Moon Duo – Occult Architecture Vol. 2
(Sacred Bones Records, 2017)
La seconda parte del viaggio lungo il quale ci accompagnano i Moon Duo è un volo leggero nella calda luce primaverile. Dall’oscurità invernale che ha annebbiato i contorni in gradazioni di ombre nel Vol. 1 di Occult Architecture, ai raggi di Sole che annebbiano i contorni attraverso tenui riflessi in questo Vol. 2. Il percorso si snoda in un labirinto di specchi in cui la luce giunge da infinite angolazioni, stordendo e regalando una delicata sensazione di pace dei sensi. Si fluttua in un liquido amniotico di suoni sintetici e fraseggi di chitarra che lascia sospesi a mezz'aria. Insensibili alla forza di gravità, levitiamo. Svuotati dai pensieri negativi, ci lasciamo cullare da ritmi ipnotici e da melodie appena sussurrate. Lo Yang dell'esperienza Occult Architecture è pura neo-psichedelia sognante, dallo spirito esplicitamente hippie. Serenità evanescente. Forse a tratti fin troppo evanescente, soprattutto se confrontata con la concretezza di alcuni brani del primo volume. Il viaggio si conclude con la lunga e ossessiva Crystal World, sorta di autostrada di kraftwerkiana memoria, infinita cavalcata che - anziché svilupparsi sull’asfalto di Autobahn - si libra in aria come una navicella fantascientifica. Krautrock che diventa krautpop.
[R.T.]
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Moon Duo – Occult Architecture Vol. 2
(Sacred Bones Records, 2017)
The second part of our trip together with Moon Duo is a light flight in the hot spring light. From the darkness of winter that has clouded the contours in shades of shadows in Vol. 1 of Occult Architecture, to the rays of the Sun that dim the contours through tenuous reflections in this Vol. 2. The path winds through a labyrinth of mirrors where light comes from infinite angles, stunning and giving a delicate sensation of peace of mind. We float in an amniotic fluid of synthetic sounds and guitar phrasings that leaves us suspended in the middle of the air. Insensitive to the force of gravity, we levitate. Emptied from negative thoughts, we let ourselves be lulled by hypnotic rhythms and barely whispered melodies. The Yang of Occult Architecture is pure dreamy neo-psychedelia, with an explicitly hippie spirit. Evanescent serenity. Perhaps at times even too evanescent, especially if compared to the concreteness of some tracks of the first volume. The journey ends with the long and obscure Crystal World, a sort of kraftwerkish highway, infinite ride that - instead of developing on the asphalt of Autobahn - soars in the air as a sci-fi starship. Krautrock becoming krautpop.
[R.T.]
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