mercoledì 30 marzo 2016

Pinkish Black - Bottom of the Morning


Pinkish Black – Bottom of the Morning
(Relapse Records, 2015)

Svegliarsi la mattina e non vedere l’ora che torni la notte. Potersi nascondere negli angoli bui, anziché affrontare un’altra terrorizzante giornata uguale a tutte quelle che l’hanno preceduta e che la seguiranno. Bottom of the Morning è il risveglio di un depresso (o un triste omaggio al “lunedi mattina”) che si trascina strisciando tra immense pareti (di sintetizzatori). Viscoso, pesante, tetro e misterioso, possiede al tempo stesso l’anima degli Jesu e quella dei Goblin. Il duo texano (divenuto tale in seguito alla fine del progetto The Great Tyrant per il suicidio del bassista Tommy Atkins nel 2010) con il suo terzo disco disegna magistralmente uno scenario apocalittico che ricorda i migliori episodi della carriera cinematografica di John Carpenter. A differenza della musica degli Zombi quella dei Pinkish Black non è un’esplicita reinterpretazione in chiave moderna delle atmosfere degli horror del passato, ma trae spunto da questi ultimi per tratteggiare un’oscurità intima e avvolgente, tanto inquietante quanto protettiva. E’ in questo senso di apatia e autocompiacimento della propria stanchezza che sta lo splendore di Bottom of the Morning, disco in cui imponenti sintetizzatori avvolgono di nebbia ogni possibilità di lieto fine.
[R.T.]

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Pinkish Black – Bottom of the Morning
(Relapse Records, 2015)

Waking up in the morning and being unable to wait for the night to come back. Hiding in the dark corners, rather than facing another scary day like all the previous and following ones. Bottom of the Morning is the awakening of a depressed person (or a sad homage to the “Monday morning”) dragging himself, creeping amongst immense walls (of synths). Viscous, heavy, gloomy and mysterious, it owns at the same time Jesu’s soul and Goblin’s one. With its third album the Texan duo (arisen from the ashes of The Great Tyrant project after the suicide of bassist Tommy Atkins in 2010) draws an apocalyptic scenery reminiscent of the best episodes of John Carpenter's film career. Unlike Zombi's music, Pinkish Black's one it is not an explicit modern reinterpretation of the atmospheres of horror movies of the past, yet it is inspired by them to outline an intimate and enveloping darkness, so disturbing as protective.  The splendor of Bottom of the Morning hides in this sense of apathy and self-satisfaction of its own fatigue. An album in which massive synthesizers wrap any possibility of an happy ending into the thickest fog. 
[R.T.]

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