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lunedì 2 luglio 2018

Black Rainbows – Pandaemonium


Black Rainbows – Pandaemonium
(Heavy Psych Sounds, 2018)

Per passare dal bidone della spazzatura reazionaria allo scaffale dei DVD di culto assolutamente imperdibili, i b-movie italiani degli anni '60/'70 hanno avuto bisogno della passerella offerta loro da autori americani come Quentin Tarantino. Umorismo nero, gusto per l’eccesso, desiderio di scioccare, sesso, violenza e volgarità spicciola: tutto questo per anni, nel nostro paese, è stato un tabu culturale di cui vergognarsi. Per non parlare degli espliciti riferimenti a generi nati all’estero, e riproposti in Italia con mezzi ridotti. Finché qualche nome di spicco (americano) non ci ha fatto capire quanto fosse straordinaria la creatività artigianale dei nostri autori. In ambito musicale, tutto questo è perfettamente rappresentato dai romani Black Rainbows. Non adeguatamente considerati in patria, raccolgono la meritata attenzione all’estero, dove sono ospiti fissi nei festival di genere, e vengono annoverati tra i nomi di punta della scena stoner degli ultimi anni. Mettere nello stereo il loro ultimo disco è straordinariamente divertente quanto imbattersi nel cuore della notte nella proiezione di un film di Antonio Margheriti. Il groove funkeggiante da inseguimento sulla tangenziale di alcuni dischi del passato, pur mantenendo alcune accelerazioni a tutto gas in stile Fu Manchu (High to Hell, Sacrifice) è proiettato sempre più in profondità nello spazio, e spesso si trasforma in uno schiacciasassi che stritola le astronavi in coda al semaforo (Grindstone) o in coloratissimi dischi volanti in orbita nella galassia Hawkwind (13th Step of the Pyramid). L’ultima pellicola diretta da Gabriele Fiori, grazie anche al tocco robusto e potente di Filippo Ragazzoni (che ha sostituito Al Croce alla batteria), ha la forza inarrestabile di un film che non teme la censura, e la maturità di chi sa espandere la propria personalità senza mai snaturarla. Un film che potrebbe parlare di rapimenti alieni e inseguimenti interstellari, senza mai rinnegare il genere di riferimento, ma ampliandone continuamente i confini. Un vinile da conservare nello scaffale dei dischi di culto assolutamente imperdibili.
[R.T.]
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Black Rainbows – Pandaemonium
(Heavy Psych Sounds, 2018)

To pass from the reactionary garbage dustbin to the shelves of absolutely unmissable cult DVDs, 60s/70s Italian b-movies needed the catwalk offered by American authors like Quentin Tarantino. Black humor, taste for excess, desire to shock, sex, violence and vulgarity: all this for years, in our country, has been a cultural taboo to be ashamed of. Not to mention the explicit references to genres born abroad and re-proposed in Italy with reduced means. As long as some prominent (American) name did not make us realize how extraordinary the craft creativity of our authors was. In music, all this is perfectly represented by Black Rainbows. Not adequately considered in their homeland, they collect deserved attention abroad, where they are regular guests in genre festivals, and they are counted among the leading names in the stoner scene of recent years. Putting their last record into the stereo is astonishingly entertaining as bumping into the heart of the night into a movie by Antonio Margheriti. While maintaining some high-speed accelerations in Fu Manchu style (High to Hell, Sacrifice), the funky groove of a chase on a bypass typical of some albums of the past is now projected more and more deeply into space, and it often turns into a steamroller crushing spaceships queueing at the traffic lights (Grindstone) or in colorful flying saucers in orbit in the Hawkwind galaxy (13th Step of the Pyramid). Thanks to the strong and powerful touch of Filippo Ragazzoni (who replaced Al Croce on drums), the latest film directed by Gabriele Fiori has got the unstoppable strenght of a movie that does not fear the censorship, and the maturity of those who know how to expand their own personality without ever distorting it. A film that could talk about alien abductions and interstellar chases, without ever denying its genre of reference, yet constantly extending its boundaries. A vinyl to be kept on the shelf of absolutely unmissable cult records.
[R.T.]

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