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venerdì 22 aprile 2016

Bologna Violenta + Cane di Gøya + Valerio Orlandini + J.D. Raudo (La Malora) – 15.04.2016 - No Cage (Prato)


Bologna Violenta + Cane di Gøya + Valerio Orlandini + J.D. Raudo (La Malora) – 15.04.2016 - No Cage (Prato)

Le serate del No Cage sono sempre dense di eventi. Questa, poi, è davvero articolata e parte con la presentazione di un libro.

La Malora, di J.D. Raudo. Libro omonimo all’omonimo (sembra un gioco di parole, ma il succo è davvero questo!) debut album della band di cui è frontman, è la versione estesa e completa dei testi del disco, e lo racconta in una sorta di intervista con se stesso (“fatti una domanda e datti una risposta”). E indubbiamente lo racconta bene, perché alla fine me lo accaparro, e non vedo l’ora di leggerlo – e non vi svelo altro, perché non si può spoilerare un libro!

Inizia poi la serata musicale vera e propria. Ed il leit motiv è il connubio perfetto fra musica e videoproiezioni, il tutto all’insegna di una vena di angoscia/turbamento/disagio che attraversa i tre progetti con declinazioni diverse.

Dapprima il progetto tutto elettronico - ed eponimo - di Valerio Orlandini. Ritmiche ossessive e ripetitive, estratti audio di programmi televisivi &co, frasi scandite e alterate nel microfono, soundscapes onirico-alienanti, videoproiezioni cicliche sul telo che oscura il palco – vuoto, perché Valerio Orlandini suona giù dal palco, accanto al telo stesso. A cavallo fra industrial ed un dark ambient cupo, e con connotazioni un po’ apocalittiche, la sua esibizione mi colpisce ed incuriosisce, e mi lascia la voglia di approfondire.

Il telo resta. Ma questa volta la band – a tre elementi – è dietro il telo, giù dal palco. E le loro sagome-ombre appaiono solo a tratti, mischiandosi ad una selezione di immagini ed outtakes filmici, in particolare Antichrist di Lars Von Trier. I Cane di Gøya mi colpiscono e catturano subito, perché il loro post-core/post-rock mi riporta indietro di un decennio buono, e ritrovo in loro la potenza e la bellezza degli Ornaments e dei Vanessa Van Basten, ma arricchita dai synth e filtrata attraverso tutta la musica nata in questi ultimi 10 anni. Progetto nuovo, nuovissimo, di recentissima formazione. Spero di risentirne parlare, spero che sia in cantiere un EP o un album.

Dulcis in fundo – anche se forse parlare di “dolce” non è appropriato – Bologna Violenta. Non più one man band, ma potentissimo e feroce duo, disposto sul palco tête-à-tête col batterista Alessandro Vagnoni, Nicola Manzan apre il suo devastante set con la presentazione dell’appena uscito Discordia, cui seguono anche pezzi dagli altri suoi album, su tutti Uno Bianca e Il Nuovissimo Mondo. Il furioso racconto musicale – a cavallo fra grind, hardcore, musica orchestrale e deliri “alla Fantomas maniera” - è esaltato dai video (violentemente allucinanti) proiettati sullo sfondo del palco. L’effetto è annichilente e stordente: si perdono i riferimenti esterni, e si è catturati nel vortice di immagini e suoni che satura il palco, il pubblico, l’intero locale. Musica a parte (poiché in un caso siamo di fronte ad un immobilismo paralizzante, nell’altro travolti da un ipercinetismo sfrenato), mi viene in mente il concerto dei Sunn O))) alla Flog (Firenze) nel 2006, quando Stephen O’Malley e soci, arricchiti dalla presenza quasi sciamanica di Xasthur, mi crearono un senso di vertigine e vuoto. Parlare di “concerto” è quasi limitante. È un’esperienza audio-visiva e sensoriale, in cui la bravura e l’ecletticità di Manzan conducono lo spettatore a guardare in un abisso pericolosamente calamitante e respingente al tempo stesso. Ciò che su disco affascina, dal vivo cattura e possiede. Da ripetere.
[E.R.]

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Bologna Violenta + Cane di Gøya + Valerio Orlandini + J.D. Raudo (La Malora) – 04.15.2016 - No Cage (Prato)

Evenings at No Cage are always full of events. This evening, in particular, is really multifaceted and it starts with a book launch.

La Malora, by J.D. Raudo. Homonymous book of the homonymous (it seems a wordplay, but it tells how things really are!) debut album of the band of which he is frontman. It is the extended, complete version of the lyrics of the album, and the author talks about it in a sort of interview with himself (“question and answer youself!”). And he definetely is a good storyteller, because in the end I buy his book and I cannot wait to read it – and I will not tell you anything more because it is not fair to spoiler a book! 

Then the proper musical evening. Its leit motiv is the perfect marriage of music and videos, with a vein of anguish/distress/disturbance slithering through the three projects with different declinations.

First of all the whole electronic – and eponymous – project of Valerio Orlandini. Obsessive, repetitive rhythmics, tv programmes audio extracts, sentences well articulated and altered on the microphone, oneiric-alienating soundscapes, cyclic videos on the sheet obscuring the stage – an empty stage, because Valerio Orlandini plays off the stage, right next to the sheet. Halfway between industrial and a gloomy dark ambient, with a bit apocalyptic connotations, his show excites my curiosity and leaves me a desire of getting deeper into it. 

The sheet remains there. But this time the band – three elements – is beyond it, still off the stage. Their silhouettes-shadows appear only at times, mixing together with a selection of movies outtakes and images, especially from Antichrist, by Lars Von Trier. Cane di Gøya immediately catch me, because their post-core/post-rock brings me back of more than a decade, and I find in them the power and beauty of Ornaments and Vanessa Van Basten, yet enriched by synths and filtered through the music born in these last ten years. New – brand new – project. I hope I am going to hear again about them, as well as I hope that an EP or an album in in the works.

Dulcis in fundo – even if it is not so appropriate to talk about “sweetness” - Bologna Violenta. No more one man band, yet super-powerful and fierce duo, placed tête-à-tête with drummer Alessandro Vagnoni, Nicola Manzan opens his devastating set with the just released Discordia, then followed by songs of his other albums, especially Uno Bianca and Il Nuovissimo Mondo. The furious musical tale – blending together grind, hardcore, orchestral music and “à la Fantomas” deliria – is enhanced by (violently hallucinating) videos on the background of the stage. The effect is annihilating and stunning: you lose your external reference points and you are catched in a vortex of sounds and images, saturating the stage, the audience, the whole venue.  Music apart (because in one case we are in front of a paralizing immobility, in the other one we are knockout by an unrestrained hyper-kinetism), it comes to my mind Sunn O))) concert at La Flog (Firenze) in 2006, when Stephen O’Malley & friends, enriched by the almost shamanic presence of Xasthur, made me feel a sense of void and vertigo. By the way, talking of “concert” is reductive. This is an audio-visual and sensorial experience, through which Manzan’s cleverness and eclecticism lead the audience to look into an abyss which is at the same time dangerously magnetizing and repulsing. What fascinates on records catches and possesses in the live show. To be repeated.
[E.R.]

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