Carcass + Obituary + Napalm Death + Voivod – Deathcrusher Tour – Estragon (Bologna) - 17/11/2015
Il metal vive in un mondo parallelo. Per questo la sua musica ci riporta all’adolescenza e ci esalta come poche altre. Dal punto di vista temporale è su un pianeta in cui il calendario è posizionato a cavallo tra anni 80 e 90, ben prima dell’avvento del terrorismo jihadista nella società occidentale, dal punto di vista spaziale è distante anni luce da Parigi, dove appena 4 giorni prima rispetto alla data italiana del Deathcrusher Tour il concerto degli Eagles of Death Metal è stato sconvolto dalla follia terrorista. Per questo non c’è da stupirsi se 4 band, veterane dei palchi di tutto il mondo, non fanno menzione (eccezion fatta per un vago accenno di Shane Embury dei Napalm Death alla follia delle religioni) a quello che è successo a Le Bataclan. Non stupisce ma suona imperdonabile.
Così come appare imperdonabile, nel surreale clima di psicosi che si respira in questi giorni in tutta Europa, trovarsi ad un concerto rock in un locale di grandi dimensioni come l’Estragon, colmo di persone all’inverosimile, senza un minimo controllo di sicurezza.
Per fortuna la musica in questione ha la capacità di riportarci all’adolescenza, quando i problemi del mondo reale apparivano distanti anni luce. E la grandiosità del bill del Deathcrusher Tour è un vero e proprio viaggio del tempo, che alla fine risulterà a dir poco memorabile.
Perduta la possibilità di ascoltare la band di apertura, gli Herod, per un’ingiustificabile anticipo di circa mezz’ora sull’orario previsto per l’inizio del festival, sono i Voivod a darci il benvenuto all’Estragon. I canadesi, con il loro thrash metal fantascientifico, ci conducono nel mondo parallelo dell’heavy metal facendoci entrare dalla porta principale. Melodicamente alieni e ritmicamente freddi come una macchina, i Voivod dipingono un mondo retrofuturista dalle forme cerebrali e contorte, senza negare il senso dell’umorismo. La loro visione mostra calore umano perché si percepisce il divertimento che i quattro provano suonando, nonostante il tanto tempo trascorso dagli esordi, e la scomparsa di un membro storico come Piggy, salutato con calore da Snake. Esaltante è soprattutto la prestazione alla batteria di Away: potente, ricca di groove e dinamismo. Il loro futuro, visto dal passato, è ancora attuale.
Ai Napalm Death il compito di riportarci nel marciume del pianeta Terra. La band inglese si presenta sul palco senza il cantante “Barney” Greenway, ma quella che potrebbe apparire come una delusione, si dimostra invece una felicissima scoperta. Il suo sostituto Chris Reese (dei Corrupt Moral Altar) ha polmoni da vendere, e non si stanca di urlare tutta l’energia che ha in corpo (che è molta) sul pubblico. Il ragazzino è pienamente a suo agio sul palco, e riesce in un compito apparentemente impossibile. Quello che non convince dei Napalm Death sono i suoni, talmente compressi e privi di medie frequenze da rendere difficile sostenere il loro assalto sonoro. Che queste sonorità, più vicine all’industrial che al classico grindcore, siano maggiormente affini alla musica recente della band è evidente, ma un non perfetto bilanciamento dei suoni finisce per indebolire l’altrimenti inarrestabile violenza della band.
Di ben altro livello il bilanciamento dei suoni degli Obituary, a dir poco straordinario. Pesantissimo, poderoso, marcio, il suono degli Obituary è perfetto per valorizzare la musica di una band in grandissima forma. Confermando l’esaltazione che aveva suscitato con il suo concerto dell’estate del 2014 a Pisa, la band della Florida risulta la più strabiliante della serata, e ci trasporta in un mondo fumettistico fatto di orrori assortiti. La voce di John Tardy è fangosa e vomitevole come agli esordi, ma con una potenza ancor più devastante. Gli assoli ricchi di delay sembrano provenire da una delle dimensioni parallele immaginate da Lovecraft, e suonano mistici e stranianti, in tutta quella colata di fangose distorsioni. Una batteria pesantissima trascina i riff della band, che quando abbandonano le sfuriate per rallentare, sembrano impantanare lo spettatore nelle sabbie mobili. Memorabile.
Quello che si abbatte subito dopo, sull’Estragon, è una vera e propria rasoiata, che si contrappone alla mastodontica pesantezza degli Obituary. La tagliente musica dei Carcass è suonata da chirurghi infallibili (per la precisione nell’esecuzione) e serial killer morbosamente implacabili (per la perversione delle melodie). Come dei folli Victor Frankenstein, gli inglesi hanno nel tempo scomposto e ri-assemblato la musica pesante, attraverso dischi epocali di efferata brutalità e magnifica eleganza. Nel 2015 non hanno più niente dello humour nero degli albori grind né del divertimento death n’ roll del criticato Swansong (nonostante non abbiano paura a riproporre brani di quei periodi). Sono infatti concentrati sulla ricerca melodica del presente, evoluzione di quella vena progressiva che ha raggiunto il suo apice nei capolavori Necroticism ed Heartwork, dimostrando come abbiano ancora, a ragione, fiducia nelle proprie capacità compositive. Jeff Walker, magnetico e carismatico, è riuscito, insieme a Bill Steer, che pare provenire direttamente dagli anni 70, a ricreare la magica perversione dei Carcass dei primi anni 90, arricchendola di un gusto melodico che richiama proprio la scena death metal svedese che gli stessi Carcass tanto hanno influenzato. Una band in pieno slancio creativo che ripropone anche molti brani ormai entrati nella storia della musica pesante.
Una delle serate più intense dell’annata concertistica, in particolare per le straordinarie esibizioni degli Obituary e dei Carcass. Un viaggio nel mondo parallelo del metal estremo, fatto di divertimento, corna al cielo, pogo ferocissimo e birra. Come tornare bambini. Quello che deve essere un concerto rock, insomma. Peace, Love and Death Metal!
[R.T.]
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Carcass + Obituary + Napalm Death + Voivod – Deathcrusher Tour – Estragon (Bologna) - 11/17/2015
Metal lives in a parallel world. This is the reason why it brings us back to adolescence and exalts us like no other musical genre. Temporally it is on a planet in which the calendar is located between 80s and 90s, long before the advent of jihadist terrorism in occidental society. Spatially it is light years away from Paris, where just 4 days before Deathcrusher Tour Italian gig, Eagles of Death Metal concert was devastated by the madness of terrorists. This is the reason why we can not be surprised if 4 bands, veterans of stages around the world, do not mention (except for a vague reference by Shane Embury from Napalm Death about the madness of all religions) Le Bataclan massacre. This is not surprising, yet it is unforgivable.
In the same way it is unforgivable, in the surreal psychotic atmosphere that envelops Europe in these days, that there is no real security control at a rock concert in such a big club, filled to its maximum capacity.
Fortunately, this kind of music is capable to bring us back to adolescence, when real world problems were light years away from our perception. Grandeur of Deathcrusher Tour bill is a real journey through time, and in the end this will be remembered as a memorable event.
Lost the chance to listen to the opening band, Herod, because the festival beginning is inexcusably anticipated of almost half an hour, Voivod welcome us to Estragon. The Canadian band, with its sci-fi thrash metal, brings us into the parallel world of heavy metal through the main entrance. Melodically aliens and rhythmically cold like machines, Voivod create a retro-futurist world with cerebral, contorted shapes, without abandoning the sense of humour. Their vision has got human warmth, and indeed we can perceive the funny spirit of the four members, despite of all the time elapsed from the beginning of their career, and the passing of a fundamental member as Piggy was (and he is heartily remembered by Snake). Exalting is Away performance on drums: powerful, groovy and dynamic. Their future, observed by the past, is still relevant nowadays.
Napalm Death have got the task to bring us back to the rottenness of planet Earth. English band gets on the stage without singer “Barney” Greenway: this change in the band line up could generate vivid disappointment, instead it proves to be a great discovery. His substitute (Chris Reese from Corrupt Moral Altar) never gets tired of roaring his massive energy onto the audience. The young guy is completely at ease on stage, and he succeeds in a seemingly impossible task. What is not properly convincing in their show are sounds: too much compressed and without midrange frequencies, they make it difficult to sustain their sonic assault. These sounds, much closer to industrial than to grindcore, have got a lot of affinity with recent compositions of the band, but their not perfect balance weaks the otherwise relentless violence of the band.
On the contrary the sound balance of Obituary live set is extraordinary. Heavy, mighty, rotten: Obituary sound is perfect for enhancing the music of a completely fit band. Confirming the exaltation aroused with its concert in summer 2014 in Pisa, the band from Florida is the most amazing of the evening, and it brings us in a comics world full of horror images. John Tardy voice is muddy, sickening and it sounds even more devastating than at the beginning of his career. Echoing solos seem to come from a parallel dimension imagined by Lovecraft, and they sound mystical and estranging, in the sludgy flow of distortions. Powerful drums pull guitars riffs, and when the music abandons the fury to slow down, the public seems mired in the quicksand. Memorable.
Then, a real stroke of a razor – opposite to the colossal heaviness of Obituary – hits Estragon audience. Razor-sharp Carcass music is played by infallible surgeons (for their incredible musical skills) and morbidly merciless serial killers (for the perversion of the melodies). As a crazy Victor Frankestein, the English band has discomposed and reassembled heavy music, during its career, through epochal albums made by both savage brutality and magnificent elegance. In 2015 they have got nothing more of the black humour of the beginnings, neither the death n’ roll fun of the criticized Swansong (and despite criticism of the time, the band plays some tracks from that era). Indeed, they are focused on present melodic research, evolution of their progressive side (that reaches the apex with masterpieces as Necroticism and Heartwork), showing how much they still – rightly – trust on their compositional ability. Charismatic and magnetic Jeff Walker, together with Bill Steer (directly coming from the 70s), succeeds in recreating the magical perversion of early 90s Carcass, enriching it with a melodic taste that recalls that Swedish death metal scene so much influenced by Carcass themselves. A band at the height of its creative drive that juxtaposes great new music to songs that have already taken their place in the history of heavy metal.
One of the most intense live shows of the year - especially for the amazing performance by Obituary and Carcass. A journey into the extreme metal parallel world, characterized by fun, beer, wild mosh and horns up! It is almost like being teens once again! In short, that is what a rock concert has to be: Peace, Love and Death Metal!
[R.T.]