The Golden Grass/Banquet/Wild Eyes/Killer Boogie – Heavy Psych Sounds 4-Way Split Vol. 2
(Heavy Psych Sounds, 2016)
Negli ultimi anni la ricerca del calore valvolare (perduto) è una missione intrapresa da molti musicisti nel tentativo di togliersi dalle orecchie i suoni compressi, ripuliti e riprocessati del rock nato a cavallo del cambio di millennio. I cultori di queste sonorità - e dell'epoca a cavallo fra gli anni '60 e '70 - trovano nella Heavy Psych Sounds un punto di riferimento e una fucina capace di sfornare ciò che le loro orecchie ricercano. Il nuovo assalto ai suoni moderni concepito dall’etichetta italiana è uno split a quattro, con canzoni esplicitamente vintage che potrebbero benissimo esser state pubblicate agli inizi dei '70. Se il primo capitolo di questa serie era uno split dedicato alla componente più “psych” delle uscite dell’etichetta romana, questo secondo capitolo è decisamente incentrato su quella più “heavy”. Lo space rock e la psichedelia bagnano e deformano ognuno dei 12 brani, ma non sono - stavolta - il centro di gravità che tiene coeso l’insieme. Il fulcro di tutto è infatti la ruvidità della chitarra, la quale riveste il classico ruolo portante basato su riff blues e assoli a perdifiato.
I Golden Grass partono dalla distorsione della sei corde per portarci, con continui cambi di direzione, nella luminosa California di fine anni '60, sciogliendo l’impeto hard rock in fluttuanti passaggi psichedelici, carichi dell’imprevedibilità tipica dell’improvvisazione pur essendo solidamente strutturati.
Il padrone di casa (Gabriele Fiori), con i suoi Killer Boogie, invece preme al massimo sull’acceleratore del fuzz generando 3 roboanti scatti stoner. Le strade dei Fu Manchu incrociano la chitarra infuocata di Jimi Hendrix e l’energia degli MC5: il risultato è ancor più esaltante di quello ottenuto con il disco d’esordio (Detroit, 2015).
Grazie ad una solida e dinamica sezione ritmica, i Wild Eyes hanno la possibilità di concedere spazio alle divagazioni soliste della chitarra e alla voce di Janiece Gonzalez, che pare ancor più energica di quanto il microfono riesca a sopportare.
I Banquet, ai quali è concesso l'ultimo lato di questo split, si lanciano in duelli chitarristici degni della prima New Wave of British Heavy Metal, arricchendoli di riverbero mantenendo così la patina psichedelica che contraddistingue ogni uscita dell'etichetta.
Adesso che la passione per l’epoca d’oro del rock è una tendenza imperante - ed è sempre più in agguato il rischio che lo spirito di genuinità che aveva generato tale rinascita venga meno - la Heavy Psych Sounds mostra i muscoli, pubblicando un album che possiede tutta la spontaneità e l'energia che hanno reso magica un'epoca.
[R.T.]
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The Golden Grass/Banquet/Wild Eyes/Killer Boogie – Heavy Psych Sounds 4-Way Split Vol. 2
(Heavy Psych Sounds, 2016)
In the last few years the research for (lost) tube warmth is a mission undertaken by many musicians in an attempt to remove from their ears cleaned reprocessed compressed sounds typical of that rock born at the turn of the millennium change. Lovers of these sounds - and of the era at the turn of the 60s and 70s - find in Heavy Psych Sounds a reference point and a forge capable of churning out what their ears seek. The new assault on modern sounds conceived by the Italian label is a 4-way split, with explicitly vintage songs that could have been released in the early 70s. If the first chapter of this series was a split dedicated to the "psych" component of the Roman label, this second chapter is definitely focused on the "heavy" one. Space rock and psychedelia wet and deform each of the 12 tracks, but - this time - they are not the center of gravity holding together the whole. The cornerstone of everything is indeed the roughness of the guitar, which plays the classic main role based on blues riffs and solos at breakneck speed.
The Golden Grass start from the distortion of the six strings to bring us to late 60s bright California through constant changes of direction, melting hard rock strenght into floating psychedelic passages, full of the typical unpredictability of improvisation while being solidly structured.
Instead, with its Killer Boogie the host (Gabriele Fiori) pressed the fuzz accelerator to the maximum generating 3 incredible stoner hits. Fu Manchu roads crossed Jimi Hendrix fiery guitar and MC5 energy: the outcome is even more exciting than that of the debut album (Detroit, 2015).
Thanks to a solid and dynamic rhythm section, Wild Eyes have the possibility to grant space to the ramblings of solo guitar and to Janiece Gonzalez voice, which seems even more powerful than what the microphone can stand.
On the last side of this split, Banquet throw themselves in guitar duels worthy of the first NWBHM, enriching them with reverb thus maintaining the psychedelic patina distinguishing each label release.
Now that the passion for rock golden age is a dominant trend - and so it is increasingly lurking the risk that the spirit of authenticity that had generated such a revival fades away - Heavy Psych Sounds shows its muscles, releasing an album which owns all the spontaneity and energy that made such a magical era.
[R.T.]
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