschi come una Pils appena spillata, mischiano decisi riff stoner rock e melodie orecchiabili (figlie dei Queens of the Stone Age) con un interessante retrogusto elettronico, grazie all’uso dei synth. Veramente gustosi!

I Monte Nero possiedono invece il gusto tostato e amaro di una birra stout ad alta gradazione alcolica. Siamo dalle parti del southern stoner dei Corrosion of Conformity, reso acido da armonizzazioni vocali alla Alice in Chains (molto bella in particolare la voce del bassista) e da alcuni arrangiamenti di chitarra spigolosi e rumorosi, a metà strada tra Fatso Jetson e le band di Steve Albini. Per il mio palato, ai loro riff manca un po’ di incisività e nelle loro canzoni abbondano un po’ troppo le parti cantante a discapito di quelle strumentali, però nel complesso sono un’ottima bevuta!

Panino, ennesima ottima birra artigianale del birrificio che ci ospita, e sono di nuovo sotto il palco per i Toner Low. Ritrovo la band olandese dopo più di 10 anni. Ai tempi fu un concerto al Cox 18 a Milano, e mi spazzarono letteralmente via con i loro pesantissimi riff ultra dilatati. Dai tempi del loro primo (splendido) full lenght è passato tanto tempo, e il trio, oltre ad aver cambiato bassista (ora in formazione c’è l’ex 7Zuma7 Miranda Vandervoot), ha abbassato ancor di più le accordature e abolito completamente le alte frequenze. La loro musica è un magma di distorsione ai limite dell’infrasuono, che stordisce completamente (anche se purtroppo non ha effetto sulle zanzare, che mi sbranano per tutta la serata!). Alla fine del loro concerto sono completamente rintronato come se di birre ne avessi bevute decine! E, per quanto l’esperienza sia stata certamente coinvolgente, sento un po’ la mancanza dell’attacco che possedevano i loro riff, quando ancora erano caratterizzati da un range di frequenze udibili per l’orecchio umano.

Accolti da un grande entusiasmo del pubblico, accompagnati da una brezza leggera e da nuvoloni neri che possiedono le potenzialità per la classica bufera estiva per umidità accumulata in eccesso, salgono sul palco i My Sleeping Karma. Il loro space rock progressivo è pulsante e dinamico, trascinato da una sezione ritmica precisissima e ricca di groove. Melodie orientaleggianti, arpeggi post rock e suoni liquidi. Tutto scorre, continuamente. Basta un attimo e le nuvole sono sparite, trasportate via dalla musica fluida e inarrestabile della band. Non c’è quell’imprevedibilità che ci si potrebbe aspettare da un genere libero da vincoli come questo. Non c’è improvvisazione, né minuscoli granelli di polvere a sporcare le canzoni. Tutto è scintillante come l’acqua e solidamente costruito, per quanto gli edifici eretti dalla band tedesca siano surreali come quelli di un quadro di Escher, con scale che si inseguono in ogni direzione e specchi che riflettono ogni struttura. Veri e propri architetti della composizione musicale capaci di dar vita una musica affascinante.

Dopo essersi depurati con la musica acquatica dei My Sleeping Karma, si torna agli eccessi alcolici con i Karma to Burn. Karma opposti. Fin dal primo riff - carico, sporco e potentissimo - capisco che il gruppo è più compatto e dinamico del concerto al quale ho assistito esattamente un anno fa. Tiro micidiale, suono valvolare, energia che scorre in mezzo al pubblico, fino ad innescare il pogo. Ben presto però una corda di chitarra si rompe. Will Mechum sostituisce lo strumento, ma la sostituta perde in parte la forza grassa e rombante della Les Paul. Ma l’energia non manca mai. Stoner rock puro e semplice. Quello vero e genuino. Costruito su riff che non ti capaciti come possano avere tanta botta. Quando si rompe una corda anche della seconda chitarra, Mechum è costretto a cambiare quella della sua Les Paul, che torna finalmente ad imbracciare. Così il concerto si chiude come era iniziato, con quel suono potentissimo, che puzza di tequila e sigarette, che è difficile farsi entrare nel cervello riuscendo a rimanere fermi. La birra finale è dedicata ai Karma to Burn, una band alla quale dovrebbe essere concessa la cittadinanza italiana ad honorem, visti i frequentissimi passaggi dal nostro paese, in tempi recenti. E ovviamente è dedicata anche a chi ha organizzato un festival splendido come questo! Alla salute!
[R.T.]


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Elav Stoner Open Air Fest - 07.08.2017 - Birrificio Elav (Comun Nuovo, BG)
[Karma to Burn + My Sleeping Karma + Toner Low + Monte Nero + Ride Paranoia]

Torrid and sultry summer. A boundless plain that smells of manure and smog. It takes fresh beer and stoner rock. These two ingredients can be found at Birrificio Elav, in the neighbourhood of Bergamo, where a (free admission) 2 days festival dedicated to sandy and valvular sounds has been organized. I'm here for the second day, starting around 6 pm, with the Sun still high in the sky.

The first ones to get tanned on stage are Ride Paranoia. Their alternative rock is a great aperitif to start the evening. Fresh like a Pils from the tap, they mix direct stoner rock riffs and catchy tunes (sons of Queens of the Stone Age) with an interesting electronic aftertaste, thanks to the use of synths. Really tasty!

Monte Nero, instead, have the toasted and bitter taste of a high-alcoholic stout. We are next to the southern stoner of Corrosion of Conformity, made acid by vocal harmonization reminiscent of Alice in Chains (particularly beautiful the voice of the bassist) and by some edgy noisy guitar arrangements, halfway between Fatso Jetson and Steve Albini bands. For my palate, their riffs lack a bit of incisiveness and their songs abound a bit too much in sung parts at the expense of the instrumental ones, but overall they are a great drink!

Sandwich, another great craft beer of the brewery hosting us, and I am back under the stage for Toner Low. I finally attend to a gig of the Dutch band after more than 10 years. At that time it was a concert at Cox 18 in Milan, and they literally wiped me away with their extremely ultra-dilated riffs. Since the time of their first (amazing) full length has passed so long, and the trio, in addition to having changed bassist (now in formation is the former 7Zuma7 Miranda Vandervoot), has lowered even more their tuning and completely abolished high frequencies. Their music is a magma of distortion at the limit of the infrasound, completely stunning the audience (though unfortunately it does not affect mosquitoes, chewing me up for the whole evening!). At the end of their concert I feel dazed as if had drunk dozens of beers! And although the experience was certainly engaging, I miss a bit the attack they used to have when they were still characterized by a range of frequencies audible to the human ear.

Greeted by a great audience enthusiasm, accompanied by a light breeze and black clouds with the potential for the classic summer storm for excess moisture, My Sleeping Karma get on stage. Their progressive space rock is pulsating and dynamic, dragged by a rhythmic section that is precise and rich in groove. Oriental melodies, post rock arpeggios and liquid sounds. Everything flows, continuously. Just a moment and the clouds are gone, carried away by the fluid and unstoppable music of the band. There is not that unpredictability that one could expect from a musical genre free of constraints like this. No improvisation, no tiny granules of dust to dirty the songs. Everything is as sparkling as water and solidly built, even though the buildings of the German band are as surreal as those of an Escher painting, with stairways chasing each other in every direction and mirrors reflecting each structure. Real architects of musical composition capable of creating a fascinating music.

After having been purified by My Sleeping Karma aquatic music, the return to alcohol excesses with Karma to Burn. Opposed karma. Since the first riff - groovy, dirty and powerful - I understand that the band is more compact and dynamic than the concert I attended to exactly a year ago. Killing riffs, valve sound, energy flowing through the audience, and finally mosh. Soon, however, a guitar string breaks. Will Mechum replaces the instrument, but the substitute loses part of the grim and rumbling strength of the Les Paul. But energy never fails. Pure stoner rock. The true and genuine one. Built on incredibly powerful riffs. When also a rope of the second guitar breaks, Mechum is forced to change the string of his Les Paul and he finally plays that again. So the concert ends as it began, with that powerful sound, smelling of tequila and cigarettes, difficult to get into the brain staying still. The final beer is dedicated to Karma to Burn, a band to which Italian citizenship should be honored, given the many concerts in our country, in recent times. And of course it is also dedicated to those who have organized an amazing festival like this! Cheers!
[R.T.]