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sabato 9 gennaio 2016

Steve Von Till - A Life Unto Itself


Steve Von Till – A Life Unto Itself
(Neurot Recordings, 2015)

Abbandonare il fragore della civiltà per rifugiarsi nel cuore dell’ambiente selvaggio, distaccandosi dai ritmi e dalle ossessioni umane, accettando i tempi imposti dalla Natura. Steve Von Till continua nel suo percorso solista, percorrendo con lentezza e contemplazione i sentieri del folk notturno che avevano caratterizzato i suoi precedenti tre album, lasciando da parte le esplosioni apocalittiche della sua band madre, i Neurosis, e gli esperimenti psichedelici a nome Harvestman. Von Till si fa accompagnare nel suo pellegrinaggio da pochi e fidati compagni come Eyvind Kang (viola), Jason Kardong (pedal steel) e Randal Dunn (sintetizzatore). Ma principalmente A Life Unto Itself è un viaggio solitario, un percorso in cui Von Till, ancor più che in passato, lascia che siano la sua profonda e rauca voce (per certi affine a quella di Mark Lanegan) e i suoi arpeggi di chitarra (debitori della malinconia di Nick Drake e Townes Van Zandt) a illuminare il bosco immerso nelle tenebre, con qualche breve lampo elettrico dal sapore onirico. Sette brani che evocano odori di muschio e foglie secche, e immagini di vaste foreste, gelidi laghi e montagne avvolte dalla nebbia autunnale. Von Till conferma la sua intensa poetica tratteggiando un sentiero in cui la fragilità di un uomo a cospetto della Natura è bilanciata dalla sua grande forza interiore nell’affrontarla. Intimo e sciamanico, A Life Unto Itself è il dono che Von Till lascia a tutti gli estimatori dei territori selvaggi.
[R.T.]
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Steve Von Till – A Life Unto Itself
(Neurot Recordings, 2015)

Leaving the noise of civilization to take refuge into the heart of the wild world, detaching from human obsessions and hustle and bustle, accepting the pace imposed by Nature. Steve Von Till continues his soloist route, slowly and in contemplative mood, going over again the paths of nocturnal folk that characterize his previous three albums, leaving aside the apocalyptic explosions of his main band (Neurosis) and the psychedelic experiments of Harvestman project. Along his pilgrimage Von Till is accompanied by a few trusted friends: Eyvind Kang (viola), Jason Kardong (pedal steel) and Randal Dunn (synth). Yet A Life Unto Itself is mainly a lonely voyage, a journey in which - even more than in the past - Von Till let his deep, hoarse voice (in some ways similar to Mark Lanegan one) and his guitar arpeggios (debtors of Nick Drake and Townes Van Zandt melancholy) brighten the woods surrounded by darkness, with some transitory, dreamlike-tasty electric lightnings. Seven songs evoking the smell of musk and dry leaves, images of vast forests, chill lakes and mountains shrouded by the autumnal fog. Von Till confirms his intense poetics sketching a path in which the frailty of a man in the presence of Nature is balanced by his great interior strength in the attempt to cope with her. Intimate and shamanistic, A Life Unto Itself is the gift that Von Till gives to all the lovers of wild territories.
[R.T.]

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