Disintegrate Your Ignorance Fest – Day 2
Crowbar + Cough + ['selvǝ] + Hungry Like Rakovitz + Die Abete
05.08.2017 - Giavera del Montello (TV)
La seconda giornata di festival si preannuncia decisamente più intensa della prima, con inizio previsto per le ore 18:00. Nell’estate più calda a memoria d’uomo, l’unica salvezza è l’ombra offerta dagli stand delle distro e dalla birra fresca.
Il primo gruppo, i Die Abete, lo ascolto infatti all’ombra di uno stand. Baciati dal Sole cocente, il gruppo con due batterie (una delle quali suonata solo in certi brani), si lancia in uno screamo/post hardcore bruciante e passionale, preferendo addentrarsi sul versante delle ritmiche spezzate e delle dissonanze noise piuttosto che sul versante emotivo. Non manca la visceralità e il sudore (non solo per la temperatura da altoforno) nella musica di questa band ternana. La cover di “Ragazzo di strada” in salsa post hardcore è una sorpresa davvero divertente e perfettamente a suo agio nel contesto punk del loro concerto. Da approfondire!
Sul main stage, all’ombra dei pochi alberi rimasti in piedi dopo la tempesta dello scorso anno, è il turno dei bergamaschi Hungry Like Rakovitz. Il loro è un assalto brutale e devastante. Un tritacarne inferocito in cui vengono mischiate le sfuriate dell’hardcore e quelle del metal estremo. Suoni possenti e carichi di bassi rimbombanti (testata Sunn) trasformano anche i passaggi più tendenti al black metal in una specie di sludge velocissimo. Il cantante scende in mezzo al pubblico a condividere la sua furia, mentre sul palco gli altri musicisti creano una personale visione dell’Apocalisse.
Il Sole continua ad abbattersi infernale nella zona del palco piccolo, dove salgono i ['selvǝ]. La band lombarda cerca di trasportarci nelle selve autunnali con un post black metal emotivo e coinvolgente, sempre estremamente serrato (evidente la componente post hardcore) e mai esageratamente melodico. Dopo aver settato i suoni della batteria (inizialmente un po’ soffocati dal muro di distorsione generato dalla chitarra) la musica inizia a decollare e vengo letteralmente rapito da questa band, al tempo stesso grandiosa e introspettiva.
Dopo la classica cena vegana mi piazzo nelle prime file, davanti al palco piccolo, per il concerto dei Cough. Il Sole inizia a tramontare, e la band americana (dopo aver recuperato l’assurdo tastierista che era andato a far scorta di birre) lo fa inabissare sotto l’orizzonte con una colata lavica di doom cosmico a dir poco spaventosa. Rimango stupito dai suoni mastodontici. Definirli immensi è riduttivo, da tanto riescono a riempire l’aria delle colline venete con un range di frequenze equilibratissimo, che gonfia lo stomaco e rizza i capelli. Mi perdo dentro le ritmiche iper-rallentate, pesantissime ed ipnotiche, oltre che dentro ai droni di tastiera fusi con quelli di chitarra e basso, e alla fine rimango invischiato nel fango maleodorante prodotto dalla band. Riff dopo riff, feedback dopo feedback, arriva la notte e la band finisce il concerto al buio, senza un riflettore. Strepitosi! Su disco non rendono l’idea delle loro potenzialità (e della loro potenza!). Provare per credere!
Sull’altro palco iniziano a ruota i Crowbar. Barbe lunghe, panzone sudate, riff massicci e atmosfere alcoliche. Il gruppo di Kirk Windstein è un camion con rimorchio che avanza inesorabile, lasciando dietro di sé puzza di diesel. Il pilota ha una voce sporca e potente, tenuta sempre al massimo dei giri. Kirk libera le corde vocali con continui scatarri, e riparte ogni volta verso nuove canzoni, sempre in puro e genuino stile sludge metal made in New Orleans. Musica grossa e grassa, valorizzata da suoni possenti ma al tempo stesso caldi (decisamente più rotondi e meno compressi di quando li vidi al Desertfest londinese). Per me questo è il gran finale di serata. Headbanging e birra, what else?!
[R.T.]
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Disintegrate Your Ignorance Fest – Day 2
Crowbar + Cough + ['selvǝ] + Hungry Like Rakovitz + Die Abete
08.05.2017 - Giavera del Montello (TV)
The second day of the festival promises to be much more intense than the first, with beginning scheduled for 6 p.m.. In the hottest summer in memory of man, the only salvation is the shade offered by distro booths and cool beer.
Indeed I listen to the first band, Die Abete, in the shade of a stand. Kissed by the burning Sun, the band with two drums (one of which is played only in certain songs) launches itself into a passionate screamo/post hardcore, focusing on broken rhythms and noise dissonances rather than on its emotional side. There is no lack of viscerality and sweat (not just for blast furnace temperature) in the music of this band from Terni. The cover of “Ragazzo di strada” in post-hardcore style is a really funny and perfectly comfortable surprise in the punk context of their concert. To delve deeper!
On main stage, in the shadow of the few trees survived to the storm of last year, is the time for Hungry Like Rakovitz, from Bergamo. Their one is a brutal and devastating assault. An enraged mincer in which hardcore and extreme metal are mixed together. Powerful sounds - full of thundering bassess (Sunn head) - transform also those more black metal passages in a sort of ultra-speedy sludge. The singer down among the audience to share his fury, while on stage the rest of the band create a personal vision of the Apocalypse.
The Sun continues to make red-hot the small stage area, where ['selvǝ] are ready to play. The Lombard band wants to carry us in the autumn woods with its emotional and engaging post black metal, always extremely tight (outstanding the hardcore component) and never exaggeratedly melodic. Once the drum sounds are set (initially someway suffocated by the distortion wall of the guitar), music starts to take off and I feel literally enraptured by this band, both majestic and introspective.
After the classic vegan dinner I place myself in the first rows in front of the small stage, for Cough concert. The Sun begins to set, and the American band (after retrieving their keyboard player who had gone out to get beer) makes it fall into the horizon with a terrific lavish flow of cosmic doom. I am astonished by their mastodontic sounds. Defining them immense is reductive, considering how they can fill the air of the Montello hills with a balanced range of frequencies, swelling your stomach and rising up your hair. I lose myself in the hyper-slowed, extremely heavy and hypnotic rhythms, as well as inside the drones of keyboard fused with those of guitar and bass, and in the end I remain entangled in the smelly mud produced by the band. Riff after riff, feedback after feedback, the night arrives and the band ends the concert in the dark without a reflector. Amazing! On album they do not show the real value of their potential (and their power!). Seeing is believing!
On the other stage is already time for Crowbar. Long beards, sweaty potbellies, massive riffs and alcoholic atmospheres. Kirk Windstein band is a trailer truck inexorably advancing, leaving behind a stench of diesel. The pilot has a dirty and powerful voice, always at full speed. Kirk frees his vocal chords continuously spitting out, and he restarts each time singing new songs, always in pure and genuine sludge metal style made in New Orleans. Big fat music, enhanced by powerful warm sounds (much richer and less compressed than when I saw them at Desertfest London). For me this is the grand finale of the evening. Headbanging and beer, what else?!
[R.T.]
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