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venerdì 4 gennaio 2019

Monolith Grows! – Black and Supersonic


Monolith Grows! – Black and Supersonic
(Burning Wax, 2018)

C’è stato un tempo in cui il rock pesante, dopo anni di eccessi e ostentata invulnerabilità, si è guardato dentro e, da quell’attimo di introspezione e dalla conseguente accettazione della propria fragilità, è nata una delle correnti musicali più appassionanti, in ambito mainstream. Quel tempo è passato. Fermarsi a guardare dentro di sé e condividere i risultati di questa sorta di psicoanalisi appare oggi, paradossalmente, come un’operazione esibizionistica. Come se chi lo facesse volesse dimostrarsi più profondo e sensibile degli altri. Per questo nessuno ha più avuto il coraggio di farlo. Gli unici che ci hanno provato sono stati i gruppi che avevano fatto la storia di quel tipo di musica e che, a cavallo tra la prima e la seconda decade degli anni 2000, hanno provato ad aggrapparsi al loro nome, ripescando sonorità dei primi anni '90, ma regalando per lo più canzoni che suonavano poco sincere anche alle orecchie di un sordo. Sincere invece sono le (poche) band underground che hanno il coraggio di denudarsi ed esporre la propria sensibilità, come i Monolith Grows! Sotto una corazza di riff pesanti e arpeggi acidi, la band modenese (che in passato si faceva chiamare solo Monolith) mostra melodie malinconiche dal potere magnetico. La forza di gravità alla quale è davvero difficile opporsi è la portentosa voce di Andrea Marzoli (per il quale la morte di Chris Cornell deve esser stata ben più traumatica della semplice scomparsa di un mito), ma ogni membro della band, certamente devoto a divinità quali Soundgarden ed Alice in Chains, ha merito nell’incrementare la forza attrattiva della musica. L'augurio è che la band non perda il coraggio dimostrato con Black and Supersonic, ma anzi, se possibile, riesca a scavare ancor più a fondo dentro il suo lato oscuro, tirando fuori un retrogusto polveroso e psichedelico sempre più stordente e meno appetibile.
[R.T.]
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Monolith Grows! – Black and Supersonic
(Burning Wax, 2018)

There was a time when hard rock, after years of excesses and ostentatious invulnerability, looked inside itself and, from that moment of introspection and the consequent acceptance of its fragility, one of the most exciting (mainstream) musical currents was born. That time has gone. Looking inside ourselves and sharing the results of this sort of psychoanalysis appears today, paradoxically, as an exhibitionistic operation. As if those who did it wanted to prove themselves more sensitive than others. This is the reason why no one has dared to do it anymore. The only ones who tried were those bands that had made the history of that kind of music and who, at the turn of the first and second decade of the 2000s, tried to cling to their name, fetching sounds of the early 90s, but mostly bringing out songs that sounded insincere even to the ears of a deaf. Sincere instead are the (few) underground bands that have the courage to undress and expose their sensitivity, like Monolith Grows! Under a shell of heavy riffs and acid arpeggios, the band from Modena (which in the past was named simply Monolith) shows melancholic melodies with magnetic power. The force of gravity to which it is really difficult to oppose is Andrea Marzoli's extraordinary voice (for him Chris Cornell's death must have been much more traumatic than the simple disappearance of a myth), but each member of the band, certainly devoted to divinity such as Soundgarden and Alice in Chains, has merit in increasing the attractive power of their music. The hope is that the band does not lose the courage shown with Black and Supersonic, but rather, if possible, manages to dig even deeper into its dark side, pulling out a more and more stunning and less palatable dusty and psychedelic aftertaste .
[R.T.]

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