Orange Goblin – The Wolf Bites Back
(Candlelight Records, Spinefarm Records, 2018)
Lemmy è vivo e lotta insieme a noi. O almeno insieme a Ben Ward. La casa del cantante degli Orange Goblin è probabilmente munita di tempio votivo in onore del Sig. Kilmister, dal quale ha tratto sicuramente ispirazione per onorare al meglio il suo antenato nel nono disco in studio dei suoi Orange Goblin. Esplicitamente dedicata ai membri dei Motorhead che non sono più tra noi, una canzone come Renegade ne è la chiara dimostrazione (così come la collaborazione con Phil Campbell in un paio di canzoni). Ma oltre che per i propri avi, Ben ha una profonda ammirazione anche per i suoi discepoli, al punto da ispirarsi ai Red Fang con lo stoner fangoso di Sons of Salem e Swords of Fire. Da sempre Ben è persona attenta ad assorbire lo spirito del tempo nel quale vive, senza dimenticare le sue origini. Proprio così ha costruito la personalità della sua band, che dalla seconda metà degli anni 90 è uno dei capisaldi di quel suono che si muove sul filo tra stoner ed heavy metal, tra antico e moderno. Con un altro disco massiccio ed estremamente variegato (si passa dalle sfuriate di purissimo hardcore di Suicide Division ai fluidi e psichedelici riff blues di The Stranger) la band londinese conferma di conoscere e di saper manipolare ogni elemento costitutivo della materia pesante, dalle sue componenti più umide e psichedeliche a quelle più secche, compatte, esplicitamente metal.
[R.T.]
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Orange Goblin – The Wolf Bites Back
(Candlelight Records, Spinefarm Records, 2018)
Lemmy is alive and fights with us. Or at least together with Ben Ward. The house of the Orange Goblin singer is probably equipped with a votive temple in honour of Mr. Kilmister, from which he certainly took inspiration to honour his ancestor in the ninth studio album of his Orange Goblin. Explicitly dedicated to Motorhead members who are no longer among us, a song like Renegade is its clear demonstration (as well as the collaboration with Phil Campbell in a couple of songs). But in addition to his ancestors, Ben has a deep admiration for his disciples, to the point of being inspired by Red Fang with the muddy stoner of Sons of Salem and Swords of Fire. Ben has always been careful to absorb the spirit of the time in which he lives, without forgetting his origins. That's how he built the personality of his band, which since the second half of the 90s is one of the cornerstones of that sound moving on the edge between stoner and heavy metal, between ancient and modern. With another massive mani-sided album (we pass from the purely hardcore rash of Suicide Division to the fluid psychedelic blues riffs of The Stranger) the London band confirms to know and to know how to manipulate every element constituting the heavy material, from its most wet and psychedelic to the driest, compact, explicitly metal ones.
[R.T.]
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