giovedì 7 settembre 2017

At the Drive In - In ter a li a


At the Drive In - In ter a li a
(Rise Records, 2017)

Fermo immagine. Due ragazzetti secchi come un uscio, sospesi in aria, entrambi con un cespuglio di capelli che in confronto Renè Higuita era calvo. Uno con una chitarra lanciata in cielo, l’altro con il cavo del microfono arrotolato alla gola come un serpente costrittore. Energia pura. Insieme a loro una sezione ritmica che è adrenalina fatta ritmo, e una seconda chitarra che si attorciglia alla prima, inseguendola, superandola, dissociandosi per poi diventare una cosa sola con l’altra.

Da quel fermo immagine sono passati 17 anni, e sarebbe folle illudersi che l’atterraggio dei due ragazzetti sia elastico come ai tempi in cui Relationship of Command si impose come uno dei migliori dischi rock degli anni 2000. E non solo perché quella seconda chitarra non è più impugnata da Jim Ward.

Prima che Cedric Bixler Zavala e Omar Rodríguez-López tocchino terra, in quel lasso di tempo che può durare 1 secondo o 17 anni, è successo di tutto, e in ogni direzione. Eppure l’atterraggio è un disco che riparte esattamente da quel fotogramma che ritraeva una band sospesa in aria, all’apice creativo, ed è stupefacente notare come l’energia elettrica liberata dall’impatto con il terreno, nel 2017, sia la stessa che aveva spinto la band in alto, per quanto questa regali scosse più controllate e mature, meno nervose e centrifughe.

Ciò che è sparito è la rabbia hardcore, quella furia adolescenziale che strabordava in continuazione da canzoni i cui confini erano continuamente in discussione. Il tempo è passato. Gli angoli si sono smussati, e la carta vetrata che grattava la pelle in canzoni come One Armed Scissor o Arcarsenal è diventata groove rotondo, vorticoso e torrenziale (splendido il lavoro di Paul Hinojos al basso e di Tony Hajjar alla batteria) e melodie perfettamente a fuoco (non dimentichiamoci che dopo le elefantiache metamorfosi sonore dei Mars Volta, delle quali si percepiscono barlumi nei liquidi intrecci chitarristici, Cedric e Omar hanno sviluppato la melodia nella sua più pura essenza nel sottovalutato progetto Antemasque). I due ragazzetti, e con loro gli altri indispensabili compari, sono cresciuti e probabilmente non sono più incazzati come un tempo: ma hanno ancora un'energia, una frenesia espressiva e una maturità compositiva tali da rendere Inter Alia un disco travolgente.
[R.T.]

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At the Drive In - In ter a li a
(Rise Records, 2017)

Still image. Two skinny boys suspended in the air, both with a bush of hair that compared to them René Higuita was almost bald. One with a guitar thrown in the sky, the other with the microphone wire twisted around his throat as a constrictor snake. Pure energy.  With them a rhythmic section that is adrenaline made rhythm, and a second guitar twisting itself onto the first, pursuing it, overtaking it, dissociating itself to become one with the other.

From that still image 17 years have passed, and it would be foolish to delude ourselves that the landing of the two boys is as elastic as when Relationship of Command imposed itself as one of the best rock albums of the 2000s. And not just because Jim Ward isn't the second guitar anymore.

Before Cedric Bixler Zavala and Omar Rodríguez-López touch earth, in that time period that can last 1 second or 17 years, everything happened in every direction. Yet the landing is an album that starts exactly from that frame showing a band suspended in the air, at its creative apex, and it is amazing to notice how the electricity released by the impact on the ground in 2017 is the same one that pushed the band up, even though its shakes are more controlled and mature, less nervous and centrifugal.

What has disappeared is hardcore anger, that teenage fury costantly overflowing from songs whose borders were constantly being debated. Time has passed. Things were smoothed over, and the sandpaper scratching the skin in songs like One Armed Scissor or Arcarsenal has become a round, swirling and torrential groove (amazing Paul Hinojos on bass and Tony Hajjar on drums) and perfectly focused melodies (let's not forget that after the elephant-like metamorphoses of Mars Volta, of whom it  is possible to perceive hints in the liquid guitar interweavings, Cedric and Omar have developed the melody in its purest essence in the undervalued Antemasque project). The two boys, and with them the other indispensable buddies, have grown up and probably are not as pissed off as once before: but they still have energy, expressive frenzy and compositional maturity that make Inter Alia an overwhelming album.
[R.T.]

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