domenica 30 aprile 2017

Capt Crunch and The Bunch – 15.04.2017 – Borderline Club (Pisa)

 

Capt Crunch and The Bunch – 15.04.2017 – Borderline Club (Pisa)

È vigilia di Pasqua, e che c’è di meglio del concerto di presentazione del primo album di Capt Crunch and The Bunch per santificare le feste?!
La cornice del Borderline Club – storico locale pisano – è perfetta per una band che conta nelle sue fila storici personaggi della scena musicale locale (vedi, ad esempio, Andrea “Vipera” Salani – ex CCM, I Refuse It!, Fase Quattro).
Il mix riuscito e accattivante di garage e beat, condito da spruzzate psych e attraversato da una fitta trama blues, trova nella dimensione live la sua espressione più bella.
Il groove dei 5 è accattivante e trascinante. Basso e batteria scandiscono la dinamica e dettano il tiro della band. Alla voce, il Capitano alterna passaggi da bluesman consumato ad altri più catchy, da rocker, intermezzando con parti all’armonica. La chitarra (nonché la presenza scenica) di Emiliano “Er Biacco” Marianelli trascina il pubblico con un groove ed una carica davvero intensi.
Crimine Beat è fresco di stampa e aspetta solo di essere ascoltato…meglio ancora se davanti ad un palco, con la birra in mano!
[E.R.]
 
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Capt Crunch and The Bunch – 04.15.2017 – Borderline Club (Pisa)

It’s Easter Eve, and what's better than the release party of Capt Crunch and The Bunch first album to sanctify the feast day?!
Borderline Club - historical venue in Pisa - is the perfect frame for a band that counts in its lines historical characters from the local musical scene (as Andrea "Vipera" Salani - ex CCM, I Refuse It!, Fase Quattro).
Spiced with psych splashes and crossed by a thick blues texture, the successful captivating mix of garage and beat finds in the live dimension its most beautiful expression.
The groove of the five combo is captivating and engaging. Bass and drums mark the dynamics and dictate the pace of the band. On the microphone, the Captain alternates bluesman passages to more catchy (pure rocker style) ones and also harmonica parts. Emiliano "Er Biacco" Marianelli guitar (as well as his scenic presence) enthralls the audience with its really intense groove.
Crimine Beat is out now, just waiting to be listened to... even better if in front of a stage, with a beer in your hand!
[E.R.]
 

 



mercoledì 26 aprile 2017

Unearthly Trance – Stalking the Ghost


Unearthly Trance – Stalking the Ghost
(Relapse Records, 2017)

“Lo sludge ha esaurito la sua spinta e non ha più niente da offrire. Ormai è diventato una caricatura di ciò che era in origine, e sopravvive solo per moda. Tutti questi gruppi che fanno a gara a chi ha il suono più grasso, il feedback più fastidioso, la corde vocali maggiormente foderate di catarro hanno rotto i coglioni!” Tutto vero, per carità. Poi metto nello stereo Stalking the Ghost e ci casco nuovamente. Mi ritrovo esaltato a scapellare in giro per casa, tanta è l’intensità che esplode dalle casse. È più forte di me. Perché se con il suo sesto disco il gruppo di New York non apporta particolari novità ad un genere ultimamente sovraffollato, è indubbiamente vero che fa rizzare i peli sul collo da quanto trasuda groove e sporcizia. Come se gli Eyehategod si disintossicassero dall’eroina con tonnellate di marijuana gentilmente offerta dagli Electric Wizard. Come se i Neurosis, tra una visione mistica ed un’esperienza extracorporea, vedessero per qualche attimo quanto fa schifo la realtà, su suggerimento dei primissimi Machine Head. I riff degli Unearthly Trance non basano tutta la loro essenza esclusivamente sui suoni mastodontici (per quanto questi lo siano), ma anche e soprattuto sull’energia, il tiro – rallentato – e l’atmosfera – cupa e allucinata. Pubblicato a sette anni di distanza dal lavoro precedente (tempo impiegato dalla band per concepire 2 dischi a nome Serpentine Path inglobando nella formazione l’ex Electric Wizard Tim Bagshaw), Stalking the Ghost spicca nell’oceano fangoso dello sludge metal perché diretto e coinvolgente, grazie a canzoni con una gran botta, una notevole dose di cattiveria e perversione, ma anche melodie immediate (e non scontate!). Eh sì, ci sono cascato di nuovo! Un altro disco sludge che dimostra che il genere è tutt’altro che morto. 
[R.T.]
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Unearthly Trance – Stalking the Ghost
(Relapse Records, 2017)

“Sludge has exhausted its thrust and has nothing more to offer. It has now become a caricature of what it originally was, and it survives only because of the hype. All these bands who compete to have the fattest sound, the most annoying feedback, the more catarrh-covered vocal cords, they have now fed up everybody!" It’s all true, no doubt. Then I put in the stereo Stalking the Ghost and I find myself headbanging like a teenager so great it is the intensity exploding out of the speakers. I cannot resist. Because if with its sixth album the New York band does not add anything new to a recently overcrowded genre, it is undoubtedly true that it raises the hairs on the neck so much it exudes groove and filth. As if Eyehategod were cleansing themselves of their heroin drug addiction with tons of marijuana kindly offered by Electric Wizard. As if Neurosis, between a mystical vision and an extracorporeal experience, would see for a few moment how disgusting reality is, on suggestion of the early Machine Head. Unearthly Trance riffs do not rely entirely on mammoth sounds (as far as they are so), yet and mostly on energy, (slowed) groove and (gloomy and hallucinated) atmosphere. Released seven years  after their last work (time for the band to conceive 2 albums as Serpentine Path incorporating former Electric Wizard Tim Bagshaw in the band), Stalking the Ghost stands out in the sludge metal muddy ocean because it is direct and engaging, thanks to songs with a great groove, a considerable amount of malice and perversion, and immediate (yet not banal) melodies. Oh yes, I did it again! Another sludge album that proves that the genre is far from dead.
[R.T.]

martedì 18 aprile 2017

Subrosa - For This We Fought the Battle of Ages


Subrosa - For This We Fought the Battle of Ages
(Profound Lore, 2016)

Distruggere la personalità dell’individuo, per rendere la collettività un’enorme e fredda macchina, fatta di ingranaggi e parti sostituibili. I Subrosa mettono in musica le distopiche (e rivelatrici) visioni dello scrittore sovietico Yevgeny Zamyatin. Con il suo romanzo We – pubblicato in Inghilterra negli anni '20 – immaginò un mondo in cui emozioni e passioni sono bandite, fatto di vetro - completamente trasparente - affinché il Potere potesse controllare ogni azione individuale. La band di Salt Lake City modella il suo doom metal gotico e apocalittico sulle atmosfere del racconto. La musica è pesantissima e opprimente come la morsa imposta da uno Stato che pretende di controllare ogni azione del singolo. Ma è al tempo stesso emotiva, romantica e calda, come il desiderio di ribellione e dissenso che si insinua in alcuni - isolati - ribelli. Le esplosioni magmatiche in stile Neurosis sono la reazione passionale contro l’annullamento della libertà. Le fiamme vibranti dei violini (che a tratti ricordano il doom gotico e teatrale dei My Dying Bride) sono la liberazione di un’emotività repressa. La felicità non si trova nell’ovattato mondo che preclude l’accesso alle emozioni più profonde (come il dolore), ma nella libertà di scelta, per quanto dolorosa e difficile. La libertà definisce la nostra personalità. La grande libertà artistica dei Subrosa dimostra la loro gigantesca personalità.
[R.T.]
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Subrosa - For This We Fought the Battle of Ages
(Profound Lore, 2016)

Destroying the personality of the individual, to make the community a huge cold-hearted machine, made of replaceable gears and parts. Subrosa puts into music the distopic (and revealing) visions of Soviet writer Yevgeny Zamyatin. With his novel We - published in England in the 20s - he imagined a world where emotions and passions are banned, made of glass - completely transparent - so that the Power could control every individual action. The Salt Lake City band models its gothic and apocalyptic doom metal on the atmospheres of the novel. Music is as heavy and oppressive as the grasp imposed by a state demanding to control every action of any individual. But it is at the same time emotional, romantic and warm, like the desire for rebellion and dissent creeping into some - isolated - rebels. Neurosis magmatic explosions are the passionate reaction for the annihilation of freedom. The vibrant flames of violins (at times reminiscent of the gothic theatrical doom of My Dying Bride) are the release of a repressed emotion. Happiness is not in that muffled world preventing us from accessing deeper emotions (such as pain), but in the freedom of choice, however painful and difficult it could be. Freedom defines our personality. Great Subrosa artistic freedom is proof of their gigantic personality.
[R.T.]

lunedì 17 aprile 2017

My Dying Bride - Turn Loose the Swans


My Dying Bride - Turn Loose the Swans
(Peaceville, 1993)

Mentre molti musicisti trasformano il death metal in una musica complessa e cerebrale, i My Dying Bride reinterpretano il genere con estenuanti rallentamenti e romantiche atmosfere degne di un romanzo gotico. Perfetto connubio fra la pesantezza del doom metal sepolcrale e le affascinanti melodie di pianoforte e violino, Turn Loose the Swans è viscerale grazie alle origini death metal della band. È un’opera estrema e difficile da assimilare, ma la sua intensità e drammaticità sono anche ciò che la rende unica. La voce di Stainthorpe alterna lamenti growl con gemiti recitati, e il risultato è un’interpretazione teatrale della desolazione, un flusso sonoro nebbioso che, insieme a quelli di Paradise Lost e Anathema, definirà un nuovo stile nella musica gotica.
[R.T.]
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My Dying Bride - Turn Loose the Swans
(Peaceville, 1993)

While many musicians transform death metal into a complex and cerebral music, My Dying Bride reinterpret the genre with exhausting slowdowns and romantic atmospheres worthy of a gothic novel. Perfect marriage between sepulchral doom metal heaviness and fascinating violin and piano melodies, Turn Loose the Swans is visceral thanks to death metal origins of the band. It’s an extreme and difficult opus to absorb, but its intensity and drama are also the weapons that make it unique. Stainthorpe voice alternates growling laments with recited moans, and the result is a theatrical interpretation of desolation, a misty sonic flow that, together with Paradise Lost and Anathema ones, will define a new style in gothic music.
[R.T.]

sabato 15 aprile 2017

The Black Delta Movement + Il Reparto Psichiatrico – 28.03.2017 – Ganz of Bicchio (Viareggio, LU)


The Black Delta Movement + Il Reparto Psichiatrico – 28.03.2017 – Ganz of Bicchio (Viareggio, LU)

Il minuscolo e intimo ambiente del Ganz of Bicchio è il luogo ideale per gustarsi un piatto a base di rock psichedelico, condito da muri di suono, tanto giganteschi quanto avvolgenti, come quelli cucinati dai The Black Delta Movement.

Prima di loro, l’antipasto è preparato dai lucchesi Il Reparto Psichiatrico. La giovanissima band ci presenta un succulento mix di pop psichedelico anni 60 e cantautorato. Il Syd Barrett nostrano (voce e chitarra) inanella filastrocche acide portandoci in un mondo fantastico simile ai sogni di Alice nel paese delle meraviglie. Una tastiera misurata - ma adeguatamente allucinogena - condisce il tutto, impreziosendo una musica molto melodica e orecchiabile, ma non per questo non affascinante.

Gli inglesi The Black Delta Movement colpiscono le papille gustative con sapori decisamente più forti e decisi. Come una sorta di peperoncino piccantissimo, una valanga di distorsione fa immediatamente perdere le coordinate spazio temporali. E serve il groove e la potenza del batterista (essenziale e poderoso alla Dave Grohl, ma anche ipercinetico alla Keith Moon) per mantenerci ben saldi alla realtà. Il loro trucco “da chef stellati” nasce dalla combinazione di due ingredienti apparentemente antitetici come la melodia e il rumore, e prende ispirazione tanto da blasonati maestri come i Velvet Underground e i Doors, quanto dalla neo-psichedelia e (soprattutto!) dai Black Angels. Cibo che regala energia per muscoli, mente e sogni. Caldamente consigliati, e non solo assaggiando le loro registrazioni in studio, bensì facendo scorpacciata della loro musica in versione live!
[R.T.]


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The Black Delta Movement + Il Reparto Psichiatrico – 03.28.2017 – Ganz of Bicchio (Viareggio, LU)

The tiny cosy Ganz of Bicchio is the ideal venue to enjoy a psychedelic rock dish flavoured with as gigantic as wrapping walls of sounds, like those ones cooked by The Black Delta Movement.

Before them, the appetizer is served by Il Reparto Psichiatrico, from Lucca. The very young band offers us a succulent mix of 60s psychedelic pop and singer/songwriting rock. The “Syd Barrett” of the band (voice and guitar) releases acid rhymes bringing us into a fantastic world similar to the dreams of Alice’s Adventures in Wonderlands. A well balanced - yet properly hallucinogenic - keyboard spices the songs, enriching a very melodic and catchy music, but not for that not fascinating.

The British The Black Delta Movement strike the gustative papillas with much stronger and more determined flavors. Like a sort of extremely hot pepper, an avalanche of distortion makes you lose space-time coordinates. And you really need the groove and power of the drummer (essential and powerful à la Dave Grohl, but also hypercinetic à la Keith Moon) to keep our feet on the ground. Their “starred chefs” trick comes out from the combination of two seemingly antithetical ingredients such as melody and noise, and it is inspired both by their renowned masters such as The Velvet Underground and The Doors and by neo-psychedelia and (especially!) The Black Angels. Food that gives energy to muscles, mind and dreams. Strongly recommended, and not only tasting their studio recordings, yet making a big feed of their live show!
[R.T.]

giovedì 13 aprile 2017

Candlemass + Hooded Menace + Shores of Null + Naga – 25.03.2017 – Doom Over Brixia - Colony (Brescia)

 

Candlemass + Hooded Menace + Shores of Null + Naga – 25.03.2017 – Doom Over Brixia - Colony (Brescia)

Il metallaro è una specie in via di estinzione, difficile da osservare nel 2017. Le aree protette in cui riesce ad onorare il suo idolo (la distorsione) con corna al cielo e scapellamenti selvaggi sono sempre più ridotte. Il Colony, diventato negli ultimi anni uno di questi luoghi di riferimento, sarà anch’esso costretto a ridurre lo spazio a disposizione e la frequenza di grandi concerti. Doverosa quindi una rimpatriata tra simili, in occasione del ritorno in Italia di una band storica come i Candlemass, un attimo prima che il Colony - come lo conosciamo oggi - cambi la sua faccia. 

I primi a salire sul palco sono i napoletani Naga. Il loro sludge/doom è pesante, opprimente e carico di cattive vibrazioni. Tra un riff grasso ed uno lercio, si annidano dissonanze, atmosfere lugubri e una voce malata. Sorta di Cough partenopei, con forte componente post metal. Grande scoperta della serata, per tutti gli amanti delle sonorità più putride.

Ci allontaniamo dal palco per ritrovare vecchi amici del metallo e per berci una birra, e torniamo ai posti di combattimento per gli Shores of Null. Precisi e compatti, si abbattono sul pubblico con le loro sfuriate doom/death, colorando di nero il locale con atmosfere gotiche e melodie ricercate e originali. Peccato per i suoni non perfettamente calibrati (voci troppo alte rispetto alle chitarre), che comunque non inficiano la bellezza abbagliante di brani come Souls of the Abyss o Ruins Alive. Non ci resta che attendere l'ormai imminente seguito del bellissimo Quiescence.

L'enorme cantante dei Hooded Menace e la sua canottierina da culturista a prima vista stonano con una serata dedicata al doom metal. Ma appena il biondo finlandese libera la sua ugola, producendo un growl catarroso (che non avrà cedimenti per l'intera durata del concerto) capiamo che il nuovo innesto nella formazione della band è azzeccatissimo. Le distorsioni pesantissime dei finlandesi fanno sembrare la loro musica una versione narcolettica e rallentata (all'estremo) del death metal lovecraftiano dei Morbid Angel. Monolitici e stordenti.

Il doom anni '80 dei Candlemass ha un dinamismo ben diverso. La band svedese entusiasma con i suoi riff possenti e le sue melodie epiche, istigando il pubblico (grazie anche all'energia del nuovo cantante Mats Levén) ad unirsi a quei cori che solo un concerto metal riesce a regalare. Classici come Bewitched, Crystal Ball e Solitude sono cantati a squarciagola dalla "famiglia metal" che si è radunata al Colony. Una famiglia orgogliosamente fuori moda che di fronte alle atmosfere sepolcrali - ma al tempo stesso maestose - dei Candlemass si dimostra una comunità unita che meriterebbe che luoghi come il Colony, anziché scomparire, si moltiplicassero.
[R.T.]

 

 

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Candlemass + Hooded Menace + Shores of Null + Naga – 03.25.2017 – Doom Over Brixia - Colony (Brescia)

The metalhead is an endangered species, difficult to observe in 2017. The protected areas where it worships its idol (the Distortion) with horns to the sky and wild headbanging are shrinking. Also the Colony (one of these places of reference in recent years) will be forced to reduce its space and the number of big live shows. On the occasion of the return to Italy of a historic band like Candlemass, a moment before Colony - as we know it today - will change its face, a reunion among our fellowmen is absolutely due. 

First band on stage is Naga, from Naples. Their sludge/doom is heavy, oppressive and full of bad vibes. Dissonances, gloomy atmosphere and sick voice lurk between a fat riff and a filthy one. Sort of Neapolitan Cough, with a strong post metal element. Great discovery of the evening, for all lovers of the most putrid sounds.

We move away from the stage to reconnect with old metal friends and drink a beer, and then we come back to battle stations for Shores of Null. Precise and compact, they strike the audience with their doom/death outbursts, colouring in black the venue with gothic atmosphere and sophisticated original melodies. Too bad for not perfectly calibrated sounds (voices are too loud in comparison with the guitars), that anyhow do not invalidate the dazzling beauty of songs like Souls of the Abyss or Ruins Alive. We just have to wait for the successor of the beautiful Quiescence.

At first sight, he enormous singer of Hooded Menace and his minuscule singlet clash with this evening dedicated to doom metal. Yet, as soon as the blond Finnish clears his throat producing a catharral growl (flawless for the whole the concert), we understand that the new singer perfectly fits with the band. The heavy distortions of the Finnish band make their music look like a narcoleptic and (extremely) slowed down version of Lovecraftian Morbid Angel death metal. Monolithic and dazing.

The 80s Candlemass doom metal has got a really different dynamism. The Swedish band impresses with its powerful riffs and epic melodies, instigating the audience (thanks to the energy of the new singer Mats Levén) to join those choruses that only a metal concert can offer. Classic songs like Bewitched, Crystal Ball and Solitude are sung loudly by the "metal family" who had gathered at the Colony. A proudly unfashionable family that in front of the sepulchral - yet at the same time majestic - atmospheres of Candlemass music shows to be a united community that deserves that places like Colony would multiply themselves instead of disappearing.
[R.T.]
  


  

lunedì 10 aprile 2017

Pantera - Cowboys from Hell


Pantera - Cowboys from Hell
(ATCO Records, 1990)

L'intro futuristica di Cowboys from Hell - un riff tirato che sale da un surreale flanger e sfocia in un suono super-compresso - annuncia la rivoluzione. Come un fulmine a ciel sereno, tutt'ad un tratto i Pantera reinventano la musica pesante. Distrutto il loro passato - caratterizzato da sonorità hard rock e street glam - i Pantera iniziano anche a distruggere l'heavy metal anni '80 per poi ricrearlo. L'affilatezza di Judas Priest e la pesantezza dei Metallica ci sono ancora, ma l'approccio è diretto come mai prima d'ora. L'heavy metal è ripulito dall'enfasi epica e ciò che resta è rabbia ed energia in pura attitudine hardcore. I riff meccanici e le ritmiche "stop and go" creano una musica carica di tiro che si abbina perfettamente alla voce multiforme di Phil Anselmo: penetrante come quella di uno screamer, profonda come quella di un crooner, furiosa ed incazzata come quella di un ragazzetto hardcore. I Pantera ed il loro produttore Terry Date creano un suono nuovo che si rivelerà essere il punto di partenza della musica pesante degli anni '90.
[R.T.]

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Pantera - Cowboys from Hell
(ATCO Records, 1990)

Futuristic Cowboys from Hell intro - a groovy riff that rises from a surreal flanger effect to a hyper-compressed sound - announces the revolution. As a lightning, Pantera reinvent heavy music in a while. Destroyed their past - characterized by street glam and hard rock sounds - Pantera begin to destroy also 80s heavy metal in order to recreate it. Judas Priest sharpness and Metallica heaviness are still here,  but the approach is direct as never before. Heavy Metal is cleaned from epic emphasis, and what remains is rage and energy in hardcore attitude. Mechanical riffs and “stop and go” rhythmic create a groovy music that fits perfectly with multiform Phil Anselmo voice: penetrating as a screamer’s one, deep as a crooner’s one, furious as a pissed off hardcore boy’s one. Pantera and producer Terry Date create a new sound that will be the starting point of heavy music of the nineties.
[R.T.]

venerdì 7 aprile 2017

Ahab - The Boats of the Glen Carig


Ahab – The Boats of the Glen Carig 
(Napalm Records, 2015)

Profondità abissali. Oscure fosse oceaniche abitate da spaventose creature, sconosciute alla superficie. Fin dal loro esordio, gli Ahab si sono immersi in queste acque creando una personalissima visione del doom più funereo e cosmico, orientata ad un’onirica discesa in racconti di paure ancestrali e di perenni lotte tra uomo e natura. Con The Boats of the Glen Carig la band tedesca prosegue il percorso di maturazione, dipingendo un vero e proprio universo sommerso, più articolato e complesso rispetto al passato (come ben dimostra la psichedelica e intricata copertina, degna di un fumetto). Il monolitico e possente impatto dei riff - gonfi come le onde del mare aperto - si trasforma spesso in una calma piatta misteriosa, sorta di ondeggiare alla deriva di arpeggi puliti e delicati assoli (tanto cristallini quanto caldi) che ricordano i migliori Opeth degli anni '90. Con l’alternanza tra growl cavernoso e dolente voce pulita, Daniel Droste mette drammaticamente in musica il racconto horror scritto nei primi anni del 900 da William Hope Hodgson, in cui una ciurma si ritrova alla deriva su due scialuppe dopo l’affondamento della propria nave, costretta ad affrontare un ignoto destino. I tedeschi pescano nel mare del metal progressivo, abbinando la sua ricercatezza melodica e atmosferica alla mostruosa pesantezza del doom più dilatato e allucinogeno. Un viaggio non così asfissiante ed estremo come quelli degli esordi, bensì vario, fantasioso e avventuroso, in cui la band mostra maturità compositiva e un affascinante utilizzo delle dinamiche. Un viaggio attraverso "tempeste perfette" di distorsione e attimi di surreale "bonaccia" atmosferica, con lo sguardo al di là dell'orizzonte imposto dai generi di riferimento.
[R.T.]

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Ahab – The Boats of the Glen Carig 
(Napalm Records, 2015)

Abyssal depth. Dark ocean trenches inhabited by scary creatures, unknown to the surface. Since their debut, Ahab immersed themselves in these waters, creating a personal vision of the most funeral and cosmic doom, oriented to a dreamy descent into tales of ancestral fears and perennial struggles between man and nature. With The Boats of the Glen Carig the German band continues the maturation process, painting a more articulated and complex submerged universe (as demonstrated by the psychedelic and intricate cover, worthy of a comic). The monolithic and powerful impact of the riffs - puffy like the waves of the open sea - often turns into a mysterious calm, kind of drifting sway of clean arpeggios and delicate solos (both crystalline as warm) reminiscent of the best Opeth of the 90s. With the alternation between cavernous growl and sorrowful clean vocals, Daniel Droste dramatically puts into music the horror story written in the early 20th century by William Hope Hodgson, in which a crew finds himself drifting on two lifeboats after the sinking of his ship, forced to face an unknown fate. The Germans fish in the sea of progressive metal, combining its melodic atmospheric taste with the monstrous heaviness of the most dilated and hallucinogenic doom. A trip which is not so suffocating and extreme as those of their early years, yet varied, imaginative and adventurous, and in which the band shows compositional maturity and a charming use of dynamics. A journey through "perfect storms" of distortion and moments of surreal atmospheric "calm sea", looking beyond the horizon imposed by the genres of reference.
[R.T.]

mercoledì 5 aprile 2017

The Freeks + Komatsu - 04.03.2017 - Arci Taun (Fidenza, PR)

  

The Freeks + Komatsu - 04.03.2017 - Arci Taun (Fidenza, PR)

Il Taun mi piace subito a prima vista: piccolo, raccolto, molto garage. Il palco è praticamente a terra e saturo della strumentazione delle bands. Giusto il tempo di prendermi una birra ed è tempo di incollarsi agli ampli.

Primi i Komatsu. La scorsa volta era in occasione dell'Heavy Psych Sounds Fest, in quel di Parma. Era l'ultima data del loro tour di supporto ai Duel. E nonostante avessero sulle spalle un intero tour su e giù per l'Europa, il loro concerto fu carico, tirato e senza cali di sorta. Stasera - vuoi perché è la seconda volta che li sento dal vivo, vuoi perché conosco meglio i pezzi - il quartetto di Eindhoven spacca ancora di più. Il Taun viene scosso e stordito dal gran tiro delle canzoni, dalla potenza delle distorsioni, dalle ritmiche sempre serrate e schiacciasassi. Con un solo EP e due album all'attivo, i Komatsu sono una band davvero interessante e da tenere d'occhio.

I The Freeks poi portano la serata al suo culmine e compimento grazie al loro stoner-psych-garage rock. Ruben Romano non ha certo bisogno di presentazioni. Ma se lui può essere considerato "il pezzo da novanta", il resto della band non è assolutamente da meno ed è proprio l'intera squadra a fare la differenza. Metà dedicata al fresco di stampa Shattered, metà dedicata al suo predecessore Full On, la scaletta è davvero perfetta, carichissima di groove, satura di riff serrati e animata da una vena psych. Quando le tastiere si armonizzano alla perfezione con le chitarre e la sessione ritmica, sei davanti ad una band che ha le spalle larghe e ha appreso, digerito e "rinnovato" anni '60 e '70 alla luce delle sonorità dei '90. E questo non è revival, ma musica con una storia e che parla a chi ha la prospettiva lunga e sgombra. Per chi se li è persi nelle molte date italiane del loro tour europeo il consiglio è solo uno: rimediate alla prima occasione...e intanto ascoltatevi l'ultimo album!
[E.R.]


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The Freeks + Komatsu - 03.04.2017 - Arci Taun (Fidenza, PR)

I liked the Taun right away at first sight: small, cosy, really garage. The stage is almost ground level and saturated with bands instrumentation. Just the time to take a beer and it is time to stick to the amps.

First Komatsu. Last time was at Heavy Psych Sounds Fest, in Parma. It was the last show of their tour supporting Duel. And although they had gone through an entire tour up and down Europe, their concert was groovy and without ups and downs. Tonight - whether because it is the second time I hear them live, either because I know better their songs - the quartet of Eindhoven sounds even greater. The Taun is shaken and stunned by the kick of the songs, the power of distortions, the steamroller rhythmics. With only one EP and two albums released, Komatsu is a really interesting band to keep in mind.

Then The Freeks bring the evening to its climax and fulfillment through their stoner-psych-garage rock. Ruben Romano needs no introduction. But if he can be considered the "bigwig", the rest of the band is definitely not outdone and it is the whole team that makes the difference. Half dedicated to the just released Shattered, half dedicated to its predecessor Full On, the setlist is really perfect, super-groovy, saturated with tight riffs and animated by a psych vein. When keyboards perfectly blend with guitars and rhythmic section, you are in front of a band with an outstanding background and which has learned, digested and "renewed" 60s and 70s in the light of the sounds of the 90s. And this is not revival, but music with a history that speaks to those who have a long and clear perspective. For those who lost them in the many Italian dates of their European tour, the advice is only one: remedy at the earliest chance ... and in the meantime listen to their latest album!
[E.R.]

 

lunedì 3 aprile 2017

Ride - Nowhere


Ride - Nowhere
(Sire, Creation Records, Reprise Records, 1990)

Nowhere è un luogo fluttuante su di un'onda in oscillante movimento fra rumore e melodia. Figlio dell'uso della dissonanza della psichedelia sessantiana e delle atmosfere romantiche del post punk ottantiano, Nowhere è un lecca-lecca intriso di rumori. La dicotomia dei Jesus and Mary Chain fra disturbante devianza e pura dolcezza è qui sintetizzata in uno space pop delicato. Dinamica e al tempo stesso stordente, la musica dei Ride non è così nebbiosa come quella dei My Bloody Valentine, nononstante gli evidenti punti di contatto. La marea dei liquidi effetti della chitarra si innalza e si abbassa avvolgendo delicate melodie, senza mai affogarle o deformarle in un impenetrabile muro di suono come invece accade nella musica della band irlandese. Nowhere è un album di noise rock come quelli dei Sonic Youth o dei Dinosaur Jr.: ciò che lo rende unico è la sua sensibilità europea, sempre concentrata sulle melodie e sulle atmosfere.
[R.T.]
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Ride - Nowhere
(Sire, Creation Records, Reprise Records, 1990)

Nowhere is a place floating on a wave, in undulant movement between noise and melody. Son of 60s psychedelic use of dissonance and 80s post punk romantic atmospheres, Nowhere is a psychedelic lollipop drenched in noises. The Jesus and Mary Chain dichotomy between disturbing deviance and pure sweetness is here synthesized  in a delicate space pop. Dynamic but dazing too, Ride music is not so hazy as My Bloody Valentine one, despite the evident similarity with it. The tide of liquid guitar effects rises and goes down wrapping delicate melodies, never drowning or deforming them in an impenetrable wall of sound, as in the Irish band music. Nowhere is a noise rock album as Sonic Youth or Dinosaur Jr. ones: what makes it unique is its European sensibility, always focused on melodies and atmospheres.
[R.T.]