Godspeed You! Black Emperor – Luciferian Towers
(Constellation, 2017)
L’assenza di una voce umana, la personalità dei singoli musicisti sacrificata all’insieme, e un corpo musicale non costituito da parti chiaramente definite e strutturate, bensì da un flusso in continua trasformazione, potrebbero ad un primo impatto indurre a considerare la musica dei Godspeed You! Black Emperor come un’entità astratta, fruibile solo dal punto di vista concettuale. Eppure la forza emotiva delle suites composte dalla band canadese nel corso della sua carriera ha una potenza evocativa che da sempre è stata in grado di suscitare immagini vivide (veri e propri film immaginari) nella mente dell’ascoltatore. Film i cui protagonisti sono l’uomo e i suoi conflitti.
Nel suo magma a scorrimento lento, Luciferian Towers è una pellicola con un soggetto forte (la melodia), che si avventura temerario in vastissimi spazi solitari. Un soggetto nel quale l’ascoltatore non può non riconoscersi e dal quale non può non farsi guidare. La potenza, la tensione e l’imprevedibilità del disco precedente lasciano ora il posto ad una malinconica sensazione di pace, apparentemente statica per chi è abituato a certe sonorità. Ma è proprio in questo senso di attesa, squarciato dai feedback di chitarra e dalle coinvolgenti linee melodiche dei violini, che si nasconde la bellezza di questo album. Più che gridare alla rivolta contro i centri del potere economico occidentale (come sembrano alludere i titoli e le note del disco), i caldi riflessi di Luciferian Towers trasmettono la sensazione di un’umanità chiusa in un rifugio, pronta a sferrare un attacco che probabilmente non avverrà mai. Ad elevare questo sesto disco ai livelli dei precedenti lavori della band sono gli orizzonti sconfinati di Anthem for No State, nei quali si respira il vento caldo e sabbioso di una colonna sonora western di Morricone, immagine post apocalittica di una nuova umanità. Un disco che si dimostra il meno sorprendente della band, ma anche quello più coeso, semplice e - probabilmente - umano.
[R.T.]
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Godspeed You! Black Emperor – Luciferian Towers
(Constellation, 2017)
The absence of a human voice, the personality of the individual musicians sacrificed to the ensemble, and a musical body not made up of clearly defined and structured parts, yet a stream in continuous transformation, at first glance they could induce to consider Godspeed You! Black Emperor music as an abstract entity, accesible only from a conceptual point of view. Yet the emotional strength of the suites composed by the Canadian band during its career has got an evocative power that has always been able to arouse vivid images (real imaginary movies) in the mind of the listener. Movies whose main characters are man and his conflicts.
In its slow-flowing magma, Luciferian Towers is a film with a strong subject (the melody), which fearless ventures in vast solitary spaces. A subject in which the listener can not but recognize himself and from which he can not help to be guided. The power, the tension and the unpredictability of the previous album now give way to a melancholy sensation of peace, apparently static for those used to certain sounds. But it is precisely in this sense of waiting, torn by guitar feedbacks and engaging melodic lines of violins, that hides the beauty of this album. Rather than shouting at the revolt against the centers of Western economic power (as the titles and notes of the album seem to suggest), the warm reflections of Luciferian Towers convey the feeling of a humanity locked in a shelter, ready to launch an attack that probably will never take place. Raising this sixth album to the levels of the band's previous works are the boundless horizons of Anthem for No State, in which you can breathe the warm sandy wind of a Morricone western soundtrack, a post apocalyptic image of a new humanity. A record that proves to be the least surprising of the band, but also the most cohesive, simple and - probably - human.
[R.T.]
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