“E ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile”. Lucio Fulci ci intrappola nel suo L'Aldilà con queste parole e con l’immagine di un deserto sconfinato, avvolto nella nebbia, nel quale corpi umani giacciono come pietrificati. Un deserto gelido, del tutto simile a quello che gli Esoteric utilizzano per rappresentare visivamente la musica del loro ottavo disco. Ancorate a terra come se avessero radici, disperate nel tentativo di allontanarsi da quell'Inferno di immobilità, le figure scheletriche della copertina di A Pyrrhic Existence sembrano i corpi esanimi del film di Fulci, in un ultimo tentativo di tornare alla luce. Ma nella musica della band britannica la luce non filtra. I bagliori che intravediamo all’interno delle sei monolitiche composizioni sono aurore boreali di sintetizzatore. Lampi glaciali che accentuano le ombre. In una stasi che pare ineluttabile, la ricerca spasmodica di un senso - per quanto destinata a fallire - rende la musica viva, anche se sfibrante. Se il mare delle tenebre è esplorabile, lo è anche l’abisso degli Esoteric. Nonostante la psichedelia stordente della band sia utilizzata come un magnete per risucchiare ogni energia, i riff rabbiosi sono come passi che si sollevano pesanti dalle sabbie mobili, e la melodia compare a tracciare nuove strade nel vuoto cosmico. Anche con il loro disco più gelido gli Esoteric mostrano come sia possibile esplorare l’abisso, componendo l’ennesimo capolavoro.
[R.T.]
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"And now you will face the sea of darkness, and what is explorable in it". Lucio Fulci traps us in his The Beyond with these words and with the image of a boundless desert, shrouded in fog, in which human bodies lie as if petrified. An icy desert, similar to the one that Esoteric use to visually represent the music of their eighth album. Anchored to the ground as if they had roots, desperate to get away from that Hell of immobility, the skeletal figures on the front cover of A Pyrrhic Existence look like the lifeless bodies of Fulci's movie, in a last attempt to return to the light. But there is no light filtering through the British band's music. The glows that we see inside the six monolithic compositions are synthesizer aurora borealis. Glacial flashes that accentuate the shadows. In a stasis that seems unavoidable, the spasmodic search for meaning - though doomed - makes the music alive, even if exhausting. If the sea of darkness is explorable, so it is Esoteric's abyss. While the band's stunning psychedelia is used as a magnet to suck in all energy, the angry riffs are like footsteps heavily lifting from quicksand, and melody traces new paths in the cosmic void. Even with their coldest record Esoteric show how it is possible to explore the abyss, composing the umpteenth masterpiece.
[R.T.]
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