Giöbia + Satori Junk + Rinunci a Satana? – 16.01.2016 – Lo-Fi (Milano)
Con l’eccezione della parentesi dei Satori Junk, due sabato fa il Lo-Fi ha rimesso le lancette del tempo indietro di buoni 40-50 anni, trasportando i presenti alla serata in una bolla - soprattutto - psichedelica sospesa fra la fine dei 60s e gli inizi dei 70s. Grazie alle band, ma anche grazie agli interludi del djset.
Chitarra, batteria e nulla più, i Rinunci a Satana? ci trascinano subito in un altro tempo ed anche in un altro luogo. Non siamo più a Milano in una fredda sera di metà gennaio subito fuori dalla stazione ferroviaria di Milano Rogoredo: siamo al caldo degli States, fra una carovana in corsa per l’oro, un rodeo ed un saloon…ed anche un po’ lungo la Route 66, un pò alla Easy Rider maniera. Fra riff di chitarra di hendrixiana influenza e trascinanti ritmi di batteria, i Rinunci a Satana? snocciolano 40 minuti di hard rock di settantiana memoria tutto sommato fluidi, nonostante la forma mosaico di molti dei loro brani. La vena ironica del nome si riverbera anche sulla loro interazione col pubblico, e questo completa e rende perfetto il loro concerto. La bella scoperta della serata!
Tocca poi ai Satori Junk. Figli degli Electric Wizard da parte di padre e di madre, la giovane band milanese si presenta con un suono bello compatto e groovoso, prettamente stoner-doom, e canzoni dai riff trascinanti. I brani si collocano perfettamente nel filone dal quale nascono, sicuramente senza la pretesa di innovare il genere, ma con la capacità di creare un bel live, grazie alla solidità della parte strumentale e all’impatto sonoro davvero coinvolgente. Unico appunto personale: la formazione strumentale a tre sarebbe andata più che bene. Il cantante aggiunge poco alla struttura delle canzoni, con linee vocali e voce che non impreziosiscono le composizioni della band, così come nulla aggiungono i passaggi alla tastiera proposti di tanto in tanto. In più l’attitudine – ironica?! – del cantante appesantisce un bel live che non ha bisogno di “scenette” per conquistare il pubblico.
Infine la band per cui ho macinato i classici 300 km di autostrada: i Giöbia. Avvolti nel fumo nebbioso che cala dal palco, con poche luci soffuse, storditi dall’onda sonora liquida e magmatica che scivola giù dagli ampli e dalle casse, si è definitivamente sospesi nel tempo e nello spazio. Perse le classiche coordinate, ci si può solo lasciar trasportare dai fiumi di flanger e delay, immergendosi in laghi fluttuanti di organo e synth, ipnotizzati dal ritmo imposto dal perfetto connubio di batteria e basso – ed il basso di Paolo Detrij Basurto merita davvero una menzione speciale, per quanto è impeccabile nei riffs, nonché perfetto e calibrato nei suoni che purtroppo nel complesso non sono proprio al top e tendono ad impastare le parti dei singoli strumenti in alcuni passaggi, pur senza turbare il godimento del concerto. Chicca della setlist, Silver Machine degli Hawkwind: omaggiando Lemmy e una delle sue grandi band.
Una serata come questa ti fa volare alto: non solo perché si tratta di space rock e psichedelia, ma anche perché ti mette davanti ad una realtà musicale vitale e pulsante, con molto da dire, e molti venuti per ascoltare. Dopo la serata romana di settembre scorso al Traffic, questa del Lo-Fi è l’altra serata tutta italiana – per la precisione: tutta milanese! – che spero di incontrare sempre più spesso.
[E.R.]
***
Giöbia + Satori Junk + Rinunci a Satana? – 01.16.2016 – Lo-Fi (Milano)
With the only exception of Satori Junk set, two Saturdays ago Lo-Fi went back in time of 40-50 years, bringing the audience into a – mostly – psychedelic bubble suspended upon the late 60s and the early 70s. This thanks to the bands, but also through the dj set interludes.
Guitar, drums and nothing else, Rinunci a Satana? immediately drag the audience into another time and into another place. It is no more a cold mid-January night right next to Rogoredo Station railways in Milan: the setting is that of the hot, dry areas of the States, amongst a caravan during the gold rush, a rodeo and a noisy saloon… and it is even the Route 66, and the atmospheres of Easy Rider. With their Hendrix-influenced guitar riffs and rousing drum rhythms, Rinunci a Satana? play 40 minutes of seventish hard rock, which sound more or less fluid despite the mosaic-like structure of the songs. The touch of irony of their name reverberates even in their interaction with the audience, and this makes their show perfect. They are the nice discovery of this evening!
Then Satori Junk. Sons of Electric Wizard on both father-side and mother-side, in pure stoner-doom style the young band from Milano has got a solid, groovy sound and songs with enthralling riffs. Their songs perfectly fit into the genre, without innovative attitude, but with the ability of making a great live performance, thanks to the quality of the instrumental part and the engaging sound impact. Just one personal note: a three members instrumental band would have been even better. The singer does not add anything really significant to the songs, his voice and his vocal lines do not enrich their music. The same can be said for the rare keyboards parts. Furthermore the – ironic?! – attitude of the singer makes a bit annoying and heavier a really good live performance which has got no need of “skits” to catch the attention of the listeners.
In the end the band that made me drive the classical 300 km: Giöbia. Shrouded in the foggy smoke falling off the stage, with few dim lights, stunned by the liquid, magmatic sonic wave sliding down from amps and speakers, you can find yourself definitely suspended in time and space. Lost the classical, well-known coordinates, you can only let yourself go with the flow of rivers of flanger and delay, submerging in floating lakes of organ and synth, hypnotized by the rhythm imposed by the perfect couple of drums and bass guitar – and Paolo Detrij Basurto bass really deserves a special mention, not only for the beauty of riffs, but also for the perfection and calibration of sounds, which unfortunately in the complex are not so great and tend to melt together the single parts of the different instruments – anyway without disturbing the enjoyment of the concert in its entirety. Cherry on the pie of the set list, Silver Machine by Hawkwind: tribute to Lemmy and one of his great bands.
A night like this makes you fly high: not only because it is space rock and psychedelia, but also because it shows a vital musical scene, with a lot of things to say and a lot of people come to listen to it. After the one of last September at the Traffic in Rome, this is another of those Italian – more precisely, “made in Milan” – night I want to find more and more often.
[E.R.]
Nessun commento:
Posta un commento