Saturnus + Autumnal + Helevorn – 19.09.2015 – Colony, Brescia
3 band per 3 ore di doom. Una band che conosco bene, e che avevo già sentito in concerto circa due anni fa, e due bands per me assolutamente nuove.
Gli Helevorn aprono la serata. 45 minuti di doom metal classico, con richiami a My Dying Bride e agli stessi Saturnus, in cui growl e cantato pulito – quasi un recitato, a tratti – si alternano su trame di chitarra e basso, arricchite dalla tastiera. La musica degli Helevorn è coinvolgente, ma il loro concerto è penalizzato dal cantato pulito: mentre il growl è potente e convincente, il pulito risulta traballante in più occasioni, uscendo spesso fuori tonalità. Un vero peccato!
Seguono gli Autumnal. È l’ultima sera del loro tour di spalla ai Saturnus, ed il loro concerto è carico di tutta la grinta di chi è arrivato all’ultimo capitolo di questa avventura e vuole concluderlo alla grande. L’energia sul palco è tanta, ed il loro doom risulta addizionato di una vena rock che rende ancor più trascinanti i loro brani. Nota di colore: a metà esibizione, tutti i Saturnus (e anche gli Helevorn!) salgono sul palco portandosi dietro tutte le valigie degli Autumnal…un ironico e caloroso saluto ai compagni di tour attraverso mezza Europa.
Infine i Saturnus. Un’ora e mezzo di doom metal che ti rapisce. Se le loro canzoni suonano emozionanti, potenti e d’impatto su disco, la dimensione live aumenta tutto questo, e diventa il valore aggiunto della band danese. Questa sensazione l’avevo già provata quando li vidi la prima volta dal vivo (gennaio 2014, Cycle – Calenzano, FI) e ne fui colpita. La seconda esperienza live conferma a quasi due anni di distanza quella fantastica sensazione: la musica dei Saturnus trova la propria compiutezza nella dimensione del concerto, nella potenza dei sei musicisti sul palco. Le ritmiche rallentate e possenti di basso e batteria, unite alla precisione e potenza dei riff delle chitarre e all’ampiezza degli accordi della tastiera, creano un muro di suono che si riversa sull’ascoltatore, trascinandolo nella sua dinamica. La voce di Jensen non perde mai un colpo, ed il suo growl profondo è quasi un mantra – cupo e desolato. Gli assoli di chitarra arricchiscono le trame delle canzoni, con la loro malinconia ed il loro incedere quasi death metal. La luce si vede a tratti, e le aperture che più di tutte catturano lo spettatore sono quelle delle intro di tastiera: vere e proprie sonate per piano, che squarciano il tappeto di bassi, per poi immergervisi nuovamente. I Saturnus suonano con passione ed energia, e regalano al pubblico – non numeroso, ma caloroso e attento – un grande concerto e la voglia di sentirli nuovamente dal vivo.
[E.R.]
***
Saturnus + Autumnal + Helevorn – 09.19.2015 – Colony, Brescia
3
bands, 3 hours of doom. A band that I know pretty well - I already
heard them in concert almost two years ago - and two bands that were
an absolute prima
for me.
Helevorn
open the evening. 45 minutes of classic doom metal, with reminders of
My Dying Bride and Saturnus themselves, in which growl and clean
vocals – a sort of recitative, at times – alternate on patterns
of guitars and bass, enriched by keyboard. Helevorn music is
exciting, but their concert results affected by clean vocals: while
growl is powerful and captivating, clean vocals is shaky in more than
one passage, often coming out of tune. A real shame!
Then
is the turn of Autumnal.
It’s their last night on tour with Saturnus, and their show is full
of all the enthusiasm of those one arrived at the last chapter of a
venture and want to end it in grand style. The stage burst with
energy and their doom is fortified by a rock vein which makes their
songs even more enthrolling. Side note, a funny one: during their
concert, Saturnus (and Helevorn too!) got on stage with all
Autumnal luggages…an ironic and warm greeting to their tour fellows
throghout half Europe.
In
the end, Saturnus.
An hour and half of doom metal that overwhelm the listener. If their
songs are emotional, powerful and impressive on records, live
dimension amplifies all these sensations and it really becomes the
extra value of the danish band. I already experienced this feeling
when I saw them on stage the first time (January 2014, Cycle Club –
Calenzano, Firenze) and I was really impressed by their skill. Almost
two years later, this second live show confirm that amazing
sensation: Saturnus music finds its own accomplishment in concerts,
through the energy of the six musicians on stage. Slowed down and
massive rhythmic of bass and drums, together with the accuracy and
power of guitar riffs and the breadth of keyboard chords, create a
wall of sound that flows onto the listener dragging him in its
dynamic. Jensen voice never misses a beat, and his deep and profound
growl is a kind of mantra – gloomy and desolate. Guitar solos
enrich songs textures thanks to their melancholy and their sort of
death metal pace. There are some spots of light, and the moments of
clarity which capture and enchant the audience are mostly keyboard
intros: effective piano
sonatas that
break through the curtains of basses and then plunge again deeply
into them. Saturnus play with passion and energy, giving to
spectators – not so many, but surely warm and attentive – a great
concert and the wish to see them live again.
[E.R.]
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