KEN Mode – Loved
(Season of Mist, 2018)
Il noise rock possiede ancora una spinta provocatoria e destabilizzante? La destrutturazione dell’armonia in schegge dissonanti, e il livello di intensità di suono sempre crescente, riescono ancora a turbare l’ascoltatore, o sono ormai diventati espedienti compositivi convenzionali? L’impatto dei canadesi KEN Mode sui nostri timpani non può certamente essere sconvolgente quanto quello dei gruppi della Amphetamine Reptile sugli adolescenti degli anni '80. Anni e anni di chitarre dissonanti e bassi tonanti lungo ritmi spigolosi ci hanno resi immuni allo stupore. Ma il noise rock può essere ridotto a semplice provocazione? Se così fosse, anche l’impatto di Steve Albini sarebbe stato molto meno consistente di quello che è stato in realtà. Lo shock che il nostro cervello prova di fronte a ciò che mai aveva udito in precedenza è solo il detonatore: l’acido che corrode davvero la staticità è l’utilizzo del rumore come nuova forma di armonia. A seconda dell’utilizzo che viene fatto della dissonanza, i confini della musica rock (perché di quello stiamo parlando, non di avanguardia) sono corrosi e rimodellati. E i KEN Mode plasmano i confini conosciuti con forme personali, attraverso assalti post hardcore di scuola Unsane resi schiaccianti da bordate che odorano di metal meshugghiano e riff spettrali. L’uomo nero che ci osserva ghignante dalla copertina di Loved (settimo disco della band di Winnipeg) è disturbante come la loro musica, sorta di confessione di un serial killer. E quando la violenza lascia spazio a passaggi pacati (echi degli Slint nel sax di This is a Love Test), è bene essere pronti alle aggressioni che ci aspettano dietro l’angolo. Perché l’anormalità è la nuova normalità.
[R.T.]
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KEN Mode – Loved
(Season of Mist, 2018)
Does noise rock still have a provocative and destabilizing push? Do the destructuring of harmony in dissonant splinters, and the ever increasing level of intensity of sound, still disturb the listener, or have they become conventional expedients of musical composition? The impact of Canadians KEN Mode on our eardrums certainly cannot be as much shocking as that of the Amphetamine Reptile bands on 80s teenagers. Years and years of dissonant guitars and thundering basses along angular rhythms have made us immune to amazement. But can noise rock be reduced to a simple provocation? If so, Steve Albini's impact would have been much less substantial than it actually was. The shock that our brain experiences in front of what it had never heard before is only the detonator: the acid that really corrodes the static nature is the use of noise as a new form of harmony. Depending on the way dissonance is used, the boundaries of rock music (because this is what we are talking about, not avant-garde) are corroded and reshaped. And KEN Mode model the known boundaries with personal forms, through post-hardcore assaults of Unsane school made overwhelming by assaults that smell of Meshuggah-like metal and spectral riffs. The black man who looks at us grinning from the cover of Loved (seventh record of the band from Winnipeg) is as disturbing as their music, sort of confession of a serial killer. And when violence leaves room for peaceful passages (Slint echoes in the sax of This is a Love Test), it's good to be ready for the assaults that are waiting for us around the corner. Because abnormality is the new normality.
[R.T.]