Ty Segall & Freedom Band – Deforming Lobes
(Drag City, 2019)
E’ impossibile riuscire a riprodurre su disco l’energia sprigionata in un concerto dal vivo. Con tutto il suo carico di emozioni e sensazioni, un’esperienza vissuta in prima persona non è riproducibile su di un supporto materiale. Per questa ragione, da appassionato di concerti vissuti sotto al palco, non mi interesso quasi mai ai dischi live. Eppure, ci sono casi in cui una registrazione riesce a raccogliere, almeno in parte, quell’energia grezza che sgorga dagli amplificatori, quel flusso impreciso, viscerale e fantasioso che nessun disco concepito in studio possiederà mai. Deforming Lobes è uno di questi rari dischi. Riproduzione parziale, adattata alle casse dello stereo di casa, di un’esplosione di energia elettrica incontenibile, che schizza in ogni direzione, deformando con muraglie di fuzz e schegge di rumore le melodie psichedeliche delle canzoni di Ty Segall. Chi ha assistito ad un suo concerto con la Freedom Band a fargli da spalla, sa di cosa stia parlando. Chi non vi ha mai assistito, può farsene un’idea abbastanza precisa con questo grande disco in cui Steve Albini si conferma maestro nel saper cogliere - e riprodurre - gli spigoli e le asperità della musica dal vivo. Sempre di una riproduzione parziale si tratta, ma decisamente vicina alla realtà. Oltre a cogliere in modo piuttosto fedele il “momento” (non inteso come documentazione di un particolare concerto, ma come rappresentazione del vortice sonoro prodotto dalla Freedom Band), Deforming Lobes offre una rielaborazione inedita, ed esaltante, della musica di Ty Segall, con particolare attenzione ad alcuni brani meno conosciuti. Una musica che qui suona libera da ogni vincolo strutturale e armonico, lasciandosi andare a lunghe improvvisazioni rumorose, ma anche a sfuriate in cui il garage rock diventa punk vero e proprio, mentre la psichedelia colorata assume un tono greve, rendendo questo album assolutamente unico nella sterminata discografia dell'artista californiano. Unico e imprescindibile.
[R.T.]
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Ty Segall & Freedom Band – Deforming Lobes
(Drag City, 2019)
It is impossible to reproduce on recordings the energy released during a live concert. With all its load of emotions and sensations, an experience lived in first person cannot be reproduced on a material support. For this reason, being a fanatic of concerts lived under the stage, I hardly ever care about live records. Still, there are cases in which a recording manages to collect, at least in part, that raw energy that flows from amps, that inaccurate, visceral and imaginative flow that no album conceived in the studio will ever possess. Deforming Lobes is one of these rare records. Partial reproduction, adapted to the speakers of the home stereo, of an explosion of irrepressible electricity, which splashes in every direction, deforming the psychedelic melodies of Ty Segall's songs with walls of fuzz and splinters of noise. Anyone who has attended one of his concert with the Freedom Band as his support band, he knows what I am talking about. Those who have never attended it, they can get a fairly precise idea with this great album in which Steve Albini confirms himself master in knowing how to catch - and reproduce - the edges and the roughness of live music. It is still a partial reproduction, but definitely close to reality. Not only it seizes quite faithfully the "moment" (moment not intended as documentation of a particular concert, but as a representation of the sound vortex produced by the Freedom Band): Deforming Lobes offers an unprecedented and exciting reworking of Ty Segall's music, with particular attention to some lesser known songs. A music that here plays free from any structural and harmonic constraints, letting itself go to long noisy improvisations, but also to outbursts in which garage rock becomes punk, while the coloured psychedelia takes on a heavy tone, making this album absolutely unique in the endless discography of the Californian artist. Unique and essential.
[R.T.]
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