Messa + Zambra + Metide – 01.11.2019 – Il Contro (Prato)
Sembra trascorsa una vita. Un venerdì sera con gli amici, in un locale, per un concerto. Ora che tutto questo è impossibile, sembra lontanissimo. Ma ciò che lo rende davvero distante è l'incertezza nei confronti del futuro. Non sappiamo quando tutto questo potrà accadere di nuovo. E non sappiamo quale impatto avrà questa crisi sul mondo della cultura e dello spettacolo. Affinché la musica indipendente possa trovare un rifugio nel quale esprimersi, mentre infuria la tempesta e soprattutto quando questa sarà passata, è necessario che chi crede in lei continui a supportarla. Perché luoghi come Il Contro, e band italiane di assoluto valore come quelle che vi hanno suonato il primo giorno di novembre, possano sopravvivere, serve il sostegno di tutti.
La musica post apocalittica dei Metide è perfetta per queste tristi riflessioni nostalgiche. Il loro post metal atmosferico, che ha fatto letteralmente vibrare le mura del locale di Prato, possiede forza dirompente, ma anche calma malinconica. Seguendo i sentieri tracciati dagli Isis, tra muri di distorsione (forse a tratti un po' troppo gonfi di bassi) e arpeggi che si inseguono tra echi e riverberi, tra growl esplosivo e melodiche (forse un po' troppo per i miei gusti) voci pulite, la band di Bergamo evoca in modo vivido e coinvolgente una tempesta ed i suoi effetti. Quando ancora nessuno immaginava che questa si sarebbe davvero abbattuta su di noi.
Gli Zambra, che avevo già avuto modo di apprezzare sullo stesso palco, ci sputano in faccia il loro noise rock fatto di chiodi arrugginiti, dissonanze, grida, groove disarticolato, pezzi di cemento sbriciolato, droni ipnotici e voci che suonano come un didjeridoo. Sensazioni sgradevoli che nascondono un nucleo melodico ed un'energia non convenzionali. Come nascondersi sottoterra, in un rifugio antiatomico pericolante, mentre fuori il mondo collassa. Proprio ciò di cui la musica indipendente avrà bisogno per poter sopravvivere.
I Messa hanno un approccio più spirituale all'apocalisse. Riletto con il senno di poi, il loro concerto è un requiem. Tra nebbie gotiche e tremolanti luci melodiche che paiono provenire dal dark sound progressivo degli anni ‘70, i Messa evocano spiriti che in Italia parevano sepolti da troppi anni. Le catacombe del doom sono illuminate da assoli liberi e fluidi, ai limiti del jazz, e dalla splendida voce di Sara, vera e propria torcia in grado di indicare la via nell'oscurità. Anche se stasera la loro musica non è particolarmente valorizzata dall’acustica del locale, i Messa si confermano comunque una perla unica, da custodire gelosamente. Una delle band italiane più affascinanti degli ultimi anni, che dobbiamo imparare a valorizzare, così come avviene all'estero, dove trova meritatamente spazio nel cartellone dei migliori festival.
A ricordarla oggi, quella serata sembra provenire da un'altra epoca. Sta a noi renderla ancora attuale. E sta a noi donarle quel sostegno che anche ai tempi era indubbiamente insufficiente. Sta a noi inoltrarci in quel rifugio antiatomico, o in quella catacomba, in cui il rock indipendente italiano è nascosto in attesa di tornare all'aperto, quando la tempesta sarà passata.
[R.T.]
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Messa + Zambra + Metide – 11.01.2019 – Il Contro (Prato)
A life seems to have passed. A Friday evening with friends, in a music club, for a concert. Now that all this is impossible, it seems something so far away in time and space. But what makes it truly distant is the uncertainty about the future. We don't know when all this will happen again. And we don't know what impact this crisis will have on the world of culture and entertainment. In order for independent music to find a refuge in which to express itself, while the storm rages and especially when it will be passed, those who believe in it must continue to support it. For places like Il Contro, and for Italian bands of absolute value such as those that played there on the first day of November, to survive, everyone's support is needed.
Metide post apocalyptic music is perfect for these sad nostalgic reflections. Their atmospheric post metal, which literally made the walls of the club vibrate, has disruptive strength, but also melancholy calm. Following the paths traced by Isis, among distortion walls (perhaps at times a bit too saturated with basses) and arpeggios chasing each other between echoes and reverberations, among explosive growl and (maybe a little too much for my tastes) melodic clean vocals, the band from Bergamo evokes a storm and its effects in a vivid and involving way. When still no one imagined that this would have really hit us.
Zambra, which I already had the opportunity to appreciate on the same stage, spit their noise rock made of rusty nails, dissonances, screams, disjointed grooves, pieces of crumbled concrete, hypnotic drones and voices that sound like a didjeridoo. Unpleasant sensations that hide an unconventional melodic core and energy. How to hide underground, in a dangerous fallout shelter, while outside the world collapses. Just what independent music will need to survive.
Messa have got a more spiritual approach to the apocalypse. Re-read in hindsight, their concert is a requiem. Between gothic mists and flickering melodic lights that seem to come from the progressive dark sound of the 70s, Messa evoke spirits that in Italy seemed to have been buried for too many years. The doom catacombs are lit by free and fluid solos, on the borders of jazz, and by Sara amazing voice, a real torch capable of showing the way in the dark. Even if their music is not particularly enhanced by the acoustic of the venue tonight, Messa anyway confirm to be a unique pearl, to be jealously guarded. One of the most fascinating Italian bands of the last few years, which we must learn to value, as it happens abroad, where they deservedly find their place in the bill of the best festivals.
Remembering it today, that evening seems to come from another era. It is up to us to make it still relevant. And it is up to us to give it that support which was undoubtedly insufficient even at the time. It's up to us to go to that fallout shelter, or in that catacomb, where Italian independent rock is hidden waiting to return to the open, when the storm will be over.
[R.T.]
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