Uncle Acid & the Deadbeats – Wasteland
(Rise Above Records, 2018)
Un bollettino post apocalittico in puro stile John Carpenter ci introduce nel mondo distopico immaginato da Kevin Starrs. Una popolazione sotto continua sorveglianza, con la mente svuotata da messaggi ipnotici trasmessi da una tecnologia al servizio del potere. Per raccontare il “cattivo viaggio” di alcuni dissidenti che riescono a riprogrammare la propria mente e fuggire dalla città, per ritrovarsi poi però in una terra selvaggia governata da violenza inaudita, Starrs colora la sua musica di un rosso sangue talmente brillante da abbagliare. 1997: Fuga da New York e Mad Max assumono i contorni surreali di un remake di Rob Zombie, mantenendo però la patina polverosa dei vecchi film fantascientifici degli anni '50. Giunti al quinto disco e forti di un riconoscimento ormai consolidato, gli Uncle Acid & the Deadbeats continuano a suonare sporchi come un vecchio B movie, anche nel loro album più colorato. Il loro attacco alla tecnologia continua ad avere il suono di una band che compone in un umido scantinato, anche ora che le sinistre atmosfere proto doom sono sempre più vicine ad una psichedelia allucinata che sembra nascere dalla Mansion Family (o dai Black Angels che si sono “calati” un vecchio horror). I riff oscuri e sbilenchi hanno un impatto meno dirompente rispetto al passato, perché protagonista assoluta è ormai la melodia, che segue direzioni inusuali grazie anche a splendide armonizzazioni vocali. Il ritmo e la tensione aumentano con lo scorrere delle canzoni, dimostrando quanto la capacità narrativa di Starrs sia maturata dai tempi di Vol. 1, al quale però questo Wasteland sembra riavvicinarsi da un punto di vista strettamente musicale.
[R.T.]
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Uncle Acid & the Deadbeats – Wasteland
(Rise Above Records, 2018)
A post apocalyptic bulletin in pure John Carpenter style introduces us into the dystopian world imagined by Kevin Starrs. A population under continuous surveillance, with its mind emptied by hypnotic messages transmitted by a technology at the service of power. To tell the "bad trip" of some dissidents who succeeded in reprogramming their mind and escaping from the city, but then found themselves in a wild land ruled by unprecedented violence, Starrs colours his music in a blood-red so much brilliant to be dazzling. Escape from New York and Mad Max take on the surreal contours of a Rob Zombie's remake, while maintaining the dusty coat of the old 50s sci-fi movies. With their fifth album and a consolidated recognition, Uncle Acid & the Deadbeats continue to sound dirty like an old B movie, even in their most colourful release. Their attack against technology still has the sound of a band rehearsing in a damp basement, even now that the sinister proto doom atmospheres are ever closer to a hallucinated psychedelia that seems to come from the Mansion Family (or the Black Angels who "got high" with an old horror). The dark and lopsided riffs have got a less disruptive impact than in the past, because now the absolute protagonist is melody, following unusual directions thanks to beautiful vocal harmonisations. Rhythm and tension increase with the passing of songs, proving how much Starrs' narrative capacity has matured since the times of Vol. 1, to which, however, this Wasteland seems to be near once again, from a strictly musical point of view.
[R.T.]
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