lunedì 16 novembre 2015

Shining + Darkend + Selvans + Malnàtt + Sulfur – 07.11.2015 – Alchemica Music Club (Bologna)


Shining + Darkend + Selvans + Malnàtt + Sulfur – 07.11.2015 – Alchemica Music Club (Bologna)

Prima o poi doveva interrompersi la lunga sequenza di notevoli concerti di questo autunno. Certo, non importava dare una frenata così brusca. Il concerto degli Shining – quelli svedesi, di Niklas Kvarforth – entra di diritto nella top 5 dei peggiori live a cui ho assistito, conquistandosi tranquillamente il gradino più alto del podio. Ma procediamo con ordine: non tutto è da buttare via in questa serata. Si tratta infatti di una serata “a calare”.

In apertura ci sono i toscani Sulfur ed il loro doom metal è davvero un ottimo preludio alla serata: carichi e potenti, con un cantato convincente soprattutto nelle parti più sporche e growl, hanno anche delle aperture più melodiche piuttosto interessanti.

Seguono i bolognesi Malnàtt, ed il loro ingresso sul palco segna subito il passo della loro esibizione. Maschere a forma di teschietto, cappuccio nero e flautini da dio Pan per il leader e un bell’attacco tanto heavy quanto thrash-death. A metà fra il serio e il faceto, un po’ per i testi delle canzoni, un po’ per come stanno sul palco, e un bel po’ per i discorsi del Porz, i Malnàtt dovrebbero aprire gli occhi ai presenti su cosa li aspetta dopo di loro: tanto fumo e poco arrosto. Tanto quello che conta sono le maschere, no? E Porz si infila pure i tappi alle orecchie mentre è sul palco col microfono in mano. Fra una presa per il culo e l’altra ai vari “blackisti” presenti, la loro mezz’ora di concerto è l’apice musicale – e non solo – dell’intera serata.

I Selvans - dall’Abruzzo con folklore - ci fanno subito capire a cosa alludeva il Porz con quel cencio nero in testa. Bravi son bravi: il loro atmospheric black metal è convincente e ben suonato, con sampler equilibrati che arricchiscono le composizioni, senza saturarle e appiattirle sulle parti registrate…ma si dovrebbero ascoltare col sipario calato. Troppi atteggiamenti, troppa convinzione, troppo spazio a “trucchi e parrucchi”. L’ostentazione di rabbia e cattiveria viene subito ridicolizzata dalle due immagini di Pan (sì, proprio lo stesso dei flautini di Porz…chissà come mai…) sul palco: un Pan che del satiro non ha più nulla, perché tutto quel che sembra è un lenone lascivo e ammiccante. Per non parlare poi della necessità di indossare una maschera da lupo che rende completamente afono il cantante… Da ascoltare in cd, da evitare il live. La loro proposta musicale è assolutamente valida e dal vivo le loro canzoni hanno una grande resa ed un bell’impatto: ma la sceneggiata sul palco sfortunatamente tende ad oscurare tutto questo.

Tocca poi ai Darkend. Confermano l’impressione di tre settimane prima al Colony di Brescia, quando suonavano in apertura ai Forgotten Tomb. E a questo giro le pecche risultavano ancora più evidenti a causa dei suoni davvero pessimi.

“Last and least” Shining. Potrei limitarmi a dire “imbarazzante”. Ma voglio darvi qualche dettaglio in più. Niklas Kvarforth è un completamente senza voce e la sua band suona sconnessa e floscia mentre lui fa delle bimbettate (passatemi il termine, ma rende proprio l’idea!) che nemmeno Axl Rose ai tempi d’oro! Basti dire che dopo 5/10 minuti dall’inizio del concerto lascia il palco tutto stizzito dopo aver fatto il gioco delle tre campane con i microfoni presenti sul palco, accampando la scusa di un problema tecnico (sicuramente ben presente nella sua testa), mentre il resto della sua band che suona (male) Sweet Child o' Mine!!! Suicidal depressive black metal? Ma quando??? Scordatevi le atmosfere che avete apprezzato in dischi come V - Halmstad: di cupo e melanconico, di lacerato e malato non c’è più niente. La stupenda Neka Morgondagen viene letteralmente straziata da una “non voce” e da un arrangiamento live che nulla hanno a che vedere con l’angosciosa cupezza e malinconia della versione presente nell’album. Supportato da un gruppo che potrebbe forse cimentarsi come cover band di qualche combo glam di fine anni ’80, Niklas Kvarforth è solo una serie di pose mal riuscite e un nulla musicale. 
Delusione di una sera di metà autunno, che però apre lo spazio anche a riflessioni su un mondo musicale spesso in cerca di autore. Un po’ di teatralità non ha mai fatto male a nessuno, e a nessuno dispiace una bella presenza scenica sul palco – magari anche aiutata da proiezioni, effetti di luci o anche determinati look più o meno originali, più o meno tipici di un dato genere. Ma ciò che conta e che deve contare è la Musica. Tutto il resto è contorno.
[E.R.]

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Shining + Darkend + Selvans + Malnàtt + Sulfur – 11.07.2015 – Alchemica Music Club (Bologna)

Sooner or later the long sequence of great concerts of this autumn had to stop. Well, it was not necessary to interrupt it in such a drastic way. Shining concert – the Swedish Shining, by Niklas Kvarforth – gets right at the first step of the podium of the 5 worsts concerts of my life. But let proceed with order: it is not all to be thrown in the dustbin in this evening. It is a sort of “decreasing” evening.

Tuscan Sulfur as opening. Their doom metal is a really good prelude for the evening: mighty and full of energy, with captivating vocals (especially in the growl parts), they also have got really interesting melodies.

Then Malnàtt (from Bologna), and their coming up on stage tells everything about their show. Skull masks, black hood and Pan flutes for their leader and a great attack as much heavy as thrash-death. Halfway between serious and humorous, in part for the lyrics, in part for how they stand on the stage, and in great part for Porz talks, Malnàtt should open the eyes of the audience about what awaits them: “a lot of smoke and little roast”. What really counts are the masks, aren’t they? Porz even inserts earplugs in his ears while on stage with microphone in his hand. And with mockeries and jokes to those he defines “blackisti”, their half an hour concert is the musical – and not only musical – apex of this evening.

Selvans – from Abruzzo with folklore – let us immediately understand what was alluding Porz with the black cloth over his head. They are a really good band, that is for sure: their atmospheric black metal is compelling and they are really skilful as musicians. Beautiful samples enrich their songs, without saturating them or flattening them on recordings…but one should listen to them with closed curtain. Too many poses, too many scenographies. The ostentatious display of anger and evil is ridiculed by the two images of Pan (yes, the same god Pan of Porz’ flutes…ask yourself why…) on stage: a Pan which has nothing of the satyr, being just a lascivious, flirtatious pimp. And what about the wolf mask worn by the singer and making him completely voiceless? It is worth listen to them on cd. But, please, avoid concerts. Their music is definitely good and their songs, live, have got a great, beautiful impact: but the way they stay on the stage obscures almost all their value.

Darkend confirm the impression of their show in Brescia three weeks before (playing as openers for Forgotten Tomb). And this time defects are more evident because of the really awful sounds.

“Last and least” Shining. I could just say “embarrassing”. But I do want to give you some more details. Niklas Kvarforth is completely voiceless and his band plays rambling and limp while he behaves like a small spoiled child (sorry, but this is the best way I can describe him!) in such a way that even Axl Rose in his heyday would have paled! It is enough to say that after only 5/10 minutes from the beginning of the concert he got off the stage visibly testy and angry after the shell game with all the microphones on stage, pretending a technical problem (for sure a real one in his head), while the rest of the band (badly) play Sweet Child o' Mine!!! Suicidal depressive black metal? …what??? Forget the atmospheres once loved in amazing albums as V - Halmstad: nothing more sounds gloomy, melancholic, torn or sick. The wonderful Neka Morgondagen is literally mangled by a “non voice” and a live arrangement a million miles far away from the anguished gloom and melancholy of the studio version. Supported by a band that could hardly try to play as a cover band of some 80s glam combo, Niklas Kvarforth is just a series of bungled poses and a musical zero. 
Delusion of a midautumn night. Yet it opens to reflections on a musical world too often in search of an author. A bit of theatricality never disturbs anyone. Nobody displeases a good presence on stage – and video projections, light effects, and more or less original looks more or less typical of a certain musical genre. But what is important – what has to be important – is Music. All the rest is just subsidiary.
[E.R.]

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