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domenica 9 luglio 2017

Zeal & Ardor – Devil is Fine


Zeal & Ardor – Devil is Fine
(Reflections Records, 2016)

C’è una strada lunghissima e sconnessa che attraversa i campi di cotone americani del 1800 e giunge fino a noi nel nuovo millennio. Una strada che gran parte della musica popolare odierna ha, in qualche modo, percorso. Manuel Gagneux unisce la partenza (gli intrecci vocali degli spiritual e del gospel) e alcuni dei tanti arrivi possibili (il black metal delle foreste norvegesi, i suoni sintetici dell’elettronica metropolitana, il neofolk notturno) seguendo traiettorie personali, inaspettatamente coinvolgenti nonostante l’apparente incoerenza del percorso. La matrice religiosa degli spiritual si trasforma in invocazioni del demonio, surreale provocazione alla loro stessa natura (dato che la loro ispirazione iniziale, la religione cristiana, era imposta dagli schiavisti), che però ne evidenzia la profonda essenza di musica legata al desiderio di riscatto attraverso la socializzazione. Un’essenza che si dimostra ancora attuale, soprattutto in una musica realmente alternativa come quella di Zeal & Ardor. Una musica in cui convivono e collaborano etnie diverse, in un modo concettualmente affine a quanto fatto dagli Algiers (che fondono “comunità diverse” - come post punk e gospel - per dare vita ad una nuova, moderna, “società”). Zeal & Ardor è un esperimento di integrazione perfettamente riuscito, come dimostra la fluidità della meravigliosa Come on Down (la voce nera di Gagneux diventa una cosa sola con le gelide sfuriate di chitarra nordeuropee e con le malinconiche note di piano britanniche). Non ci resta che estrapolare la lezione e applicare questo esperimento alla società in cui viviamo.
[R.T.]
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Zeal & Ardor – Devil is Fine
(Reflections Records, 2016)

There is a really long and bumpy road crossing 19th Century American cotton fields and reaching us in the new millennium. A road traveled by a great part of today popular music. Manuel Gagneux unites the start point (the vocals of spirituals and gospels) and some of the many possible arrivals (Norwegian black metal, synthetic sounds of metropolitan electronics, nocturnal neofolk), following personal trajectories - unexpectedly engaging in spite of the apparent inconsistency of the path. The religious matrix of spirituals becomes invocation of the devil, surreal provocation to their very own nature (since their initial inspiration, the Christian religion, was imposed by slaveholders), but it highlights its deep essence of music with a desire of redemption through socialization. An essence that is still current and alive, especially in a really alternative music like that of Zeal & Ardor. A music in which different ethnicities coexist and collaborate, in a way conceptually similar to Algiers one (band blending "different communities" - like post punk and gospel - to create a new, modern, "society"). Zeal & Ardor is a perfectly successful experiment of integration, as shown by the fluidity of the wonderful Come On Down (Gagneux black voice becomes one only thing with the Northern European freezing outbursts of guitar and with the British melancholy of piano notes). We just have to extrapolate the lesson and apply this experiment to the society in which we live.
[R.T.]

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