venerdì 20 gennaio 2017

Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree


Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree
(Bad Seed Ltd., 2016)

C’è un strano senso di attesa in Skeleton Tree. E’ accaduto qualcosa, talmente rapido e imprevedibile da superare in velocità la nostra capacità di comprensione. Cerchiamo di metabolizzare le conseguenze, aspettando che queste si svelino alla nostra coscienza. In una tranquillità surreale galleggiano le parole di Nick Cave, sorta di monologo interiore immerso in un flusso cosmico di tastiere e sintetizzatori. Parole che non possono non riportare alla mente la tragica scomparsa del figlio quindicenne, precipitato da una scogliera nel 2015. Anche se le composizioni di Skeleton Tree hanno iniziato a prendere forma prima della tragedia - e mai fanno esplicito riferimento ad essa - è evidente quanto questa abbia influenzato il loro sviluppo. Il senso di vertigine e perdita dell'orientamento che si prova entrando nell'oscurità di Skeleton Tree è quello di un padre che si trova costretto ad affrontare la perdita più dolorosa. La voce del cantautore australiano - sempre più recitativa e lontana dalla melodia convenzionale - si avventura fragile nel vuoto, facendosi largo in una nebbia di rumori e suoni sintetici. Poche note di tastiera evocano grandi spazi disabitati, che non fanno che accentuare il senso di solitudine. Siamo in un limbo. C'è pace e calma, ma anche un immenso vuoto. Al suo sedicesimo disco con i Bad Seeds, Cave affronta ancora una volta storie nere, metafore della condizione umana. Ma con una sensibilità nuova. La sensibilità di una voce, nuda e imperfetta, che si trova sperduta, in mezzo all'oceano. “I call out, right across the sea...but the echo comes back empty.”
[R.T.]
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Nick Cave & The Bad Seeds – Skeleton Tree
(Bad Seed Ltd., 2016)

There is a strange sense of waiting in Skeleton Tree. Something happened. So rapid and unpredictable to outrun our ability to understand. We try to metabolize the consequences, waiting for these ones to unveil themselves to our consciousness. In a surreal tranquility, Nick Cave words float, as a sort of interior monologue immersed in a cosmic flow of keyboards and synthesizers. Words reminiscent of the tragic death of his fifteen-year old son, fallen from a cliff in 2015. Although Skeleton Tree songs began to take shape before the tragedy - and there is no explicit reference to this terrible event - it is evident how this one has affected their development. The dizziness and disorientation you feel entering the darkness of Skeleton Tree is that one of a father who is forced to face the most painful loss. Increasingly recitative and far from conventional melody, the Australian singer voice ventures into the void with frailty, making its own way through a fog of noises and synthetic sounds, while a few key notes evoke large uninhabited areas, enhancing the sense of solitude. We are in a limbo. There is peace and quiet, but also an immense void. With its sixteenth album with The Bad Seeds, Cave faces once again black stories, metaphors of the human condition. But with a new sensibility. The sensibility of a voice, naked and imperfect, which is lost in the ocean. “I call out, right across the sea...but the echo comes back empty.”
[R.T.]

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