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venerdì 18 maggio 2018

Humulus – Reverently Heading into Nowhere


Humulus – Reverently Heading into Nowhere
(Taxi Driver, Oak Island Records, 2017)

Ci sono convivenze apparentemente naturali, ma che per un motivo o per un altro non riescono a svilupparsi. E’ il caso di due generi cardine del rock alternativo degli anni '90: il grunge e lo stoner. Nati e sviluppatisi in contesti molto diversi e con opposte poetiche e visioni della vita, raramente hanno dato vita ad una unione fruttuosa, nonostante le evidenti affinità stilistiche. Di rado l’introspezione disillusa di Seattle ha convissuto con l’energia e la "spiritualità" dei deserti californiani. Colpisce quindi subito Reverently Heading into Nowhere, secondo disco degli Humulus in cui la voce caldissima e profonda di Andrea Van Cleef (che richiama tanto Mark Lanegan quanto Mark Sandman) si insinua in riff pompatissimi e giganteschi che si muovono al rallentatore in puro stile stoner doom. Un gusto per la melodia inatteso in un genere spesso focalizzato esclusivamente sul tiro e sul potere allucinogeno delle divagazioni psichedeliche (qui reinterpretate con efficace semplicità e senso della misura). Caratteristiche queste che non mancano certo nella musica della band lombarda, ma che sono impreziosite da melodie mature e malinconiche che confermano quanto i due generi citati possano convivere con risultati davvero coinvolgenti.
[R.T.]
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Humulus – Reverently Heading into Nowhere
(Taxi Driver, Oak Island Records, 2017)

There are apparently natural cohabitations, yet for some reasons they cannot develop. It is the case of two fundamental genres of 90s alternative rock: grunge and stoner. Born and developed in very different contexts and with opposite poetic and visions of life, they seldom gave birth to a fruitful union, despite the obvious stylistic affinities. Rarely Seattle disillusioned introspection coexisted with the energy and "spirituality" of California deserts. So you are immediately impressed by Reverently Heading into Nowhere, second record of the Humulus in which Andrea Van Cleef warm deep voice (recalling Mark Lanegan as much as Mark Sandman) insinuates into pumped up gigantic riffs moving in slow motion in pure stoner doom style . An unexpected taste for melody in a genre often exclusively focused on groove and hallucinogenic power of psychedelic digressions (here reinterpreted with effective simplicity and sense of measure). These features are certainly not lacking in the music of the Lombard band, but they are enhanced by mature melancholy melodies that confirm how the two mentioned genres can live together with truly engaging results.
[R.T.]

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