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giovedì 3 maggio 2018

Roadburn 2018 - Day 2

 

Roadburn 2018 - Day 2
[Grave Pleasures + Godflesh + Converge + Sacri Monti + Comet Control + Motorpsycho + Mutoid Man]

Siamo ancora in pieno anticipo d’estate e inauguriamo la nostra seconda giornata di festival nella nuova area di questo Roadburn 2018. Il complesso del Koepelhal (ex industria delle ferrovie) ospita il secondo palco del festival per capienza, oltre all’area dedicata al merchandise e alle esposizioni artistiche: una novità pensata appositamente per evitare i sold out e le file chilometriche che si erano verificate in passato. Struttura imponente dal sapore post industriale che perfettamente si adatta all’atmosfera del festival, ed è solo a pochi metri dal suo cuore storico.

Qui i Mutoid Man infuocano letteralmente il palco. Terza volta che li vediamo dal vivo in poco più di 2 anni e di gran lunga la migliore. Merito certamente anche del bellissimo palco, degli ottimi suoni e dell’atmosfera esaltante del Roadburn, ma soprattutto della innegabile maturazione di questo trio che, dopo aver ripulito i suoi riff dalla sovrabbondanza di effetti (principalmente wah wah), suona molto più compatto e preciso, senza per questo aver perso in frenesia e ironia, parte irrinunciabile del loro stile e dei loro concerti (i siparietti demenziali ci sono ancora, non preoccupatevi!). Uno show che riesce a divertire ed esaltare anche i doomsters più depressi e i blacksters più misantropi. Gli accenni a classici del passato come 21st Century Schizoid Man o Communication Breakdown, incastonati nelle incandescenti cavalcate della band, oltre a quello che ormai è un “loro” cavallo di battaglia a tutti gli effetti (Don’t Let Me Be Misunderstood), non fanno che arricchire una scaletta a dir poco straordinaria. Un inizio di giornata col botto!

Volata allo 013 per sentire almeno un'oretta del lungo set dei Motorpsycho. Arriviamo che la band è concentrata sulle canzoni dell'ultimo The Tower. L'atmosfera è carica di psichedelia e vibrazioni rock positive. Pur arrivando a partita iniziata riusciamo subito a calarci nella loro magica atmosfera e nel loro incredibile rincorrersi di riffs e fraseggi, in cui è facile perdersi per poi ritrovarsi sempre al centro della tana del Bianconiglio.

Abbandoniamo la vastità dello 013 per infilarci nel minuscolo Cul de Sac. Mangiamo il lato del fungo che ci rende piccoli piccoli e ci ritagliamo il nostro angolo nel sudatissimo e stivatissimo locale. I canadesi Comet Control ci prendono per mano e ci conducono in un viaggio al centro del (loro) labirinto. Sono coinvolgenti e psichedelici. Con un batterista potente e che, pur non sempre precisissimo, ha il suo punto di forza nella capacità di incalzare e trascinare l'ascoltatore. Il potere estraniante della band ci fa sopravvivere al caldo soffocante.

Ci spostiamo nella nuova area del festival, questa volta all'Hall of Fame, avendo anche il tempo di svagarci un po' nella sua area relax. Non vogliamo abbandonare la psichedelia e vogliamo tornate a San Diego. I Sacri Monti ci aspettano. Ma prima dell'inizio del loro concerto ci fermiamo ad osservare le evoluzioni di Figueroa (chitarrista degli Harsh Toke) con lo skate, in uno skate park adiacente l'Hall of Fame che contribuisce a ricreare l'atmosfera di San Diego in terra europea. Entriamo poi nel locale e veniamo travolti da un carico di heavy psych e saturazioni a vari livelli della rumorosissima jam dei Sacri Monti. La loro lisergia non è morbida e onirica, bensì piuttosto obnubilante e stordente. La tastiera crea un muro di suono in continuo climax su cui si inseriscono gli assoli delle chitarre. L'incedere è compatto e massiccio, e travolge l'ascoltatore come una tempesta di sabbia.

E' tempo di cambiare tutto. E' tempo di tornare davanti al Main Stage, a sbattere il muso sui Converge. Oggi tutto You Fail Me. Rosso sangue ovunque. Sembra impossibile, ma oggi la band di Boston supera la se stessa di ieri. Le loro bordate sono ancora più devastanti. I suoni ancor più mastodontici. La voce di Bannon ancor più graffiante e penetrante. Non c'è una nota fuori posto, non c'è il minimo spazio per retrocedere. E' un'esplosione di furia catartica. Eagles Become Vultures si dimostra uno dei momenti più esaltanti dell'intero festival, così come la splendida In Her Shadow dedicata a Caleb Scofield (bassista dei Cave In morto poche settimane prima). A mettere la ciliegina sulla torta un bis speciale: Wolverine Blues degli Entombed con special guests a sorpresa Thomas Lindberg (At the Gates) e Kevin Baker (All Pigs must die). Gran finale ad effetto per uno dei migliori concerti di questo Roadburn 2018.

Riprendiamo un po' di fiato aggirandoci per il Weirdo Canyon, quartier generale del festival. Ma è ben presto l'ora di tornare a prendere posizione all'interno dello 013: ci aspettano i Godflesh e l'intero Selfless (prima assoluta per la sua esecuzione integrale). L'umanità dei musicisti è nascosta in una nube densissima di distorsioni e basi industriali, e appare solo attraverso la voce onirica di Justin Broadrick. Concerto mastodontico e pachidermico. Suoni pesanti e da un'altra dimensione, per un disco che non sente assolutamente i suoi 24 anni, e che ha ancora un'incredibile forza annichilente. Il brani del bis, tra cui Merciless tratta dall'omonimo Ep del '94, fanno sparire qualsiasi luce residua.

Per chiudere questa seconda multiforme giornata, qualcosa di completamente diverso. E' il momento di ballare sulle tombe delle nostre esistenze guidati dai Grave Pleasures e dal loro riuscito e accattivante mix di death rock, post punk e rock'n'roll. Capitanata da un istrionico e carismatico Mat McNerney (Hexvessel) alla voce e da un altrettanto trascinante Juho Vanhanen (Oranssi Pazuzu) alla chitarra, la band finlandese cattura con le sue melodie che ti entrano subito in testa facendosi largo tra gli stridori noise delle chitarre e muovendosi continuamente su una base ritmica trascinante. Una musica che si impossessa del tuo corpo impedendoti di rimanere fermo. Un finale di giornata davvero carico di energia dopo 11 intense ore di musica! 
[E.R.+R.T.]

 

 

  

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Roadburn 2018 - Day 2
[Grave Pleasures + Godflesh + Converge + Sacri Monti + Comet Control + Motorpsycho + Mutoid Man]

We are still in this strange anticipation of summer and we start our second day of festival in the new area of this Roadburn 2018. The Koepelhal complex (former railway industry) hosts the second stage of the festival for capacity, in addition to the area dedicated to merchandise and art exhibitions: a novelty designed specifically to avoid sold out and endless queues of the past. Impressive structure with a post-industrial flavour that perfectly fits into the atmosphere of the festival, and it is only a few meters from its historic heart.

Here Mutoid Man literally fire up the stage. Third time we see them live in just over 2 years and by far the best. Certainly thanks to the beautiful stage, the excellent sounds and the exciting atmosphere of Roadburn, but above all thanks to the undeniable progress of this trio that, after cleaning up its riffs from the overabundance of effects (mainly wah wah), sounds much more compact and precise, without having lost in frenzy and irony, indispensable parts of their style and concerts (funny crazy gags are still there, don't worry!). A show able to amuse and exalt even the most depressed doomsters and the most misanthropic blacksters. Hints to classics of the past such as 21st Century Schizoid Man or Communication Breakdown, nestled in the band's incandescent rides, in addition to what is now "their" battle horse in all respects (Don't Let Me Be Misunderstood), enrich a setlist to say the least extraordinary. What an incredible start of the day!

In a flash to 013 to listen at least to an hour of the long set of Motorpsycho. We arrive that the band is focused on the songs of their latest The Tower. The atmosphere is loaded with psychedelia and positive rock vibrations. Although arriving with game started we can immediately get into their magical atmosphere and their incredible succession of riffs and phrasings, in which it is easy to get lost and then always find ourselves at the center of the White Rabbit's lair.

We abandon the vastness of 013 to slip into the tiny Cul de Sac. We eat the side of the mushroom that makes us small and we cut out our corner in this extremely sweaty and full packed venue. Canadians Comet Control take us by the hand and lead us on a journey to the center of (their) maze. They are involving and psychedelic. With a powerful drummer who, although not always that precise, has got his point in the ability to press and drag the listener. The band's estranging power makes us survive the suffocating heat.

We move into the new area of the festival, this time to the Hall of Fame, having also time to fiddle around its "relaxation area". We don't want to abandon psychedelia and we want to go back to San Diego. Sacri Monti are waiting for us. But before the start of their concert we stop to observe Figueroa (Harsh Toke guitarist) evolutions with the skate, in the skate park adjacent to Hall of Fame contributing to recreate the atmosphere of San Diego on European soil. Then we enter the concert venue and we are overwhelmed by a load of heavy psych and saturations at various levels of the Sacri Monti super-noisy jam. Their psychedelia is not soft and dreamy, yet rather obscure and stunning. Keyboard creates a wall of sound in continuous climax on which guitars solos are inserted. The gait is compact and massive, and it overwhelms the listener like a sandstorm.

It's time to change everything. It's time to get back to the Main Stage, bumping into Converge. Today the whole You Fail Me. Blood red everywhere. It seems impossible, but today the band from Boston exceeds yesterday itself. Their attacks are even more devastating. Sounds even more mammoth. Bannon voice even more sharp and penetrating. Not a key out of place, not the slightest space to move back. It is an explosion of cathartic fury. Eagles Become Vultures proves to be one of the most exciting moments of the entire festival, as well as the amazing In Her Shadow dedicated to Caleb Scofield (Cave In bass player, died a few weeks earlier). To put the icing on the cake surprise special guests Thomas Lindberg (At the Gates) and Kevin Baker (All Pigs must die) for Wolverine Blues. What a great enchore and what a final for one of the best gigs of this Roadburn 2018!

Let's take a little breath and wander around the Weirdo Canyon, headquarters of the festival. But it is soon time to return to 013: Godflesh and the whole Selfless are waiting for us (first time for its complete execution). The humanity of the musicians is hidden in a cloud full of distortions and industrial bases, and it appears only through Justin Broadrick dreamlike voice. Mastodontic and pachydermic concert. Heavy sounds and from another dimension, for an album that absolutely does not feel its 24 years, and that it still has got an incredible annihilating force. The encores, including Merciless from the eponymous Ep, make any residual light disappear.

To conclude this second multiform day, something completely different. It's time to dance on the graves of our lives led by Grave Pleasures and their successful and captivating mix of death rock, post punk and rock'n'roll. Led by a histrionic and charismatic Mat McNerney (Hexvessel) on the microphone and by an equally enthralling Juho Vanhanen (Oranssi Pazuzu) on the guitar, the Finnish band fascinates with its melodies that come straight into your head making their way through the noisy screechings of guitars and moving continuously on a driving rhythmic base. A music that takes possession of your body preventing you from staying still. A really dynamic end of the day after 11 intense hours of music!
[E.R.+R.T.]
  

  

 







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