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lunedì 10 dicembre 2018

Lucifer – Lucifer II


Lucifer – Lucifer II
(Century Media, 2018)

Lucifer nasce da un rapporto a distanza. Ma necessita di concreta collaborazione per svilupparsi. Tramontata quella tra la chitarra di Gaz Jennings e la voce di Johanna Sadonis, è grazie all’unione concreta tra la cantante e il suo compagno Nicke Andersson (Entombed, The Hellacopters) che viene a ricrearsi l’alchimia necessaria affinché venga alla luce il secondo capitolo della saga. Questa nuova unione non può che determinare un risultato estremamente diverso dal precedente. Quasi la sua antitesi. La fascinazione per i misteri e le oscurità dell’antico Egitto (che nel primo album prendevano vita attraverso un doom metal dalle tinte occulte) è accecata stavolta dalla luce abbagliante di un raggio di Sole che più che nordafricano sembra californiano. C’è aria di libertà, più che di catacomba. Dietro un velo enigmatico e oscuro, i Blue Öyster Cult nascondevano una robusta anima rock n’ roll. E proprio a quella si ispirano i nuovi Lucifer che, pur mantenendo un’ambigua componente sulfurea (soprattutto in Phoenix e Faux Pharaoh), la colorano con arcobaleni di melodia e riff morbidi e rotondi. Un blues rock che pare sorgere direttamente dai primi anni '70, con ancora qualche influsso della summer of love. Un atteggiamento fiducioso, romantico e raggiante che nessuno avrebbe mai associato all’angelo caduto, ma che proprio per questo sorprende (o sconcerta, a seconda dei gusti) dimostrando quanto egli sia in grado di cambiare pelle allontanandosi dai cliché di genere.
[R.T]
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Lucifer – Lucifer II
(Century Media, 2018)

Lucifer comes from a long distance relationship. But it needs concrete collaboration to develop. Faded that between Gaz Jennings guitar and Johanna Sadonis voice, it is thanks to the concrete union between the singer and her partner Nicke Andersson (Entombed, The Hellacopters) that is recreated the alchemy necessary to the second chapter of the saga to come to light. This new union can only determine a result which is extremely different from the previous one. Almost its antithesis. The fascination for the mysteries and obscurities of ancient Egypt (which in the first album took life through a dark-coloured doom metal) is blinded this time by the dazzling light of a ray of the Sun that seems Californian more than North African. There is air of freedom, more than that of a catacomb. Behind an enigmatic and obscure veil, Blue Öyster Cult hid a robust rock n 'roll soul. And that is what inspired the new Lucifer that, while maintaining an ambiguous sulphurous component (especially in Phoenix and Faux Pharaoh), colour it with rainbows of melody and soft round riffs. A blues rock that seems to rise directly from the early 70s, with still some influence of the summer of love. A confident, romantic and radiant attitude that no one would ever associate with the fallen angel, but exactly for this reason it surprises (or disconcerts, according to taste) proving how much he is able to change skin moving away from genre clichés.
[R.T.]

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