domenica 28 febbraio 2016

Jefferson Airplane - Surrealistic Pillow


Jefferson Airplane – Surrealistic Pillow
(RCA Victor, 1967)

“Feed your head!” Le pillole che Grace Slick porta in dono ai Jefferson Airplane quando entra a far parte del gruppo nell’autunno del 1966 (e che apriranno le porte dell’esperienza psichedelica e di una nuova visione del mondo ad un’intera generazione) vanno al di là dei due capolavori Somebody to Love e White Rabbit. La cantante porta con sé energia elettrica e senso di libertà, carica erotica e fantasia. Possiede insomma i semi della Summer of Love che il gruppo utilizza - con creatività - per integrare il suo folk rock trasognato. La voce potente, flessibile ed espressiva della Slick si armonizza perfettamente a quelle di Balin e Kantner, generando un rock che non è forza individuale, bensì spirito comunitario. A differenza di altre realtà psichedeliche dell'epoca non ci sono esperimenti in studio, deliri strumentali o atmosfere orientali (a parte i glissando vocali della Slick), ma domina un profondo senso della melodia che trova massima espressione negli intrecci vocali e chitarristici. Tre voci, tre chitarre: ognuna interdipendente dall’altra, ognuna indispensabile nel contesto generale della musica. Un lavoro veramente di gruppo, che segna un’epoca: non solo dal punto di vista musicale, ma anche concettuale. 
[R.T.]

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Jefferson Airplane – Surrealistic Pillow
(RCA Victor, 1967)

“Feed your head!” The pills Grace Slick presents to Jefferson Airplane when she joins the band in the fall of 1966 (and that open the doors of the psychedelic experience and of a new vision of the world to an entire generation) are more important than the two masterpieces Somebody to Love and White Rabbit. The singer brings electric energy and sense of freedom, erotic appeal and fantasy. She owns the seeds of Summer of Love that the band uses - with creativity - to integrate its dreamy folk rock. The powerful, flexible and expressive Slick’s voice harmonizes itself perfectly with Balin and Kantner ones, generating a rock that is not individual strength yet community spirit. Unlike other psychedelic bands of that period, there are no studio experiments, nor instrumental delirium or oriental atmospheres (except vocal glissando by Slick) yet a deep sense of melody that expresses itself at its best in vocal (and guitar) weavings. Three voices, three guitars: each of them interdependent, each of them essential in general contest of the music. A truly teamwork, that marks an era: not only from a musical point of view, but from a conceptual one too.
[R.T.]


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