Taake + Krakow + Orkan + Kaiserreich – 3.10.2015 – Colony (Brescia)
Da sempre il Black Metal fa parlare di sè
più per le gesta dei suoi personaggi che per la musica. Il leader dei Taake,
Orjan Stedjeberg (nome di battaglia Hoest) è noto per le sue provocazioni (un
concerto in Germania fu sospeso per lancio di oggetti da parte del pubblico,
quando si presentò con una svastica dipinta sul petto), ma stasera ci dimostra
che il black metal è sostanza, con un concerto davvero straordinario.
Aprono la serata i Kaiserreich con un black
metal piuttosto tradizionale ma ben suonato e capace di creare una buona
atmosfera preparatoria all’arrivo dei Taake. La band bresciana tenta di
ricreare il gelo dei fiordi norvegesi con i classici blast beat ritmici sui quali
si innestano chitarre glaciali e grida disperate. La personalità è ancora da
costruire ma le buone idee ci sono.
Salgono poi sul palco gli Orkan, band di
Bergen che fin dal look ricorda più una band thrash metal che una setta di
demoni blacksters. E il loro concerto è proprio una perfetta combinazione delle
due correnti musicali, con sfuriate a tutta velocità che, grazie anche all’uso
di accordi dissonanti, ricordano certe soluzioni degli Enslaved, abbinate a
veloci e divertenti riff thrash metal. Gli Orkan spaccano come il thrash dei
vecchi tempi, ma lo fanno con personalità (anche grazie a qualche innesto punk
e perfino stoner), dimostrandosi una scoperta molto interessante, che impone un
approfondimento della loro conoscenza.
I Krakow, anch’essi di Bergen, aprono il
loro concerto con una lunga composizione che unisce malinconici arpeggi post
rock a muri di suono doom. Musicalmente non in linea con il resto della band
della serata, riescono comunque a tenere viva l’attenzione dei presenti grazie
ai mastodontici riff fangosi sui quali si inerpicano esplosioni rumorose. Nei
momenti di quiete la band cerca di ricreare l’atmosfera psichedelica e
malinconica del post metal, ma perde di efficacia lasciando troppi vuoti, e
cade nello zuccheroso con la voce pulita del chitarrista davvero troppo esile,
se confrontata all’ottimo cantato sporco del bassista.
I Taake appaiono come guerrieri vichinghi
sul palco coperto di nebbia, e attaccano frontalmente il pubblico con
un’energia spesso sconosciuta in un genere più interessato all’atmosfera di
malvagità che alla potenza. Invece il gruppo norvegese ha forza da vendere, e
Hoest si dimostra un vero e proprio frontman in grado di caricare un pubblico
già di per sè intenzionato a portare scompiglio con una buone dose di pogo.
Lercio e putrido, con una consumatissima giacca di pelle aperta sul petto per
mostrare il tatuaggio della croce rovesciata, lo sguardo psicotico, un barbone
da musicista sludge e una bottiglia di vino perennemente in mano, il cantante
dalla voce sporca e polverosa è la rappresentazione della degenerazione. E così
è la musica della sua band. Sporca, scorretta, provocatoria come il black metal
delle origini (Venom), con una potenza che richiama il thrash metal più
intransigente, e che a tratti riesce perfino a flirtare con il groove dello
stoner. Alla fine la straripante energia della band mostra un lato del true
norwegian black metal solitamente poco conosciuto, senza per questo mai
abbandonare i dettami classici del genere o mai cedere a compromessi (a parte
per un interessantissimo abbinamento tra violenza pura e un banjo!). Che un
concerto black metal potesse risultare più divertente che spaventoso se lo
aspettavano in pochi, ma i Taake lo hanno reso possibile.
[R.T.]
***
Taake + Krakow + Orkan + Kaisereich – 10.03.2015 – Colony (Brescia)
Black Metal has
always attracted attention more for its characters than for its music. Orjan
Stedjeberg (aka Hoest) – leader of the Norwegian band Taake – is famous for his
provocations (one of his show in Germany was suspended because of him getting
on stage with a swastika painted on his breast), but tonight – thanks to an
amazing concert - he has been able to demonstrate that black metal has got
substance in itself.
Kaisereich opens this evening. They play
a traditional black metal, yet they play it very well and this creates an
adequate atmosphere while waiting for the headliner. The band from Brescia
tries to recreate the chill of Norwegian fjords through classical rhythmic
blast beats which sustain freezing guitars and desperate screams. A definite
personality is still to be built, anyway good ideas are already there.
Then it is the
turn of Orkan. Band from Bergen, they
look more like a thrash metal combo than to a sect of demonic blacksters. And
their concert is exactly a perfect combination of the two musical genres, with
outbursts at full speed – reminiscent of certain Enslaved songs thanks to the
use of dissonant chords – combined with funny, fast thrash metal riffs. Orkan
are powerful as old school thrash, yet they do it with their own personality
(there are even some punk and stoner inserts!) proving to be a really
interesting discover, worth to deepen.
Krakow (also them from Bregen) open their show with a long
piece that combines together melancholic post rock arpeggios with doomy walls
of sound. Musically not in line with the rest of the bands, nevertheless they
are capable to keep the attention of the audience thanks to muddy mastodontic
riffs interrupted by thunderous explosions. During quieter moments, Krakow
tries to create the psychedelic, melancholic atmosphere typical of post metal,
but they lose strenght and effectiveness leaving to many empty spaces and
falling in a sort of honeyed mood because of the too thin, faint clean vocals
of the guitarist – and this is a real pity, especially thinking of the great
harsh vocals of the bassist.
Taake appear on the foggy stage as Viking warriors and they
frontally attack the audience with a strenght which is usually unfamiliar to a
musical genre more interested in wickedness than in power. Yet the Norwegian
band is really mighty, and Hoest is a proper frontman, able to excite all the
presents (already well excited, moshing in front of the stage). Filthy and
rotten, a threadbare leather jacket opened on his nacked breast showing a tattoed inverted cross, psychotic
eyes, a sludgy long beard and a bottle of wine constantly in his hand, the
singer with his harsh and dusty voice is the perfect representation of degeneration.
And so it is Taake music: dirty, incorrect and provocative as black metal in
its origin (let’s think about Venom!), powerful as the most uncompromising
thrash metal, and at times even flirting with stoner groove. In the end the
overflowing energy of the band shows a usually unknown side of true norwegian
black metal, without ever abandoning the classical dictates of the genre or
yielding to compromises (except, maybe, for a really interesting combination of
pure violence and…a banjo!). It sounds strange thinking of a black metal gig as
something more entertaining than scary…well, Taake managed to get this result!
[R.T.]