(Witchfinder Records, Spinefarm Records, 2017)
Tutto è destinato a divenire polvere. Prima o poi, inevitabilmente, tutto si prosciuga e si sgretola come fango secco. La melma sonica degli Electric Wizard aveva già attraversato questo processo ai tempi di Witchcult Today, disidratando il suo grondante sludge cosmico in un secco doom metal primordiale. Ai tempi quella scheletrica essenzialità suonò tanto sconcertante per i fan del lato più estremo della band quanto sconvolgente per un’intera generazione di musicisti pronti a trarne ispirazione. Dopo esser ricaduto in un’overdose di droghe pesanti e bad trip spaziali con i due dischi successivi, lo stregone elettrico scende nuovamente nella cripta e si avventura ancor più in profondità, per respirare l’aria viziata del rock occulto, quando questo non si chiamava ancora doom. Avvolto da ragnatele e coperto da uno spesso strato di polvere, Wizard Bloody Wizard suona ovattato e nebbioso come un disco di heavy psych sotterraneo dei primi anni 70. Una sezione ritmica decisamente più morbida di quelle del passato accentua la sensazione di trovarsi immersi in una nube di marijuana, mentre un tetro blues psichedelico risuona tra le pareti di pietra (Mourning of the Magicians). Il fatto che le profondità della cripta siano abitate oggigiorno da molti altri stregoni (alcuni dei quali, come gli Uncle Acid, con una più profonda e matura sensibilità melodica) non toglie il diritto a Jus Oborn e ai suoi discepoli di far parte del sabba oscuro, da loro stessi riportato in auge con il disco del 2007. Lo stregone è invecchiato, incartapecorito e impolverato, ma se c’è una messa nera da celebrare, sarà certamente il suo sacerdote.
[R.T.]
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Electric Wizard – Wizard Bloody Wizard
(Witchfinder Records, Spinefarm Records, 2017)
Everything is doomed to become dust. Sooner or later, inevitably, everything dries up and crumbles like dry mud. Electric Wizard sonic slime had already gone through this process at the time of Witchcult Today, dehydrating its dripping cosmic sludge in a dry primordial doom metal. At that time that skeletal essentiality sounded so disconcerting for fans of the extreme side of the band as shocking for an entire generation of musicians ready to draw inspiration. After falling into an overdose of heavy drugs and space bad trips with the two following albums, the electric sorcerer descends again into the crypt and ventures even deeper, to breathe the stale air of occult rock, when this was not yet called doom. Wrapped in spiderwebs and covered with a thick layer of dust, Wizard Bloody Wizard sounds muffled and foggy like an underground heavy psych record from the early 70s. A rhythmic section much softer than those of the past accentuates the feeling of being immersed in a cloud of marijuana, while a bleak psychedelic blues resounds among the walls of stone (Mourning of the Magicians). The fact that the depths of the crypt are inhabited today by many other sorcerers (some of whom, like Uncle Acid, with a deeper and more mature melodic sensitivity) does not take away the right of Jus Oborn and his disciples to be part of the dark Sabbath, by themselves brought back into vogue with their 2007 album. The wizard is aged, shrivelled and dusty, but if there is a black mass to be celebrated, he will certainly be its minister.
[R.T.]
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