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domenica 11 novembre 2018

Sleep – The Sciences


Sleep – The Sciences
(Third Man Records, 2018)

Per anni abbiamo atteso il passaggio della cometa. Gli scienziati avevano anticipato la possibilità di un suo ritorno fin dal 2009, anno delle prime riapparizioni dal vivo degli Sleep. Ma solo nel 2014, con la pubblicazione del singolo The Clarity, abbiamo avuto la prova che la cometa non stesse semplicemente orbitando nello spazio, ma fosse ancora in grado di liberare nuova e inedita energia. Dopo tanti anni di attesa, la speranza di vederla passare di fronte ai nostri occhi è stata nutrita da messaggi cifrati (comunicati stampa in codice Morse) tra un concerto e l’altro, fino alla sua apparizione a sorpresa nell’aprile del 2018, con il nuovo album The Sciences, annunciato solo il giorno prima della sua pubblicazione. Il fatto che la scienza non sia riuscita a identificarne la traiettoria e a prevederne il passaggio rende l’apparizione ai limiti del sovrannaturale, secondo metodi di promozione pubblicitaria degni di Tool, Nine Inch Nails, Radiohead o Jack White (guarda caso fondatore dell’etichetta di questo disco). Gli Sleep sono così diventati una religione e The Sciences il nuovo testo sacro, dopo i vecchi testamenti del passato (Holy Mountain e Jerusalem/Dopesmoker). Se agli occhi di un ateo materialista – e abitante dell’underground - come me tutto questo suona come una sonora presa per il culo, è comunque impossibile non rimanere ipnotizzati ancora una volta dallo stoner doom fumoso di questo trio. I tre Re magi (Jason Roeder, batterista dei Neurosis, si è unito a Matt Pike e Al Cisneros nel 2010, sostituendo Chris Hakius) ci invitano a seguirli dietro la coda della cometa, assaporando la sensazione di smarrimento nel cuore del deserto, indotta, oltre che da una mastodontica dose di marijuana, da riff circolari e ossessivi e da melodie orientali in slow motion che risentono molto dell’esperienza Om di Al Cisneros. La batteria di Roeder, potentissima, dona dinamismo al lento scorrere dei riff, e apporta groove vorticoso alla musica della band (che suonava molto più morbida nello stoner blues di Holy Mountain e più monolitica nel doom cosmico di Dopesmoker). Gli assoli deliranti di Matt Pike sono frammenti di materiale stellare impazzito, e portano nello spazio le idee di Dave Chandler (Saint Vitus). Dai frammenti scomposti dell’omonima intro fino alla strutturata Giza Butler, più si avvicina a noi, più The Sciences dimostra di essere un corpo celeste generato per aggregazione di elementi sparsi nell'Universo fin dai tempi del Big Bang, e non una vera e propria cometa che si disfa in una coda luminosa. Non a caso brani come Sonic Titan e Antarcticans Thawes sono vecchi cavalli di battaglia della band, concepiti ai tempi di Dopesmoker e più volte riproposti dal vivo, qui in versione rinnovata e potenziata. Gli Sleep sono tornati per rimettere insieme pulviscoli cosmici ultimamente sempre più facili da avvistare nel cielo, ma da troppo tempo in attesa di una guida. E io, ancora una volta, mi ritrovo a seguire questa guida.
[R.T.]
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Sleep – The Sciences
(Third Man Records, 2018)

For years we have waited for the passage of the comet. Since 2009 (year of the Sleep’s first live re-appearances) scientists had anticipated the possibility of its return. But only in 2014, with the release of the single The Clarity, we had proof that the comet was not simply orbiting in space, but was still able to unleash new energy. After many years of waiting, the hope of seeing it passing before our eyes was nourished by encrypted messages (press releases in Morse code) between one concert and another, until its surprise appearance in April 2018, with the new album The Sciences, announced only the day before its publication. The fact that science has not succeeded in identifying its trajectory and foreseeing its passage makes its apparition to the limits of the supernatural, according to methods of advertising promotion worthy of Tool, Nine Inch Nails, Radiohead or Jack White (not coincidentally founder of the label of this record). Sleep has thus become a religion and The Sciences the new sacred text, after the old testaments of the past (Holy Mountain and Jerusalem / Dopesmoker). If in the eyes of an atheist materialist - and underground dweller - like me, all this sounds like an epic bullshit, it is however impossible not to be hypnotized once again by the smoky stoner doom of this trio. The Three Wise Men (Jason Roeder, Neurosis drummer, joined Matt Pike and Al Cisneros in 2010, replacing Chris Hakius) invite us to follow them behind the comet tail, savouring the feeling of loss in the middle of the desert induced by both a mammoth dose of marijuana, and circular obsessive riffs together with oriental slow motion melodies deeply influenced by Al Cisneros’ experience with Om. Super-mighty Roeder's drums give dynamism to the slow flow of riffs and bring whirling groove to the band's music (which sounded a lot softer in the stoner blues of Holy Mountain and more monolithic in the cosmic doom of Dopesmoker). Matt Pike's delirious solos are fragments of gone crazy stellar matter, and they bring Dave Chandler's (Saint Vitus) ideas into the outer space. From the disjointed fragments of the homonymous intro to the structured Giza Butler, the closer it gets to us, the more The Sciences proves to be a celestial body generated by aggregation of elements scattered in the Universe since the Big Bang, and not a real comet that unravels into a luminous tail. It is no coincidence that tracks like Sonic Titan and Antarcticans Thawes are old strong suits of the band, conceived at the time of Dopesmoker and repeatedly played live, here in a renewed and enhanced version. Sleep are back to put together that cosmic dust lately more and more easy to spot in the sky, but for too long waiting for a guide. And once again I find myself following this guide.
[R.T.]

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