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venerdì 9 settembre 2016

Gorilla Pulp - Peyote Queen


Gorilla Pulp – Peyote Queen 
(Retro Vox Records, 2016)

Metti il vinile sul piatto. Alza il volume del tuo stereo. Focalizzati sulla sensuale/psichedelica imagine di copertina. Abbandonati alle onde sonore. Fatti un bel viaggio. Magari in compagnia. Se le premesse erano succulente già nell’EP di esordio Hell in a Can, è con questo primo full length che il quartetto viterbese tira fuori un album che ha davvero tutti gli ingredienti giusti per farsi assaporare dagli amanti delle sonorità heavy psych. Ma se la componente psichedelica è ben presente – e l’apertura dell’album con Die of Thirst la mette davvero in primo piano – altrettanto importanti e pervasive sono le sonorità stoner da un lato (la lezione di Monster Magnet e Fu Manchu ha sicuramente lasciato il segno) e quelle hard rock dall’altro. Ed è sotto quest’ultimo profilo che i Gorilla Pulp danno il meglio di sé, mischiando melodie settantiane e ottantiane (quasi in spirito retro-rock) a riffs di gran tiro e di impostazione più moderna (in “Kadavar style” se così si può dire!). Chitarra e voce di Maurice Flee la fanno da padroni, ma la sezione ritmica risulta altrettanto fondamentale e accattivante. La title-track è catchy, ruffiana al punto al giusto ed è un compendio di tutti i punti di forza del TUFO ROCK (definizione del genere degli stessi Gorilla Pulp), ma è bello anche perdersi nelle dilatazioni/divagazioni più lisergiche di pezzi come Magic Mushroom e Mirage of India, per poi lasciarsi esaltare e trascinare dal tiro di canzoni come Caveman e Road to the Temple - così soffermandosi sulle varie anime del quartetto. Allora, siete pronti per questo rock party a base di alcool e mescalina immersi nel tufo?!
[E.R.]

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Gorilla Pulp – Peyote Queen
(Retro Vox Records, 2016)

Put your vinyl on the record player. Turn up the volume of your stereo. Focus yourself on the sensual/psychedelic cover image. Abandon yourself to sound waves. Make a nice trip. Possibly together with someone. If the premises were succulent already in the debut EP Hell in a Can, it is with this first full length that the quartet from Viterbo pulls out an album that really has got all the right ingredients to be tasted and appreciated by lovers of heavy psych sounds. But if the psychedelic element is clearly present - and the album's opening with Die of Thirst really puts it in foreground - as much important and pervasive are stoner sounds on the one hand (the lesson of Monster Magnet and Fu Manchu has definitely left the sign) and hard rock ones on the other. And it is in this last apect that Gorilla Pulp give the best of themselves, mixing 70s/80s melodies (almost in retro-rock spirit) to amazingly groovy riffs and a more modern approach (in "Kadavar style" I dare say!). Maurice Flee guitar and voice are the masters, but the rhythm section is equally fundamental and appealing. The title track is catchy and it is a compendium of all the strenghts of TUFF ROCK (definition of the genre of Gorilla Pulp themselves), but it is also worth getting lost into the more lysergic dilations/ramblings of tracks like Magic Mushroom and Mirage of India, and then being exalted and captivated by the groove of songs as Caveman and Road to the Temple - thus focusing on the various souls of the quartet. So, are you ready for this alcohol-and-mescaline-based rock party immersed in the tuff?!
[E.R.]

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