Elder – Reflections of a Floating World
(Stickman Records, 2017)
In un’epoca in cui la musica viene divorata compulsivamente e distrattamente, con l’idea che questa debba modellarsi alla nostra sensibilità (e non, invece, che sia la nostra sensibilità a maturare a contatto con la musica), Reflections of a Floating World è un album a suo modo rivoluzionario. E' infatti un disco che necessita di un’immersione profonda, con le porte della percezione ben spalancate, per poter assorbire il complesso oceano sonoro che lo caratterizza. Sei lunghi e contorti brani, vere e proprie barriere coralline di rock progressivo, all’interno dei quali è meraviglioso lasciarsi trasportare dalle correnti dei riff stoner. Ma ancor più straordinario è annegarvi dentro, nei momenti in cui si aprono di fronte a noi vasti panorami pinkfloydiani. In questi anni '10 in cui gli artwork sono minuscoli files jpeg che fungono da sfondo nel nostro smartphone mentre ascoltiamo gli mp3, prendere in mano il vinile di Reflections of a Floating World, scartarlo, annusarlo, estrarre le buste e, prima ancora di aver messo il disco sul piatto, entrare in quel mondo galleggiante disegnato in copertina, può sembrare un gesto nostalgico e "moralista" riguardo il tempo presente. Eppure la freschezza delle sue canzoni dimostra quanto questo richiamo ad un modo di vivere la musica tipico degli anni '70 non abbia niente di revivalistico. La personalità degli Elder è molto più solida di quanto possa percepire un ascoltatore superficiale che si limiti a riconoscere la frenesia chitarristica degli High Tide o le aperture melodiche di Nektar e Camel. Gli Elder non si oppongono al presente. Nell’istintività della loro fragorosa cascata di note c’è tutta la fantasia e la strabordante energia di un tempo attuale e presente. Tutto l’impeto del “qui e ora”, che si abbatte come un’onda sugli scogli del passato, ne assorbe l’essenza e poi si vaporizza in schizzi imprevedibili e irripetibili. Essere sulla riva di questo mondo galleggiante, ed essere travolti da quest'ondata, farà maturare la nostra sensibilità, e noi stessi.
[R.T.]
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Elder – Reflections of a Floating World
(Stickman Records, 2017)
In an era when music is devoured compulsively and distractedly, with the idea that music should be shaped by our sensitivity (and not, on the contrary, that our sensitivity should mature through music), Reflections of a Floating World is a revolutionary album in its own way. It is an album that needs a deep immersion, with wide open doors of perception, to absorb the complex sonic ocean that characterizes it. Six long contorted tracks, real coral reefs of progressive rock, within which it is wonderful to be carried away by the currents of the stoner riffs. But even more remarkable is to drown into them when vast pinkfoydian views open themselves in front of us. In these 10s where artwork is reduced to tiny jpeg files in our smartphone while listening to mp3s, it may sound like a nostalgic and "moralistic" act towards the present time to take the vinyl of Reflections of a Floating World in your hands, discard it, sniff it and, even before putting it onto the turntable, enter the floating world pictured on its cover. Yet the freshness of its songs shows how much this appeal to a typically 70s way of living the music has nothing to do with revivalism. Elder personality is much more solid than a superficial listener - who merely acknowledges High Tide guitar frenzy or Nektar and Camel melodic openings - may perceive. Elder do not oppose the present. In the impetuosity of their roaring waterfall of notes there is all the creativity and the overflowing energy of a current and present time. Breaking like a wave on the rocks of the past, all the impetus of "here and now" absorbs its essence and then vaporizes in unpredictable and unrepeatable sketches. Being on the shore of this floating world, and being overwhelmed by this wave, will make our sensitivity mature, and ourselves too.
[R.T.]
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