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domenica 7 maggio 2017

Roadburn Festival 2017 - Day 2


Roadburn Festival 2017 – Day 2
[Harsh Toke + Amenra + Chelsea Wolfe + Oathbreaker + Magma + Schammasch]

Ore 14:30. La campana suona l'inizio della messa. All’Het Patronaat inizia una cerimonia religiosa non convenzionale. La nebbia riempie la sala fino al vertice dell'alto soffitto in legno, mentre delle ombre sul palco danno vita ad un post-black metal dissonante e deviato, dall’architettura complessa e maestosa. Gli Schammasch hanno in programma il concerto più lungo dell’intero festival (1 ora e 50 minuti), interamente dedicato al triplo disco appena pubblicato (Triangle). Dato che sul Main Stage si sta per preparare una delle band da noi più attese, assaporiamo la musica degli svizzeri solo per 40 minuti, corrispondenti alla prima parte (The Process of Dying) della loro ambiziosa opera. Un assaggio decisamente sostanzioso, che dà la misura della straordinarietà di questa band, sorta di Deathspell Omega ancor più concettuali. Marci, cattivi e grandiosi. Da approfondire! 

Le scalinate dietro al mixer del Main Stage sono la nostra scelta per gustare a pieno la musica complicata e assurda proveniente dal pianeta Kobaïa. Dopo un viaggio di svariati anni luce, gli 8 alieni riuniti sotto il nome di Magma sono atterrati nel cuore dell’Olanda per un concerto incentrato sul loro capolavoro del 1973 Mekanïk Destruktïw Kommandöh. Per niente facile descrivere l’evento al quale assistiamo: su di un intreccio musicale fantasioso e folle, strepitosi cori e intrecci vocali (in una lingua completamente inventata) narrano la storia di un profeta giunto ad allertare i terrestri dell'imminente fine del loro pianeta. A tratti sinfonici, in alcuni passaggi cosmici e "mistici", spesso liquidi e cangianti come jazz fusion sotto acido che incanta tutti i presenti con le sue visioni lisergico-progressive. per noi l’apice è l’assolo vocale del batterista Christian Vander, vera e propria anima del gruppo, oltre che musicista fenomenale. Come esser stati rapiti dagli alieni. 

Ancora storditi dal viaggio intergalattico appena concluso, cerchiamo di entrare nell’Extase per tornare sulla terra con i Ruby the Hatchet. Purtroppo non siamo fortunati quanto il giorno prima con i Pinkish Black: il minuscolo locale (capienza massima 250 persone) si riempie proprio di fronte ai nostri occhi, e rimaniamo ad un passo dall’ingresso mentre la band attacca il primo riff. Delusi, ritorniamo nel Main Stage dove si stanno per esibire gli Oathbreaker. Il concerto della band belga, per quanto sia una seconda scelta, si rivela essere una straordinaria sorpresa. Sulle note di apertura, Caro Tanghe ci incanta con la sua voce onirica e sospirata, prima di svelare la sua parte "disperata", con il resto della band che si lancia in un assalto violentissimo di post black metal affine a quello dei Deafheaven, ma ancor più intenso, potente e affascinante. Un muro di suono compattissimo con melodie di stampo post hardcore e post rock, sul quale si erge l’incazzatissima voce della cantante, che a tratti ricorda Julie Christmas. Grande scoperta! 

Scendiamo poi nelle prime file per lasciarci inondare dalle note di Chelsea Wolfe, memori del suo straordinario concerto a Musica W 2016. Nel caldo delle colline toscane, in pieno agosto, aveva incantato. Nel buio del main stage di un festival, nel ventoso nord Europa, conquista nuovamente, e conferma tutto il suo talento. Una voce toccante, di grande intensità, e una musica magistralmente dark, nel quale perdersi. Tra bordate industrial e rocciosi riff post metal scivolano sinuose melodie oscure, tratte principalmente dal bellissimo Abyss. After the Fall e Carrion Flowers letteralmente da brividi. 

Non c’è tempo di respirare. Dopo un grande concerto ce ne è sempre uno più grande. Sul Main Stage salgono gli Amenra. La sala è colma all’inverosimile, l’attesa per il loro concerto è palpabile. La loro apocalisse è catartica e liberatoria. Si dimostrano degni eredi dei Neurosis, lasciando schizzare via la rabbia attraverso la voce graffiante, tipicamente hardcore, di Colin H. van Eeckhout. La band lancia nella sala macigni pesantissimi di distorsione che sollevano onde emotive nel pubblico, con la naturalezza con la quale si gettano i sassi nell’acqua per osservare le onde concentriche sulla superficie. Anche i membri degli Ahab - proprio accanto a noi - sembrano rimanere a bocca aperta tanta è l’intensità generata dalla band belga. In una giornata ricca di concerti memorabili, quello degli Amenra si giocherebbe il ruolo di miglior live anche senza la partecipazione di Scott Kelly e di John Dyer Baizley. Certo che questi special guests tolgono però ogni dubbio. Indimenticabile. 

Appagati dall’assalto degli Amenra, torniamo all’aperto per riprenderci e prendere sempre più coscienza del "paese dei balocchi" in cui ci troviamo. Un intero isolato di una cittadina universitaria completamente invaso da una comunità di capelloni nero vestiti, rilassati al tavolo di un caffè o stipati in un locale buio dove si sta svolgendo uno dei tanti (simultanei) concerti del festival. Mentre i Baroness stanno riempiendo il Main Stage, decidiamo di addentrarci nuovamente nel buio di una sala, convinti che gran parte del pubblico sia al cospetto di John Dyer Baizley e soci. Ci avviciniamo così all’Het Patronaat con 20 minuti di anticipo rispetto all’orario di inizio previsto per il concerto degli Zeal & Ardor. Ma l’hype che anticipa il loro concerto è gigantesco quanto la fila davanti al locale. Trascorsi i 20 minuti, e con la porta d’ingresso ancora distante, decidiamo di desistere - per la seconda volta nella stessa giornata - un po' delusi dal fatto che per mantenere “di culto” il concerto di certe band, si facciano suonare in locali che alla fine risultano sottostimati rispetto al reale interesse da loro generato.

Non ci resta che riposarci in attesa dell’ultima band. Entriamo nella Green Room dello 013 per la prima volta per il concerto degli Harsh Toke, quando la mezzanotte è ormai passata. Dopo una giornata di concerti post apocalittici la chiusura perfetta è lo psych rock sessantiano della band di San Diego, che dedica questo set alla musica di Roky Erickson. Energia incontenibile e irrefrenabile (infatti non solo iniziano il concerto in anticipo, ma continuano anche a suonare ben oltre l'orario previsto!) che ha la forma fluida di una jam lisergica, ricchissima di assoli oltre che di groove. Nuvole di marijuana, sudore, rock n’roll e nessun freno inibitore. Divertentissimi e carichi, consumano le ultime energie del pubblico (non a caso il mio “fattissimo” vicino crolla collassato in un paio di occasioni, e alla terza necessita dell’intervento della sicurezza che se lo porta via “a braccia”). Usciamo dallo 013 con in mente il ritornello di Rock And Roll All Nite: davvero vorremmo che i concerti non finissero mai!
[E.R. + R.T.]


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Roadburn Festival 2017 – Day 2
[Harsh Toke + Amenra + Chelsea Wolfe + Oathbreaker + Magma + Schammasch]

2:30 p.m. The bell rings the beginning of the mass. At Het Patronaat an unconventional religious ceremony takes place. The mist fills the room up to the top of the high wooden ceiling, while the shadows on the stage give rise to a dissonant deviated post-black metal, with a complex majestic architecture. Schammasch will feature the longest concert of the entire festival (1h 50min), entirely dedicated to the just released triple album (Triangle). In the meantine on the Main Stage one of our most awaited bands is about to play, so we only experience 40 minutes of music of the Swiss band, exactly the duration of the first part (The Process of Dying) of their ambitious opera. A really substantial taste, which gives the measure of the extraordinary nature of this band, sort of Deathspell Omega even more conceptual. Rotten, bad and magnificent. To deepen!

The stairs behind the Main Stage mixer are our choice to enjoy the complicated and absurd music coming from the Kobaïa planet. After a journey of several light years, the 8 aliens gathered under the name of Magma landed right in the heart of Holland for a concert focused on their 1973 masterpiece Mekanik Destruktif Kommandöh. It is not easy to describe the event we are witnessing: on a fanciful crazy musical plot, stunning choirs and vocal harmonies (in a completely invented language) tell the story of a prophet come to alert the terrestrials of the imminent end of their planet. At times symphonic, cosmic and "mystic"  in some passages, often liquid and changing as fusion jazz under acid enchanting all the audience with its progressive lysergic visions. For us the apex is the voice solo of drummer Christian Vander, the true soul of the band as well as phenomenal musician. How to be abducted by aliens.

Still stunned by the hust ended intergalactic journey, we try to get into the Extase to return to planet Earth with Ruby the Hatchet. Unfortunately we are not as lucky as the day before with Pinkish Black: the tiny venue (maximum capacity 250 people) gets packed just in front of our eyes, and we remain one step from the entrance while the band attacks the first riff. Deluded, we return to the Main Stage to attend Oathbreakers. The Belgian band concert, although a second choice, turns out to be an extraordinary surprise. On the opening notes, Caro Tanghe enchants us with her dreamlike sighed voice before revealing her "desperate" part, with the rest of the band launching into a violent assault of post black metal similar to Deafheaven but even more intense, powerful and fascinating. A compact wall of post hardcore and post rock melodies on which the ultra pissed off singer voice stands out, at times reminiscent of Julie Christmas. Great discovery!

Then we go down in the first rows to swim through the notes of Chelsea Wolfe, with clear in mind her extraordinary concert at Musica W 2016. In the heat of the Tuscan hills, in August, she enchanted us. In the dark of the main stage of a festival in the windy northern Europe, she conquers our hearts once again, confirming all her talent. A touching voice, of great intensity, and a magically dark music, in which we get lost. Between industrial assaults and post metal riffs, sinuous dark melodies - mainly from the beautiful Abyss. After the Fall and Carrion Flowers literally touching.

No time to breathe. After a great concert there is always a bigger one. Amenra on the Main Stage. The hall is full beyond belief, the expectation for their concert is palpable. Their apocalypse is cathartic and liberating. They prove to be worthy heirs of Neurosis, letting the anger spin away through Colin H. van Eeckhout striking, typically hardcore voice. The band launches heavy boulders of distortion raising emotional waves in the audience, and they do it with the same naturalness of throwing stones into the water to look at the concentric waves on the surface.. Even the Ahab members - right next to us - seem to be amazed by the intensity generated by the Belgian band. On a day full of memorable concerts, Amenra could win the title of best live performance of the day even without the participation of Scott Kelly and John Dyer Baizley. Well, these special guests take away any doubt. Unforgettable.

Fully satisfied by the Amenra assault, we go outdoors to recover and take more and more consciousness of the wonderland in which we are. An entire area of a university town completely invaded by a black-dressed community, relaxed at a coffee table or packed in a dark room where one of the many (simultaneous) concerts of the festival is taking place. While Baroness are playing on the Main Stage, we decide to go back into the darkness of a music hall, thinking that most of the audience is listening to John Dyer Baizley and associates. So we approach Het Patronaat 20 minutes in advance of the scheduled start time for Zeal & Ardor concert. But the hype anticipating their concert is as giant as the row in front of the venue. After 20 minutes and with the front door still far away, we decide to desist - for the second time in the same day - a bit disappointed of the fact that in order to keep the "cult status" of the concert of certain bands, these ones have to play in venues which are ultimately underestimated with respect to the real interest generated by them.

We just have to rest while waiting for the last band. We enter the Green Room (at 013) for the first time for Harsh Toke concert, when midnight is gone. After a day of post-apocalyptic concerts, the perfect closure is the psych rock of the San Diego band, which dedicates this set to Roky Erickson music. Uncontainable and unstoppable energy (not only does the concert begin in advance, but it continues well beyond the expected time!) that has the fluid form of a lysergic jam, rich in solos as well as in groove. Marijuana clouds, sweat, rock n'roll and no restraint. Funny and entertaining, they consume the last energies of the audience (no coincidence that my ultra-doped neighbour collapses on a couple of occasions and on the third one he need for security to brings him out). We leave the 013 with Rock And Roll All Nite refrain in mind: we really would like concerts never end!
[E.R. + R.T.]


 


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