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mercoledì 21 marzo 2018

Motorpsycho – The Tower


Motorpsycho – The Tower
(Stickman Records, 2017)

Ambizione e senso di sfida da sempre animano i Motorpsycho, che mettono a frutto la loro straripante fantasia ancora una volta con un disco doppio: The Tower. Questa volta si cimentano nella costruzione di un’imponente architettura, dalle solide fondamenta hard rock, che non teme di elevarsi verso la sfera celeste in territori psichedelici con la leggerezza e la fluidità d'improvvisazione tipiche della band. Il loro ziggurat è fatto di complicati corridoi che si intrecciano e si sdoppiano, e di scale a chiocciola che scendono, salgono, si fondono tra loro, in un continuo gioco di illusioni ottiche degne delle visioni di Escher. La Torre di Babele innalzata dai tre norvegesi potrebbe correre il rischio di crollare sotto il peso della pretenziosità, e invece riesce nell’impossibile: far dialogare lingue diverse, per loro stessa natura spesso destinate a non comprendersi l’un l’altra. La creatività del trio coniuga possente epicità progressiva (spesso si respira l’atmosfera della corte del Re Cremisi) e delicate ballate pop, così come rocciosi scatti stoner si sciolgono in un etereo pulviscolo psichedelico. The Tower è un’affascinante costruzione in Lego che i tre si divertono a fare e disfare, dando vita a strutture sempre diverse e colorate, contraddistinte dalla loro tipica voglia di sperimentazione. 
[R.T.]
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Motorpsycho – The Tower
(Stickman Records, 2017)

Ambition and sense of challenge have always animated Motorpsycho, who make the most of their overflowing imagination once again with a double album: The Tower. This time they challenge themselves with the construction of an imposing architecture, with solid hard rock foundations, not afraid to rise itself towards the celestial sphere in psychedelic territories with the lightness and fluidity of improvisation typical of the band. Their ziggurat is made of complicated intertwining and splitting corridors, and spiral staircases that descend, rise, merge together, in a continuous game of optical illusions worthy of Escher's visions. The Tower of Babel raised by the three Norwegians could run the risk of collapsing under the weight of pretentiousness, and instead it succeeded in the impossible: to make converse different languages, by their very nature often destined not to understand one another. The creativity of the trio combines powerful progressive epicness (you can often breath the atmosphere of the Crimson King's court) and delicate pop ballads, as well as rocky stoner outbursts dissolve into an ethereal psychedelic fine dust. The Tower is a fascinating Lego construction that the three enjoy themselves doing and undoing, giving life to structures that are always different and colorful, distinguished by their typical desire for experimentation.
[R.T.]

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