lunedì 30 aprile 2018

Roadburn 2018 - Day 1

 

 

Roadburn 2018 - Day 1
[Harsh Toke + Cult of Luna & Julie Christmas + Converge + Årabrot + Waste of Space Orchestra]

I 1300 km di strada che ci portano a Tilburg sono completamente diversi da quelli attraversati l’anno scorso. Nessuna tempesta di neve, nessuna coda chilometrica di camion. Più ci avviciniamo alla meta, più il Sole è abbagliante e le strade sono libere. Il San Diego Takeover ha fatto il suo effetto. Arrivati nella città olandese, ci rendiamo conto che l’ampio spazio che l’edizione di quest’anno dedicherà alla scena psichedelica di San Diego ha modificato il clima del luogo, rendendolo davvero californiano. Mancano solo le palme e la spiaggia. I 30 °C ci sono già.

Ci impossessiamo del mitico braccialetto, chiave di accesso imprescindibile per le meraviglie dei prossimi 4 giorni, e poi cerchiamo refrigerio nel buio del Main Stage dello 013. Qui ci attende una lunga notte scandinava, illuminata da aurore boreali.

Sì, perché ad inaugurare il palco principale ci pensano i Waste of Space Orchestra: super-combo nato dall'unione dei finlandesi Oranssi Pazuzu e Dark Buddha Rising. E per fugare subito ogni dubbio, va detto che l'unione delle due band non è semplice somma delle parti, bensì un'entità veramente terza e potenziata. Si oscilla fra pesantezza oscura e luci che spaziano dal profondo dei buchi neri al bagliore frastornante di stelle incandescenti. Tre voci si alternano, potenti e aliene (strabiliante quella androgina di Marko Neuman), per condurci attraverso il mare in tempesta di riff e fraseggi dissonanti. L’equipaggio è composto da dieci musicisti (due batterie e due tastiere), una sorta di vascello crimsoniano disperso in un mare ghiacciato. Un progetto nato appositamente per questo festival (e per il quale è stato creato un allucinante accompagnamento video) che coinvolge gli amanti dei suoni più sperimentali, lasciando sperare in un disco live di questa inedita (e indimenticabile) esperienza.

Passaggio obbligato sotto il sole per andare a rinchiuderci dentro l'Het Patronaat per gli Årabrot. L'atmosfera dell'ex chiesa è pervasa da un caldo quasi asfissiante che fa una strana accoppiata con la band norvegese e le sue canzoni figlie delle lunghe notti scandinave e venate di atmosfere gelide e oscure. Il caldo si appiccica addosso come le sensazioni sgradevoli emanate dal loro noise rock sporcato di darkwave, e la voce di Kjetil Nernes è quella di un parroco perverso, zuppo di sudore e cattive vibrazioni. La prima parte del set è incentrata sul bellissimo The Gospel, ma è la seconda parte quella che convince ancora di più, grazie ad una compattezza e ad un incedere veramente incredibili. La lunga sequenza quasi noise, dal carattere di jam convulsa, che chiude l'ultimo brano in scaletta, è davvero l'acme di questo concerto.

Il nostro convoglio torna sui suoi passi, di nuovo al Main Stage, perché è il momento del primo dei due concerti dei Converge. Quest'anno Jacob Bannon è il curatore del festival e la sua band ha in programma due show, entrambi dedicati all'esecuzione integrale di uno dei loro album. Oggi è il turno dell'ultimo, stupendo, The Dusk in Us. L'aspettativa è alta ed è pienamente ripagata. Le 13 canzoni scorrono davanti a noi e nelle nostre orecchie come un flusso di coscienza, interrotto soltanto dalle didascalie delle parole di Bannon. Compatti e violentissimi, ma non per questo privi di un cuore emotivo, in canzoni come la title-track e Thousand Of Miles Between Us commuovono letteralmente per la loro toccante e vibrante bellezza. Un'esperienza unica.

Ma se stiamo già volando alti, il momento più estasiante della giornata arriva con i Cult of Luna & Julie Christmas che eseguono per intero il loro Mariner. Quasi non ci crediamo. Tutto l'album. Con Julie Christmas. Una delle cantanti che più abbiamo adorato, fin dai tempi dei Battle of Mice e dei Made Out of Babies. E davvero non avevamo idea di cosa ci aspettasse dal vivo. Così come non se lo poteva aspettare il pubblico che riempie lo 013 ai massimi livelli, per quella che viene annunciata come l’ultima possibilità di sentire questa collaborazione dal vivo (evento peraltro estremamente raro anche in passato). La voce di Julie Christmas è una vera rivelazione. Potente, emozionante e versatile, nel suo alternarsi di isteria e delicatezza. Se su disco impressiona, dal vivo rapisce. Impossibile non rimanere imbrigliati nella rete delle melodie schizofreniche che crea e muta costantemente, con incredibile facilità. I Cult of Luna si dimostrano musicisti molto più maturi e consolidati di quando li vedemmo nel lontano 2007, e il risultato è un post metal futuristico, spaziale e apocalittico, a dir poco toccante. Un concerto unico, che lascia la sensazione di aver davvero assistito ad un'esperienza difficilmente ripetibile.

C'è il tempo di tornare sulla Terra e rendersi conto che fuori tutto sommato il cielo non è ancora sprofondato nella notte, l’aria di San Diego è ancora lì, fa ancora caldo, e abbiamo ancora bisogni terreni che saziamo fra le viuzze del festival, circondati da appassionati come noi, respirando questa bellissima atmosfera di assoluto relax che per quattro giorni sospende lo spazio ed il tempo.

Per continuare su questa lunghezza d'onda, niente di meglio che chiudere la serata con gli Harsh Toke. Sono le 23:30, ma l'atmosfera all'Het Patronaat è ancora surriscaldata. Il San Diego Takeover ha davvero portato in Olanda la sua onda lunga e le sue spiagge assolate. Nella passata edizione il quartetto aveva dedicato il suo set a Roky Erickson e ci aveva fatto rivivere tutta la bellezza ed intensità della psichedelia del passato. Quest'anno in programma ci sono i loro pezzi, ma l'essenza non cambia. I quattro ti trascinano a bordo del loro skateboard spaziale e fanno di tutto per non farti scendere mai. Ed in effetti, rapito dal giro di basso di Light Up and Live e con la mente attorcigliata intorno agli assoli delle chitarre, non vorresti proprio scendere mai.

Come chiudere in bellezza una prima giornata densa di emozioni le più disparate. E siamo solo al primo giorno!

[E.R.+R.T.]

  

 

 

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Roadburn 2018 - Day 1
[Harsh Toke + Cult of Luna & Julie Christmas + Converge + Årabrot + Waste of Space Orchestra]

The 1,300 km road leading us to Tilburg is completely different from that crossed last year. No snowstorm, no endless queue of trucks. The closer we get to the goal, the more the Sun is dazzling and roads are free. San Diego Takeover has made its effect. Arrived in the Dutch city, we realize that the large space that this year's edition will dedicate to the psychedelic scene of San Diego has changed the climate, making it truly Californian. Only palms and beach are missing. 30 °C are already there.

We seize the legendary wristband, key access essential for the wonders of the next 4 days, and then wee look for a bit of relief in the darkness of the Main Stage at 013. Here we have a long Scandinavian night, lit by aurora borealis.

Indeed, the main stage will be inaugurated by Waste of Space Orchestra: super-combo born from the union of the Finns Oranssi Pazuzu and Dark Buddha Rising. And to immediately dispel any doubt, it must be said that the union of the two bands is not a simple sum of the parts, but a really third and strengthened entity. It oscillates between dark heaviness and lights that range from the depths of black holes to the dazzling glow of incandescent stars. Three voices alternate, powerful and alien (amazing Marko Neuman androgynous one), leading us through the stormy sea of riffs and dissonant phrasings. The crew is composed of ten musicians (two drums and two keyboards), a sort of Crimsonian vessel dispersed in a frozen sea. A project specifically created for this festival (and for which amazing videoclips have been created) that involves lovers of the most experimental sounds, leaving hope in a live record of this unprecedented (and unforgettable) experience.

Compulsory passage under the sun to go and lock us up in Het Patronaat for Årabrot. The atmosphere of the former church is pervaded by an almost suffocating heat that makes a strange pair with the Norwegian band and its songs born in the long Scandinavian nights, marked with frozen dark atmospheres. Heat sticks on us like the unpleasant feelings emanating from their darkwavish noise rock, and Kjetil Nernes's voice is that of a perverse vicar, soaked with sweat and bad vibes. The first part of the set focuses on the beautiful The Gospel, but it is the second part that convinces even more, thanks to truly incredible compactness and gait. The long almost noise sequence, with a convulsive jam character, closing the last song of the set, is really the acme of this concert.

Our convoy retraces its steps, back to the Main Stage, because it is time of the first of the two Converge concerts. This year Jacob Bannon is the curator of the festival and his band has two shows scheduled, both dedicated to the full performance of one of their albums. Today is the turn of the latest, wonderful, The Dusk in Us. The expectation is high and is fully repaid. The 13 songs flow in front of us and in our ears like a stream of consciousness, interrupted only by the captions of Bannon's words. Compact and violent, yet not without an emotional heart, as songs like the titletrack and Thousand Of Miles Between Us literally move for their touching and vibrant beauty. A unique experience.

But if we are already flying high, the most enthralling moment of the day arrives with Cult of Luna & Julie Christmas performing their Mariner in its entirety. We almost do not believe it. The whole album. With Julie Christmas. One of our most beloved singers since the times of Battle of Mice and Made Out of Babies. And we really had no idea what was waiting for us live. Just as the audience filling the 013 at the highest levels could not expect it, for what was announced as the last chance to listen to this collaboration live (extremely rare event also in the past). Julie Christmas's voice is a true revelation. Powerful, exciting and versatile, in its alternation of hysteria and delicacy. If on albums it is impressive, live it fascinates the listener. Impossible not to be harnessed in the network of schizophrenic melodies she creates and constantly changes, with incredible ease. Cult of Luna prove to be much more mature and consolidated musicians than when we saw them live in 2007, and the result is a futuristic, spatial and apocalyptic post-metal, to say the least, touching. A concert which can really be defined as unique and which leaves the feeling of having witnessed an experience unlikely to be repeated.

There is time to return to Earth and realize that all in all the sky has not yet sunk into the night, San Diego climate is still there, it is still hot, and we still have earthly needs that we feed in the streets of the festival, surrounded by enthusiasts like us, breathing this beautiful atmosphere of absolute relax that for four days suspends space and time.

To continue on this mood, nothing better than closing the evening with Harsh Toke. It's 11:30 pm, but the atmosphere at Het Patronaat is still overheated. San Diego Takeover really brought its long wave and its sunny beaches to Holland. In the last edition the quartet had dedicated its set to Roky Erickson and made us relive all the beauty and intensity of the psychedelia of the past. This year there are their songs, but the essence does not change. The four drag you on board their space skateboard and do everything to never get you off. Indeed, enraptured by the bass ride of Light Up and Live and with the mind twisted around the guitar solos, you would never really want to go down.

How to perfectly end a first day full of the most varied emotions. And it's only the first day!

[E.R.+R.T.]
 

 

 






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