Vektor – Terminal Redux
(Earache, 2016)
Come è stato possibile concepire questo incredibile disco thrash metal in un’epoca diversa dagli anni 80? Serve un’astronave in grado di viaggiare ad una velocità tale da piegare lo spazio tempo, proiettandosi nell’epoca d’oro di jeans attillati, scarpe da basket e frangette, e al tempo stesso in un futuro ancora sconosciuto. E’ evidente che i Vektor ne possiedono una parcheggiata in sala prove: altrimenti sarebbe inconcepibile un disco come Terminal Redux. Puro thrash metal progressivo, in cui il termine progressivo non significa solo composizioni dalla struttura complicatissima e costantemente cangiante, ma anche - e soprattutto - desiderio di ricerca (sia melodica che ritmica). Diminuito il livello di ferocia dei due splendidi dischi precedenti, i quattro cowboys spaziali originari dell’Arizona (ma da qualche tempo con base a Philadelphia) si avventurano in un pianeta inesplorato, in cui le spirali ipnotiche dei Cynic di Traced in Air si innestano alla perfezione sulle architetture dei Voivod più frenetici, accelerando e decelerando con una fluidità e una naturalezza degna di una band prog degli anni 70 (non è un caso se si percepiscono sottili riflessi di Rush e Genesis). Perdersi completamente sotto una pioggia di fraseggi di chitarra, o dentro aperture dal fascino dell’abisso profondo: questa è "l’Odissea nello Spazio" concepita dai Vektor.
[R.T.]
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Vektor - Terminal Redux
(Earache, 2016)
How was it possible to conceive such an incredible thrash metal album out of the 80s? You need a spaceship capable of traveling at a speed such as to bend space - time, projecting itself both into the golden age of skinny jeans, basketball sneakers and fringes and into a still unknown future. It is clear that Vektor own such a spaceship and it is parked in their rehearsal room: otherwise you would not be able to think of an album such as Terminal Redux is. Pure progressive thrash metal. And here "progressive" does not only mean songs with ultra-complex constantly changing structure: it also - and mostly - means desire of (both melodic and rhythmic) research. Decreased the level of ferocity of the last two amazing albums, the four space cowboys (from Arizona, but now based in Philadelphia) venture into an unexplored planet in which Cynic (Traced in Air) hypnotic spirals perfectly mix together with the most frenzied Voivod architectures, accelerating and decelerating with the same fluidity and easiness of a 70s prog band (indeed you can feel subtle reflections and hints of Rush and Genesis). Completely get lost under a rain of guitar phrasings or into openings with the fascination of the deepest abyss: this is the "Space Odissey" conceived by Vektor.
[R.T.]
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