mercoledì 4 aprile 2018

Mantar – Ode to the Flame


Mantar – Ode to the Flame
(Nuclear Blast, 2016)

Chitarra e batteria, l’una di fronte l’altra in una sfida all’ultimo sangue. Occhi fissi sull’avversario, come un duello western. Il feedback rumoroso è lo stratagemma che il chitarrista utilizza per far crescere la tensione prima che tutto esploda. L’attesa finisce quando il suo avversario seduto dietro le pelli parte alla carica. In un attimo siamo travolti da una scarica di riff, l’attesa è finita. Ci troviamo nel bel mezzo di una battaglia nella quale verranno versati litri e litri di sudore, molte corde si spezzeranno e bacchette voleranno in aria. Non saranno fatti prigionieri. Un assalto frontale nel quale non manca la spinta propulsiva del groove e quella distruttrice del rumore. E’ nel momento della detonazione che ci accorgiamo che le due armate non sono contrapposte, ma sono alleate tra loro, e il nemico siamo noi. L’assalto nei confronti dell’ascoltatore è diretto come un pugno in faccia. Punk nell’anima, heavy metal nel corpo. Primitivo, bestiale. Come la carica di una cavalleria assetata del sangue dei nemici, con i cavalli ferrati da un certo Lemmy, e con ferri forgiati dai Venom. Anche quando il ritmo rallenta, le mazzate non perdono forza, e sono grondanti di sangue e terra, come se provenissero dalla scena sludge di New Orleans. Tipicamente tedeschi, i due combattenti (Hanno ed Enric) procedono con quell’incedere marziale che è molto più metodico (quasi industrial) di quanto le grezze sfuriate del loro secondo disco farebbero presagire ad un primo impatto. Un heavy metal (al tempo stesso old school e post) cavernicolo e furioso, ma anche divertente. Da affrontare a testa bassa.
[R.T.]
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Mantar – Ode to the Flame
(Nuclear Blast, 2016)

Guitar and drums, face to face in a challenge to the death. Eyes fixed on the rival, like a western duel. Noisy feedback is the trick used by the guitarist to increase tension before everything explodes. The wait ends when his opponent on the drums attacks. In a moment we are overwhelmed by a burst of riffs, the wait is over. We find ourselves in the middle of a battle in which liters and liters of sweat will be poured, many strings will break and drum sticks will fly in the air. No prisoners will be taken. A frontal assault characterized by the propulsive thrust of groove and the destructive force of noise. It is at the moment of detonation that we realize that the two armies are not opposed, yet allied with each other, and we are the enemy. The assault on the listener is direct like a fist in the face. Punk in the soul, heavy metal in the body. Primitive, bestial. Like the attack of a cavalry thirsty for the blood of the enemies, with horses shoed by a certain Lemmy, and with irons forged by Venom. Even when the pace slows, the blows do not lose strength and they are dripping with blood and earth, as if they came from New Orleans sludge scene. Typically Germans, the two fighters (Hanno and Enric) proceed with that martial gait which is much more methodical (almost industrial) than the rough fury of their second record would presage at first listening. Savage and furious (at the same time old school and post) heavy metal, yet also funny. To be faced headlong.
[R.T.]

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