True Widow - Avvolgere
(Relapse Records, 2016)
Nel bel mezzo di quel coca-party che sono stati gli anni 80, alcuni sfigati sono rimasti (per loro volontà) fuori dalla festa yuppie. La loro attitudine stanca, disillusa, annoiata, si opponeva (passivamente) all'energia strabordante di quegli anni, e aveva per colonna sonora l'autocompiaciuta debolezza delle band indipendenti americane, Dinosaur Jr in testa. Sono passati trent'anni da quella festa, e i postumi degli eccessi senza freni di quell'epoca sono sotto gli occhi di tutti. Una band come i True Widow, musicalmente ispirata alla spossatezza del rock indipendente di quegli anni, possiede però una mentalità diversa da quella dei suoi fratelli maggiori. Infatti non ha neanche più la forza per deridere le conseguenze sociali dell’apparente stato di benessere. Il trio texano è immerso fino al collo nei postumi degradanti del colossale dopo-sbronza. In contrapposizione alle melodie agrodolci, di impronta shoegaze, i suoni grevi e cavernosi delle chitarre slabbrate sono fango che impantana e rallenta i movimenti. I brani si trascinano pesanti, narcolettici e nebbiosi, senza però mai perdere immediatezza melodica e un pizzico di romanticismo malinconico. Perdenti - e fieri di esserlo! - i True Widow si inseriscono in quel percorso tracciato qualche anno fa dagli Jesu più melodici, recentemente intrapreso anche dai Pinkish Black. Un percorso in cui ogni spiraglio di luce è in precario equilibrio tra muri di distorsioni, e non possiede l'energia per allontanarsene.
[R.T.]
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True Widow - Avvolgere
(Relapse Records, 2016)
In the midst of that coca-party represented by the 80s, some losers were (for their own will) out of the yuppie party. Their tired disillusioned bored attitude, was (passively) opposing the overflowing energy of those years and it had the complacent weakness of American indie bands (Dinosaur Jr in the lead) as its own soundtrack. Thirty years have passed since that party, and the hangovers of the wild excesses of that era are plain for everyone. Musically inspired by the exhaustion of the independent rock of those years, however True Widow has got a different mentality from that of its older brothers. Indeed it does not even have anymore the strength to mock the social consequences of the apparent state of well-being. The Texan trio is immersed up to its neck in the degrading aftermath of a colossal hangover. In contrast to the bittersweet melodies of shoegaze taste, the heavy cavernous sounds of ragged guitars are mud which bogs and slows down all movements. Songs drag on heavy, narcoleptic and foggy, yet they never lose melodic immediacy and a hint of melancholy romance. Losers - and proud of it! - True Widow fit into that path traced a few years ago by the most melodic Jesu, also recently undertaken by Pinkish Black. A path where every glimmer of light is in precarious balance among walls of distortion, and does not have the energy to depart from it.
[R.T.]
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