David Bowie –“Heroes”
(RCA, 1977)
Nel cuore di un mondo diviso in due blocchi contrapposti, dove le speranze sono affidate a tiepidi raggi di luce che filtrano tra la nebbia, Bowie genera un'opera onirica e decadente che non solo è specchio dell'epoca in cui è stata concepita, ma è anche riflesso dell'intimità del suo autore.
Mentre nella sua Londra il fenomeno punk sta corrodendo il rock per riportarlo alla sua essenza più grezza e primordiale, priva dei barocchismi che lo avevano soffocato nella prima metà degli anni 70, David Bowie - trasferitosi a Berlino Ovest - scava un tunnel personale posizionandosi come al solito "oltre" le tendenze del momento, e qui fa convivere immediatezza melodica, ricercatezza stilistica e sperimentazione. Innamorato delle esplorazioni cosmiche tedesche, Bowie modella la materia sonora fino a rendere impercettibile il divario tra musica rock e sperimentale. Bowie conferma la struttura dell’album precedente (Low), suddividendo "Heroes" in un lato A caratterizzato da canzoni e un lato B costituito da frammenti atmosferici. Al tempo stesso, però, avvicina i due estremi fino a rendere la prima metà un esempio di pop d’avanguardia e la seconda metà un esempio di avanguardia pop. Tematicamente non così astratto e paranoico come Low, ma musicalmente ancor più surreale e oscuro, "Heroes" vede ancora una volta il talento di Brian Eno affiancare quello di Bowie nella modulazione armonica dei brani. Ai due si aggiunge la fondamentale partecipazione di Robert Fripp alla chitarra, il quale contribuisce al sound futuristico e onirico del disco grazie alle sue melodie sghembe e gelide. Il perfetto equilibrio tra le visioni strumentali del duo Fripp & Eno - che aveva già avuto modo di manifestarsi con i droni cosmici del meraviglioso (No Pussyfooting) - e la capacità melodica di Bowie raggiunge l’apice nella splendida title-track, a ragione considerata uno dei massimi capolavori del Duca Bianco. Ma dalle devianti melodie di Sons of the Silent Age all'oscurità di Sense of Doubt, passando per i bagliori luminosi di Moss Garden, "Heroes" è nella sua interezza un disco memorabile che fungerà da pietra angolare per tutta la darkwave a venire - e non solo.
[R.T.]
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David Bowie –“Heroes”
(RCA, 1977)
In a world split into two opposing blocs, where hopes are lukewarm rays of lights submerged in the fog, Bowie creates a dreamlike, decadent album which is both a mirror of its time and a reflex of the innermost world of its author.
While in London punk is corroding rock music to bring it back to its raw, primordial essence, free of all the baroque mannerism of the early 70s, in West Berlin David Bowie is digging a personal tunnel beyond the trends of those years and succeeds in combining melodic directness, sophisticated style and experimentation. In love with German cosmic explorations, Bowie shapes the sound up to the point of making the gap between rock and experimental music almost imperceptible. Bowie confirms the structure of the previous album (Low), dividing “Heroes” in a Side A made of songs and a Side B made of atmospheric fragments. Yet, at the same time, he brings the two extremes so much close that the first half is a perfect example of avant-garde pop and the second one a perfect example of pop avant-garde. Thematically not so much abstract and paranoid as Low, but musically much more surreal and dark, "Heroes" is the result of the talented collaboration of Brian Eno and David Bowie in harmonic modulation of songs. And Robert Fripp contributes to the oneiric, futuristic sound of the album thanks to the crooked, icy melodies of his guitar. The perfect balance of the instrumental visions of Fripp & Eno – already manifested in the cosmic drones of the amazing (No Pussyfooting) – and the melodic sensitivity of Bowie reaches its peak in the fantastic title-track – one of the most loved masterpieces of the White Duke. From the deviant melodies of Sons of the Silent Age, to the darkness of Sense of Doubt, through the luminous glows of Moss Garden, "Heroes" is in its entirety a memorable album, which is also a cornerstone for the darkwave to come - and not only for it.
[R.T.]
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