(Matador, 2017)
Dopo aver acceso la miccia con l’album d’esordio, gli Algiers dimostrano di non aver alcuna intenzione di disinnescare la bomba. Il discorso di Fred Hampton (storico attivista del movimento Black Panther), in apertura del loro secondo disco, è una dichiarazione di intenti. Non retrocedere. La battaglia per i diritti civili della comunità afroamericana è combattuta ancora una volta con aggressività esplosiva, come dimostrano i versi di Franklin James Fisher, che sbandiera con orgoglio le proprie origini con la profondità del gospel e del soul più passionali. La sete di giustizia è ciò che alimenta le 12 canzoni, capaci di far male anche con guanti di velluto, e non solo con tirapugni. Sempre abrasive e rugginose, le chitarre non sono più in prima linea come nell'album del 2015, ma si fondono con i synth e i beat elettronici in una miscela sonora multistratificata, meno spigolosa rispetto al passato, ma non meno potente (alla produzione dell'album ha contribuito Adrian Utley dei Portishead). La personalità degli Algiers è più dirompente che mai, tanto nei brani più notturni (Death March, Mme Rieux) quanto in quelli dove il ritmo diventa una danza liberatoria (The Underside of Power, Cleveland). Un elettro-gospel velato di ombre (come i tempi in cui siamo costretti a vivere) all'interno del quale la band getta un'inedita luce di speranza.“But I see the light and I see the sea / Despite the future crashing down and closing over me / I got power over all my enemies / Listen to the martyrs cry for me”.
[R.T.]
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Algiers - The Underside of Power
(Matador, 2017)
After lighting the fuse with their debut album, Algiers show they have no intention of defusing the bomb. Opening their second record, Fred Hampton (historic activist of the Black Panther movement) speech, is a declaration of intent. Do not recede. The battle for civil rights of the African American community is once again fought with explosive aggressiveness, as Franklin James Fisher verses demonstrate, proudly flaunting his origins with through the depth of the most passionate gospels and soul music. The thirst for justice is what fuels the 12 songs, capable of hurting even with velvet gloves, and not just with knuckledusters. Always abrasive and rusty, guitars are no longer in the forefront as in the 2015 album, but they blend with synths and electronic beats in a multi-layered sound mix, less craggy than in the past, but no less powerful (to the production of album contributed Adrian Utley of Portishead). Algiers personality is more disruptive than ever, both in the most nocturnal tracks (Death March, Mme Rieux) and in those where rhythm becomes a liberating dance (The Underside of Power, Cleveland). An electro-gospel veiled in shadows (like the times in which we are forced to live) in which the band throws an unprecedented light of hope. “But I see the light and I see the sea / Despite the future crashing down and closing over me / I got power over all my enemies / Listen to the martyrs cry for me”.
[R.T.]
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