Conan – Revengeance
(Napalm Records, 2016)
Lo sludge più grezzo sta attirando le attenzioni degli appassionati di musica pesante grazie alla sua riscoperta della primordiale forza bruta insita nel metal, ma anche grazie alla sua genuina ed ironica esaltazione degli eccessi di volgarità sonora, liberi da malvagità e oscurità ostentate dai sottogeneri più neri del mondo metal. Revengeance, terzo disco degli inglesi Conan, è perfetto esempio della direzione verso cui si sta spingendo la musica pesante degli ultimi anni. E’ infatti un gigante che si muove al passo lento e schiacciante dei riff di chitarra (dall’accordatura ultra ribassata) di Jon Davis, in un paesaggio desertico e roccioso, quasi preistorico, tra le urla grevi degli uomini delle caverne (lo stesso Davis e il bassista/cantante Chris Fielding). Al di là delle caratteristiche che lo inquadrano nel filone riconducibile a Crowbar, High on Fire e primi Mastodon, ciò che rende Revengeance un lavoro personale è il perfetto contrasto tra l’incedere magmatico e psichedelico delle composizioni e il loro dinamismo ritmico (grazie al nuovo arrivato dietro le pelli, Rich Lewis). Al di là delle vulcaniche esplosioni hardcore della title track e di Throne of Fire, in cui questo contrasto è esplicito, anche il lato più doom e oppressivo del disco è reso trascinante, vario e imprevedibile dal lavoro di Lewis che controbilancia le bordate rallentate di Davis e Fielding. Una passeggiata nella preistoria più verace, e dunque nella musica di questo secondo decennio di nuovo millennio.
[R.T.]
Conan – Revengeance
(Napalm Records, 2016)
The roughest sludge is attracting many lovers of the heavy sounds thanks to its rediscovery of the primordial brutal force of metal, but also thanks to its genuine ironic exaltation of the excesses of sonic vulgarity, free from the wickedness and obscurity of the darkest subgenres of the metal world. Revengeance, third album of the English Conan, is the perfect example of the direction followed by heavy music in these last years. Indeed, it is a giant moving with the slow and crushing steps of Jon Davis (ultra lowered tuned) guitar riff, in a rocky desertic - almost prehistoric - landscape, among the heavy, stifling screams of cavemen (Davis himself, together with bassist/singer Chris Fielding). Beyond those features fitting it in the same current of Crowbar, High On Fire and the early Mastodon, what makes Revengeance a personal original work is the perfect contrast between the psychedelic magmatic gait of the songs on a side and their rhythmic dynamism (thanks to the new drummer, Rich Lewis) on the other. Beyond the hardcore volcanic explosions of the titletrack and Throne of Fire - making explicit this contrast - also the most oppressive and doom side of the album is made compelling, diverse and unpredictable thanks to Lewis counterbalancing the slowed down strokes of Davis and Fielding. A walk through the most veracious prehistory, and therefore into the music of this second decade of the new millennium.
[R.T.]
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