Candlemass – The Door to Doom
(Napalm Records, 2019)
Gli indizi che fanno presagire un epico fallimento ci sono tutti. The Door to Doom si preannuncia autoreferenziale e nostalgico a partire dalla copertina, riciclata dal loro disco più famoso. Il ritorno di Johan Langquist, che di quel disco fu la voce nel 1986 e oggi è nuovamente al microfono del combo svedese dopo anni di completa assenza dall’ambiente musicale, ne è un indizio ancora più evidente. Inserisco il disco nello stereo con i brividi (di paura) sulla schiena e, in un attimo, di fronte ad un intreccio di chitarra maestoso, iniziano a crollare i miei pregiudizi. Quando poi la voce di Langquist si arrampica sui riff possenti come le colonne di un vecchia chiesa, i brividi che ho sulla schiena sono quelli dell’emozione. Il cantante è in formissima e la sua voce - pulita ma al tempo stesso muscolosa - non ha problemi ad inserirsi in una struttura musicale grandiosa e affascinante, eretta da veterani dell’architettura metal. Nelle ampie navate costruite dai Candlemass nel corso di tanti anni di carriera continuano a risuonare echi del passato, ma il destino al quale conduce la nuova porta spalancata, è tutt’altro che già scritto. La benedizione di Tony Iommi - che partecipa ad un brano del disco - sancisce l’epico ritorno dei Candlemass, spazzando via ogni pregiudizio di fallimento.
[R.T.]
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Candlemass – The Door to Doom
(Napalm Records, 2019)
There are all the signs that predict an epic failure. The Door to Doom promises to be self-referential and nostalgic starting from the cover, recycled from their most famous album. The return of Johan Langquist, who was the voice of that album in 1986 and today is again on the microphone of the Swedish combo after years of complete absence from the musical scene, is an even more evident hint. I insert the album into the stereo with the chills (of fear) on my back and, in a moment, in front of a majestic guitar interweaving, my prejudices begin to collapse. Then, when Langquist's voice climbs up on riffs as mighty as the columns of an old church, the chills on my back are those of emotion. The singer is really formidable and his voice - clean but at the same time muscular - has no problem at all in entering the grand and fascinating musical structure erected by veterans of metal architecture. In the wide aisles built by Candlemass over the course of many years of career, echoes of the past continue to resound, but the destiny to which the new wide-open door leads is far from being written. Tony Iommi's blessing - special guest of one of the songs of the album - marks the epic return of Candlemass, wiping out any bias of failure.
[R.T.]
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