Disappears + His Clancyness – 05.12.2015 – Glue (Firenze)
Serata di sorprese pre-natalizie quella del concerto dei
Disappears. La prima sorpresa è l’assurdo locale dove si esibiscono: il circolo
Glue a Firenze. Il secondo è il suono elettrico, terreno, carnale di una band
che su disco pare invece provenire da un buco nero sperduto nello spazio.
Partiamo con ordine: il Glue è un circolo culturale ricavato
all’interno di un centro sportivo, sul retro di un bar che funge da ingresso ai
campi da tennis. Dove di notte si svolgono concerti e videoproiezioni, di
giorno ci sono corsi di pilates e tango argentino. L’atmosfera all’interno è
surreale: stanza enorme e scarna in stile balera, qualche sedia ai lati, luci
accese come ad una festa scolastica, mentre infuria a tutto volume un djset di
musica elettronica. Chi è tesserato entra gratuitamente, quindi eccoci
circondati da studenti fuori sede interessati più alla taranta che al
post-punk, rifiuti tossici di centri sociali, indie-intelletualoidi, gente
capitata per caso, curiosi, rompicoglioni e pochissimi interessati alla musica.
In questo marasma mal amalgamato aprono il concerto gli His Clancyness. Il
gruppo di Bologna regala 35 minuti di darkwave di ottima fattura incentrata
sulle linee melodiche (davvero belle), rileggendo la musica dei Chameleons in
ottica più vicina al l’indie-pop tenebroso degli Editors. Musicalmente
essenziale, con arrangiamenti semplici ma efficaci, la band di Jonathan Clancy
dei Settlefish si cimenta anche con qualche bagliore shoegaze, ma i momenti
migliori sono quelli che tratteggiano agrodolci melodie pop-darkwave. Molto
interessanti.
I Disappears sorprendono fin da subito per l’assenza di
qualsiasi ausilio elettronico, che su disco pareva invece presente nel
modellare la musica di batteria, basso e due chitarre. I 4 eseguono il loro
post-punk rumorista e ossessivo esclusivamente con l’aiuto di strumenti
elettrici, pur modulando il suono con una buona dose di effetti. Quello che
sorprende maggiormente rispetto alla registrazione è l’essenzialità della
sezione ritmica, priva di effetti di fade-in, fade-out e altre variazioni della
dinamica, con i quali John Congleton ha arricchito l’ultimo bellissimo album.
Mai ritmicamente statica, la prodigiosa prestazione alla batteria di Noah Leger
(che da tre anni ha sostituito Steve Shelley, ex Sonic Youth) è il valore
aggiunto nella musica della band, che dal vivo suona viscerale e umana. Mentre
Brian Case gioca a fare l’artista devastato dagli eccessi (una sorta di
Pierpaolo Capovilla di Chicago) la sua chitarra aspra, dissonante e rumorosa
richiama alla mente i Jesus Lizard, facendo da contraltare alla chitarra
spaziale, ossessiva, quasi trip hop di Jonathan Van Herik. Non così noir e
avvolgenti come nell’ultimo disco, Irreal, i Disappears dal vivo mostrano i
denti con una musica stordente, ossessiva e paranoica - crocevia di noise rock,
post-punk e kraut rock - che raggiunge il suo apice nella splendida Halcyon
Days. Una bella sorpresa natalizia.
[R.T.]
***
Disappears
+ His Clancyness – 12.05.2015 – Glue (Firenze)
The night
of Disappears concert is full of pre-Christmas surprises. The first one is the
absurd club where they perform: Glue in Florence. The second one is the sound
of the band: electric, carnal and visceral, while on records it seems to come
from a black hole lost in space.
Let’s start
from the beginning: Glue is a cultural social club situated in a sport center,
in the backyard of a café that is also the entrance of the tennis court. In the
same place where at night you can find concerts and movies, during the day you
can practice pilates and Argentine tango courses. The atmosphere is surreal. A
big and empty room similar to a dance hall for retired people, some chairs
along the walls, dazzling lights like at a school party, while it flares up an
high volume electronic music djset. If you are a member of the association you
have free access to the concert: so we
are surrounded by college students more interested in taranta music than in
post-punk, toxic waste from CSOA, indie-music-egghead, people ended up there by
chance, curious passerbies, pain in the
ass, and a very few people really interested in music.
In this
poorly mixed jungle His Clancyness play a 35 minute live act: a well executed
darkwave focused on really nice melodies, surely inspired by Chameleons music,
yet closer to Editors dark indie-pop. Musically
essential, with simple but effective arrangements, Jonathan Clancy (from
Settlefish) band essays also some shoegaze shimmer: yet the best moments are
those sketching bittersweet pop-darkwave melodies. Really interesting dicovery!
Disappears
amaze us from the very beginning because of the absence of any electronic
device, while on records it seems that music of drums, bass guitar and guitars
is molded by electronic. The four members execute a noisy and obsessive
post-punk exclusively with electric instruments - although they modulate the
sound with a lot of pedal effects. What astonishes us - in comparison to the
recording - is above all the essentiality of rhythmic session, bare of fade-in
and fade-out effects and others variations of the dynamic used by John
Congleton in order to enrich the last, really beautiful, album. Never
rhythmically static, the prodigious performance of Noah Leger at the drums
(three years ago he became the new drummer of the band, after the departure of
Steve Shelley –ex Sonic Youth) is the added value in the Disappears' music,
sounding visceral and human in live shows. While Brian Case plays at being the
artist devastated by excesses (a sort of Pierpaolo Capovilla from Chicago), his
sour, dissonant and noisy guitar recalls The Jesus Lizard, becoming the
counterpoint of the spacy, obsessive, almost trip-hoppy Jonathan Van Herik
guitar. Not so noir and enveloping as in the last studio album (Irreal),
Disappears growl with a stunning and paranoiac music, a mix of noise rock,
post-punk and kraut-rock, that reaches its peak with the superb Halcyon Days. Great
Christmas surprise!
[R.T.]