Roadburn Festival 2017 – Day 3
[My Dying Bride + Ahab + Wear Your Wounds + Oranssi Pazuzu + The Bug Vs Dylan Carlson]
Iniziamo il terzo giorno di Roadburn lasciandoci inondare dai droni di The Bug Vs Dylan Carlson, che ci fanno vibrare stomaco, orecchie e capelli fin dal primo pomeriggio. Le basse frequenze dell’elettronica di The Bug si intrecciano a quelle della chitarra del leader degli Earth, che talvolta libera arpeggi rallentatissimi, oltre i confini conosciuti dallo slowcore. Quando l’elettronica abbandona i muri di suono per cedere il passo ad ipnotici ritmi trip hop in cui si inseriscono i feedback e gli effetti larsen della chitarra, il risultato è davvero ammaliante. Il pubblico (tutto sommato non numerosissimo) è annichilito dall'inondazione dronica e atmosferica ed è ammutolito di fronte a questa strana esperienza di vibrazioni pure. Un silenzio religioso avvolge la sala. Silenzio osservato in ogni concerto del festival e che stupisce chi, come noi, è abituato ad un pubblico solitamente rumoroso e per niente rispettoso. Ulteriore conferma che ci troviamo ad un festival fuori dal comune.
Svanite le ultime distorsioni i nostri timpani reclamerebbero pò di riposo dal muro di suono che li ha un po' storditi, ma non c’è tempo di rifiatare. Sempre sul Main Stage stanno per suonare gli Oranssi Pazuzu e ci imponiamo di non abbandonare il locale (visto il sold out con coda chilometrica che la band finlandese fece all’Het Patronaat la scorsa edizione). Come previsto, infatti, lo 013 si riempie all’inverosimile. Abbiamo alte, anzi altissime, aspettative. Tutte saranno pienamente ripagate. I 3000 del pubblico che condividono con noi il concerto si ritrovano su un'astronave alla deriva nello spazio profondo. La musica degli Oranssi Pazuzu è una tempesta cosmica che si abbatte con la gelida ferocia del black metal nordeuropeo, ma secondo rotte imposte da un capitano di vascello sotto effetto di LSD. I suoni riverberano nella sala con profondissimi echi, mentre le distorsioni pesanti sono deformate da flanger spinti al massimo. Sembra che gli Hawkwind, in acido, si siano persi in una foresta ghiacciata. La loro musica, dal vivo, accentua gli estremi che la costituiscono, suonando più violenta e feroce di quanto faccia su disco, ma anche più psych e noise. Un'esperienza unica.
Torniamo alla luce, in mezzo alla folla di appassionati provenienti da tutta Europa, prima di entrare nell'Het Patronaat per assistere al concerto dei Wear Your Wounds, progetto parallelo di Jacob Bannon (Converge). Nonostante sia il loro primo concerto in assoluto - e nonostante Bannon sia un nome di richiamo per il pubblico del Roadburn - contro ogni aspettativa il locale è tutt'altro che pieno. Il post rock proposto mostra il lato più romantico di Bannon, che in questa veste suona anche il basso, oltre a cantare anche con voce pulita. Rispetto all'album, in cui la musica suona molto melodica e atmosferica, dal vivo la band aggiunge un carico di distorsione e potenza non indifferente, enfatizzando ancor di più la passionalità delle canzoni. Un peccato che il concerto dei WYW interessi a pochi, perchè la loro musica, per quanto legata al genere di riferimento, è emotivamente davvero coinvolgente.
Il concerto dei Wear Your Wounds termina con 10 minuti di anticipo rispetto al previsto, e questo ci permette di catapultarci nella Green Room dello 013 per assistere all'esecuzione integrale di The Call of the Wretched Sea, disco d'esordio degli Ahab. A pochi minuti dall'inizio la sala è già completamente stivata, e come sardine in una scatoletta di latta riusciamo a sentire il primo brano accalcati lungo il corto corridoio che dà accesso alla sala. Piano piano il flusso di persone scorre e riusciamo a trovarci nelle prime file, dove veniamo travolti da un'onda di doom abissale, proveniente direttamente dalla Fossa delle Marianne. Ondate oceaniche di distorsione si abbattono come tsunami, e il growl profondissimo di Droste evoca mostri dall'oscurità, mentre la batteria di Cornelius Althammer riesce a rendere agitata, imprevedibile e trascinante una musica di per sé basata sulla lentezza estenuante e sulla pesantezza più oppressiva. Merito anche delle melodie, ben più ariose e stratificate di quanto un ascolto superficiale potrebbe far desumere. Il loro concerto (che purtroppo dobbiamo interrompere nel corso dell'ultimo brano per poterci gustare i My Dying Bride sul Main Stage) è uno degli apici della giornata, e supera il già straordinario live di novembre in Italia.
La musica dei My Dying Bride deve essere vissuta dal vivo. Chi ha assistito ad un loro concerto lo sa. Per quanto possano esser coinvolgenti su disco, la dimensione live è in grado di farti innamorare di loro definitivamente. A Firenze, nel 2012, rimanemmo senza parole da tanto suonarono maestosi e possenti. Oggi riescono a superarsi. Un concerto basato sull'esecuzione integrale di Turn Loose the Swans (eccezion fatta per Black God perchè hanno "fallito nel trovare la giusta voce femminile") più 3 classici tratti dai primi album, e tutto lo 013 si strugge di fronte alla perfetta bellezza dell'opera doom di una delle più grandi band del genere, che dimostra davvero di non sentire il peso dei suoi anni. Aaron Stainthorpe è incontenibile, perfetto attore della sofferenza cantata dalla musica teatrale della sua band. Una band che è un meccanismo perfetto, in grado di passare dal nero più profondo a tutte le sfumature del crepuscolo, da un riff mostruosamente pesante ad un fraseggio di violino di toccante sensibilità. Uno dei concerti più intensi di tutto il festival. Indimenticabile.
[E.R. + R.T.]
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Roadburn Festival 2017 – Day 3
[My Dying Bride + Ahab + Wear Your Wounds + Oranssi Pazuzu + The Bug Vs Dylan Carlson]
We start our third day of Roadburn flooded by The Bug Vs Dylan Carlson drones, which makes our stomach, ears and hair vibrate from the early afternoon. The low frequencies of The Bug electronics are interwoven with those of the Earth leader guitar, which sometimes unleashes slow-moving arpeggios beyond the boundaries known by slowcore. When electronics abandons the walls of sound in favor of hypnotic trip hop rhythms where guitar feedbacks and larsen effects insert, the result is truly astonishing. The (all in all not so numerous) audience is annihilated by dronical and atmospheric flooding and is silent in front of this strange vibration experience as well. A religious silence surrounds the room. Silence observed during every concert of the festival and which amazes those who, like us, are used to a usuallly loud and a bit annoying audience. Further confirmation that we are at an unusual festival.
As the latest distortions disappear, our eardrums would need some rest from the wall of sound that made them a bit stunned, but there is no time to take breath. On Main Stage are going to play Oranssi Pazuzu and we are forced not to abandon the venue (considering their last year sold out at Het Patronaat). As expected, indeed, the 013 gets packed beyond belief. We have high, indeed very high, expectations. All of them will be totally fullfilled. The 3000 sharing the concert with us are on a spaceship drifting into the deep space. Oranssi Pazuzu music is a cosmic storm crashing with the freexing ferocity of Northern European black metal, but according to routes imposed by a captain of vessel under LSD effect. Sounds reverberate in the hall with deep echoes, while heavy distortions are deformed by flanger pushed to the maximum. it seems that Hawkwind have been lost in an ice forest in acid. Live, their music accentuates its extremes, playing more violent and fierce than on album, but also more psych and noisy. A unique experience.
We go back to daylight, in the midst of the crowd of enthusiasts from all over Europe, before entering the Het Patronaat to attend Wear Your Wounds gig, a parallel project by Jacob Bannon (Converge). Despite being their first concert ever - and despite Bannon being a relevant name for Roadburn audience - against every expectation the venue is far from full. His post rock shows the most romantic side of Bannon - playing the bass as well as singing also with clean vocals. Compared to the album, in which the music plays very melodic and atmospheric, the band adds a load of distortion and power, emphasizing even more the passionate nature of the songs. It is a pity that the WYW concert attracts not so many people, because their music is emotionally truly engaging, though related to its genre.
Wear Your Wounds show ends 10 minutes ahead of schedule, and this allows us to catapult into the Green Room to attend the full performance of The Call of the Wretched Sea, Ahab debut album. Just a few minutes from the beginning the venue is already completely packed, and as sardines in a tin we listened to the first track along the short corridor giving access to the hall. Then flow of people lets us in and we find ourselves in the first rows, where we are overwhelmed by a wave of abysmal doom, coming directly from the Mariana Trench. Ocean waves of distortion knock down like a tsunami and Droste deep growl evokes monsters from the darkness, while Cornelius Althammer drum makes agitating, unpredictable and dragging a music in itself based on exhausting slowness and the most oppressive heaviness. Also thanks to melodies, far more airy and stratified than a superficial listening could let infer. Their concert (which unfortunately we have to abandon during the last song to be able to enjoy My Dying Bride on Main Stage) is one of the greatest moment of this day, and surpasses their already extraordinary live last November in Italy.
My Dying Bride music must be lived live. Whoever attended one of their concert knows it. As far as they can be engaging on album, the live dimension is able to make you definitively fall in love with them. In 2012, in Florence, we were speechless in front of their majestic and mighty sound. Today they manage to outdo themselves. A concert based on the integral performance of Turn Loose the Swans (except for Black God because they "failed to find the right female voice") plus 3 classic songs from the early albums, and all 013 melts in front of the perfect beauty of the doom opera of one of the greatest bands of the genre, which really proves not to feel the weight of its years. Aaron Stainthorpe is uncontrollable, the perfect actor of the suffering sung by the theatrical music of his band. A band that is a perfect mechanism able to move from the deepest black to all twilight shades, from a monstrous heavy riff to a touching violin phrasing. One of the most intense concerts of the whole festival. Unforgettable.
[E.R. + R.T.]
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