(Thrill Jockey, 2018)
“I Have Fought Against It, But I Can’t Any Longer.” Dopo aver messo il punto ed aver così concluso la lettera indirizzata alla sorella, Virginia Woolf si suicidò. Con questa premessa, mettere nello stereo un disco che cita fin dal titolo una confessione così intima e drammatica, fa sentire sporchi. Eppure il battito del cuore che si fa largo nel mare di droni e rumori - e sul quale la voce di Chrissy Wolpert recita un toccante poema funebre - mostra quanto la musica dei The Body si getti nel dolore con umanità, senza traccia di voyeurismo morboso. Ben presto diventiamo protagonisti della sofferenza, e non più spettatori. E’ in questo momento che tutta crolla, dentro di noi. Il peso del dolore incrina la lucidità ed è la follia a prendere il sopravvento, risucchiandoci in un vortice patologico, in cui una voce angelica (quella di Kristin Hayter, alias Lingua Ignota) si trasforma in un rantolo spaventoso, e i bassi rimbombano profondissimi su basi elettroniche marziali che richiamano gli incubi dei vecchi Swans e i deliri dei Throbbing Gristle. Per i The Body l’autodistruzione è al tempo stesso disgustosa e magnetica. Ha un potere attrattivo che varca i confini del pensiero razionale. Ed è tanto emotivamente travolgente da annichilire ogni emozione. Una volta entrati nel suo vortice, le forze per uscirne sono sempre più flebili. L’astenia è l’ultimo gradino di questa discesa nell’abisso, e non potevano esistere parole più intense di quelle di Bohumil Hrabal ad accompagnarci.
[R.T.]
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The Body - I Have Fought Against It, But I Can’t Any Longer.
(Thrill Jockey, 2018)
“I Have Fought Against It, But I Can’t Any Longer.” After writing the full stop and thus concluding the letter addressed to her sister, Virginia Woolf committed suicide. With this premise, putting on the stereo a record that from the title mentions such an intimate and dramatic confession makes you feel dirty. Yet the heartbeat that makes its way into the sea of drones and noises - and on which the Chrissy Wolpert voice recites a touching funeral poem - shows how much The Body music throws itself into pain with humanity, without trace of morbid voyeurism. Soon we become protagonists of this suffering, and no longer spectators. It is in this moment that everything collapses, within us. The weight of pain cracks the lucidity and madness prevails, sucking us in a pathological vortex, in which an angelic voice (that of Kristin Hayter, aka Lingua Ignota) turns into a scary rattle, and bassess echoe deeply on martial electronic bases reminiscent of early Swans nightmares and Throbbing Gristle raving. For The Body, self-destruction is both disgusting and magnetic. It has an attractive power that crosses the boundaries of rational thought. And it is so emotionally overwhelming to annihilate every emotion. Once in its vortex, the forces to get out of it are always weaker. Asthenia is the last step of this descent into the abyss, and there could be no more intense words than Bohumil Hrabal ones to accompany us.
[R.T.]
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