Slomatics – Future Echo Returns
(Black Bow Records, 2016)
In un pianeta in cui il tempo scorre al rallentatore e la forza di gravità è talmente intensa che per riuscire a muoversi servono tutte le energie disponibili, gli Slomatics sono sicuramente a loro agio. Il loro doom cosmico ha suoni giganteschi, di una pesantezza indicibile, ma anche di una gommosità davvero "appiccicosa". Si rimane incollati a terra sotto il peso delle distorsioni e si avanza a fatica tra ritmi cadenzati. Due chitarre dall'accordatura ultraribassata (al punto da sembrare due bassi! - anche per la rotondità del suono, manipolato negli Skyhammer Studios di Chris Fielding dei Conan) macinano riff ipnotici per poi aprirsi in passaggi arpeggiati ai limiti del post rock, con il suono dei sintetizzatori ad accentuare l'atmosfera spaziale. Nella lenta passeggiata attraverso questo pianeta fantascientifico, si incontrano evidenti tracce di (Ufo)mammut e altri animali preistorici che hanno segnato la via del genere di riferimento, dagli Electric Wizard agli Sleep, ma anche alcune inattese atmosfere in stile Type O Negative, nella canzone di chiusura dell'album. L'esplorazione condotta dal gruppo nord irlandese non porta a scoperte rivoluzionarie ma un'escursione in questo pianeta risulterà affascinante per tutti gli appassionati del genere.
[R.T.]
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Slomatics – Future Echo Returns
(Black Bow Records, 2016)
In a planet where time slows down and force of gravity is so intense that you need all your energies to be able to move, Slomatics are definitely at ease. Their cosmic doom has gigantic sounds, an indescribable heaviness, but also a really "sticky" gumminess. One remains glued to the ground under the weight of distortions and progresses with enormous effort through monolithic rhythms. Two ultra-low-tuned guitars (to the point they seem two basses! - even for the roundness of the sound, manipulated in Conan's Chris Fielding's Skyhammer Studios) grind hypnotic riffs and then open in arpeggiated phrasings on the edge of post rock with the sound of synthesizers accentuating this space atmosphere. In the slow walk through this sci-fi planet, there are clear tracks of (Ufo)mammoths and other prehistoric animals that marked the path of the genre of reference, from Electric Wizard to Sleep, but also some unexpected atmospheres in Type O Negative style, in the closing song of the album. The exploration carried on by the Northern Irish band does not lead to revolutionary discoveries, but a tour on this planet will be fascinating for all enthusiasts of this genre.
[R.T.]
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