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venerdì 13 gennaio 2017

Red Fang - Only Ghosts


Red Fang – Only Ghosts
(Relapse, 2016)

Ascoltare i Red Fang su disco, e non dal vivo, è come bere una birra piccola. Godi solo a metà. La band di Portland ha da sempre mostrato il meglio di sè sul palco, anziché rinchiusa in un’autoradio, in uno stereo da salotto o nelle cuffiette di un iPhone. Per essere assaporati appieno, il groove e la grezza energia dei loro pezzi, necessitano di puzzo di sudore, gomitate, e magari una birra (pinta, non piccola!) che ti si rovescia addosso. Per i palati fini che preferiscono ascoltare la musica senza rischiare la vita nel pogo, i Red Fang hanno scritto Only Ghosts. Con il quarto album, alleggerendo il carico di fanghiglia sludge e alcolismo, e focalizzandosi maggiormente sulla melodia e sulla cura degli arrangiamenti, la band riesce a suonare coinvolgente anche se ascoltata in autoradio (in salotto o in cuffia molto meno, mica hanno scritto un disco moscio!). Lo scheletro della loro musica è sempre costituito da riffoni distorti estremamente dinamici e da pesanti mazzate metal, ma c’è un leggero tocco psichedelico, quasi garage, che si insinua tra questi (accentuato dalla goccia di riverbero con la quale è colorata la voce pulita di Aaron Beam). Asciutti, diretti e immediati (merito anche della cura sonora operata da Ross Robinson – produzione e collaborazione in fase di arrangiamento - e Joe Barresi – missaggio), brani come Cut It Short o Shadows sono esaltanti anche se ascoltati senza l'atmosfera adrenalinica che si respira ai loro concerti. E dimostrano quanto i Red Fang attuali siano sempre più vicini allo stoner rock da classifica dei Queens of the Stone Age, piuttosto che a quello di Mastodon e Melvins. Tradimento dell’etica di orgogliosa volgarità e brutalità alcolica, o definitiva maturazione della capacità di sintesi tra melodie contagiose e riff divertentissimi, pieni di pesantezza, groove ed energia? Io sono per la seconda ipotesi.
[R.T.]
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Red Fang – Only Ghosts
(Relapse, 2016)

Listening to Red Fang music on records, and not at a live show, it is like drinking a small beer. You are only partly satisfied. The band from Portland has always shown its best on stage than locked inside a car radio, a living room stereo or iPhone headphones. To be fully savored, the groove and the raw energy of their songs require smell of sweat, elbows against yout teeth, and maybe a beer (pint, not half pint!) poured on your face. For gourmets who prefer to listen to music without risking their lives in the mosh, Red Fang wrote Only Ghosts. With their fourth album, lightening the burden of mud and alcoholism, and focusing a bit more on melody and arrangements, the band sounds involving even listened in a car radio (not so much in the living room or through the headphones, they have not  written a flabby album!). The skeleton of their music is always made by extremely dynamic distorted riffs and heavy metal blows, yet there is a slight psychedelic touch, almost garage tasted, which infiltrates among these ones (and this is emphasized by the reverb of Aaron Beam clean vocals). So dry, direct and immediate (thanks to the sound engineering by Ross Robinson - production and collaboration in arrangement - and Joe Barresi - mixing), tracks like Cut It Short or Shadows are exciting even if listened without the adrenaline atmosphere of their shows. And they prove how much the current Red Fang are getting closer to the mainstream stoner rock of Queens of the Stone Age than to that one of Mastodon and Melvins. Is this a betrayal of the ethic based on proud vulgarity and alcoholic brutality, or is this the ultimate maturity of the capacity of synthesis between catchy melodies and funny riffs full of heaviness, groove and energy? I bet on the latter hypothesis.
[R.T.]

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